Gli anni di piombo identificano in Italia un periodo storico compreso tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Ottanta del XX secolo, in cui si verificò una radicalizzazione della dialettica politica che produsse violenze di piazza, folla animata e terrorismo.
Gli anni di piombo: cenni storici
Nel periodo degli anni di piombo l’economia mondiale era cresciuta rapidamente insieme al miglioramento del tenore di vita che era percepibile da parte di ogni classe sociale. La mortalità infantile si era fortemente ridotta e l’analfabetismo stava
progressivamente scomparendo. Con circa un secolo di ritardo rispetto ai tempi ufficiali, l’Italia cominciava ad essere una nazione, con una lingua diffusamente parlata dalla Sicilia fino alle Alpi. La rai era riuscita, oltre che a diffondere una lingua nazionale, a creare una certa attenzione verso i simboli nazionali, ad esempio in occasione dei Mondiali di calcio, delle Olimpiadi e di fenomeni analoghi.
Politica
La continua crescita del Partito Comunista Italiano non era ben visto dagli Stati Uniti, che valutarono il passaggio a forme d’intervento più incisive, rispetto al precedente finanziamento della sinistra non comunista (bisogna ricordare che in quel periodo gli USA erano impegnati nella lotta contro il comunismo sovietico e alle prese con avvenimenti extra nazionali come la crisi missilistica di Cuba).
Le parti e le idee
In quegli anni si stava sviluppando una crescita culturale, molto spesso egemonizzata dalla sinistra, secondo la dottrina di egemonia culturale sviluppata da Antonio Gramsci, con effetti molto favorevoli al proprio schieramento politico in occasione delle consultazioni elettorali. Nello stesso tempo tuttavia cominciavano i primi grandi sconvolgimenti sociali, come ad esempio contestazione del ’68 e
l’autunno caldo. La crescente consapevolezza della dimensione di piazza e di massa, soprattutto tra i giovani si tradusse nel periodo della contestazione studentesca.
Gli anni di piombo hanno avuto come principali protagonisti le brigate rosse, identificate di estrema sinistra e il gruppo armato dei NAR, che apparteneva all’estrema destra. Essi hanno dato origine allo strabismo, che ha sconvolto l’Italia per tutto il corso degli anni Settanta. L’obbiettivo era compiere stragi, quindi atti di clamorosa violenza contro la popolazione civile. Nessun attentato aveva obbiettivi
politici evidenti: tutti miravano a colpire degli innocenti in modo da creare paura e sgomento nell’opinione pubblica. Nel 1974 allo strabismo si affiancò un altro fenomeno: il terrorismo. Nell’ambito della sinistra extraparlamentare si erano delineate alcune posizioni ideologiche estreme, tra cui anche quella che vedeva la necessità della lotta armata contro il sistema capitalistico e imperialistico. L’obbiettivo da colpire era lo Stato, inteso come espressione del potere economico mondiale e delle imprese multinazionali. Il bersaglio terroristico quindi era diverso e per tanto obbligava azioni diverse dallo strabismo; non solo perché coloro che lo praticarono cercarono di dare un fondamento ideologico alle loro azioni, ma anche perché i terroristi sceglievano accuratamente gli uomini e gli obbiettivi da colpire identificandoli in quelli che consideravano i simboli del potere.
Asia Belfiore