Giulia Tofana , “ l’avvelenatrice di S.Michele” viene considerata dagli storici come l’assassina più famigerata di tutto il 600 . Per altri storici invece la sua figura non rispecchia altro che un aiutante nei confronti di tutte quelle donne che vivevano in matrimoni infelici e sottomesse alla volontà del marito.

Giulia Tofana chi era

Giulia Tofana, chi era “L’avvelenatrice di S.Michele “; visse durante il XV ° secolo dove la donna non aveva ancora ottenuto tutti quei diritti e riconoscimenti ai quali siamo abituati oggi anzi… Le donne avevano una posizione sociale e culturale subordinato all’uomo. Solo le donne aristocratiche potevano condurre un percorso culturale di studi ma d’altro canto le loro funzioni sociali, politiche e volontà erano molto limitate. Nel 600 la donna trovava la propria “libertà” all’interno del sacro vincolo del matrimonio altrimenti l’unica opzione possibile era essere rinchiuse in convento e condurre una vita religiosa e casta. I matrimoni non erano sempre di età equa , anzi si potevano notare coppie sposate con un divario di età molto largo. All’interno del nucleo familiare la donna era pienamente sottomessa alla volontà del marito e molte conducevano una vita triste e soppressa. Non esisteva il divorzio in quanto non accettato dall’ordine religioso cristiano cattolico ( religione più diffusa dell’epoca), e l’unico modo per una donna di essere libere dal marito era divenire vedove. In questo contesto storico e culturale opera la Tofana considerata da molti come colei che seppe dare alle donne una scappatoia da questi matrimoni infelici.

La vita e la creazione dell’acqua Tofana

Giulia Tofana nasce a Palermo verso la fine del 500 , figlia d’arte della condannata a morte Tofana D’Adamo ,nel il 12 luglio 1633, vive inizialmente vendendo il proprio corpo come cortigiana presso la corte del sovrano Filippo IV di Spagna. La madre era stata accusata di avvelenamento nei confronti del marito e condannata a morte ingiustamente secondo la stessa Giulia. Questo ,
secondo gli storici , segnerà profondo l’animo della Tofana portandola a commettere oltre 600 vittime per avvelenamento. Nel 1640 mette a punto l’invenzione che l’arricchirà per molto tempo, ovvero L’acqua Tofana . L’acqua Tofana era un veleno composto principalmente da arsenico , piombo e (si presume) belladonna rinchiuso all’interno di una bottiglia con l’immagine di S.Michele di Bari , il quale per non destare sospetti doveva essere versato negli alimenti in dose eque ma con frequenza. Una dose troppo massiccia in un unica unità avrebbe causato la morte improvvisa e di conseguenza troppi sospetti.
Giulia Tofana vendette a numerose donne tale arsenico ma mantenendo sempre una precisa etica. Infatti possiamo notare come le numerosi clienti fossero donne afflitte e soppresse da un matrimonio pesante e triste, un matrimonio che le logorasse nel profondo non consentendole di vivere una vita felice e spensierata. Un errore nel dosaggio da parte di una moglie nei confronti del marito portò Giulia Tofana e Girolama Spana ,considerata da alcuni storici la figliastra da altri come la propria sorella , a fuggire verso Roma . Nella capitale
Giulia compie un salto di qualità a livello stilistico di vita . D’altro canto la vendita e produzione di Acqua Tofana continua portando la strega ad aumentare le proprie ricchezze fino al 1651 . Tutto ciò che Giulia Tofano ebbe costruito venne portato a conclusione dalla Contessa di Ceri , la quale sbagliò le dosi del veleno e portò alla morte rapida il proprio marito. Interrogata , la contessa
denunciò Giulia Tofana come avvelenatrice e assassina. Una volta catturata “L’avvelenatrice di S.Michele” confesso tutto e confesso inoltre che le proprie vittime ammontavano oltre a 600. Venne condannata a Morte nei campi dei Fiori per impiccagione insieme a Girolama Spana e alcuni suoi apprendisti. L’acqua Tofana continuò ad essere replicata nel corso della storia , nonostante
la sua prima produttrice e creatrice fosse morta; un esempio è alla morte di Mozart il quale affermò di essere stato avvelenato da Acqua Tofana.

Asia Belfiore