Alle 19.45 di oggi, 22 settembre, è morto nella clinica “Salvator Mundi” di Roma Giorgio Napolitano, ex deputato, senatore, due volte ministro e due volte presidente della Repubblica. Lo Stato italiano perde un altro pezzo da novanta. Il primo italiano a essere nominato Capo dello Stato per due volte. Aveva 98 anni.

Giorgio Napolitano: causa morte, malattia

I dettagli sulla causa della morte di Giorgio Napolitano non sono stati resi noti. Gli ultimi anni del Presidente sono stati segnati dalla malattia. Il primo, importante campanello d’allarme arriva il 24 aprile del 2018, quando un malore improvviso lo costringe a subire un delicato intervento all’aorta dal quale, per fortuna, recupera perfettamente. Nel 2022 ha dovuto affrontare un’operazione all’addome.

Moglie e figli

Clio Maria Bittoni è stata la compagna di vita dell’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La sua formazione inizia al liceo classico di Jesi, dove successivamente ottiene il suo diploma. In seguito, si laurea in Giurisprudenza presso l’Università “Federico II” di Napoli, dove il suo destino si intreccia con quello del futuro marito. Clio Maria Bittoni e Giorgio Napolitano si incontrano a Napoli ma poi si trasferiscono a Roma, dove le loro strade prendono direzioni diverse: lui avvia la sua carriera politica, mentre lei intraprende un percorso professionale in uno studio legale.

Nel 1959, i due decidono di unire le loro vite in matrimonio con una cerimonia civile celebrata al Campidoglio di Roma. Subito dopo il matrimonio, nascono i loro due figli, Giovanni nel 1961 e Giulio nel 1969, dai quali successivamente nasceranno anche due adorati nipoti. Clio Maria Bittoni si distingue per la sua carriera come avvocato e sviluppa una notevole competenza nel campo del diritto del lavoro. Per un lungo periodo, dedica il suo impegno all’ufficio legislativo della Lega delle Cooperative. Tuttavia, nel 1992, decide di dimettersi da questa posizione quando il marito viene eletto presidente della Camera dei deputati.

Giorgio Napolitano, la giovinezza

Napolitano nasce nel 1925. Si laurea in giurisprudenza nel 1947 con una tesi in economia politica. Durante il fascismo, a partire dal 1942, entra a far parte di un gruppo antifascista di studenti universitari. Nel 1945 si iscrive al Partito comunista italiano, dove rimarrà fino alla sua caduta nel 1991. Gli anni universitari sono ricchi di collegamenti culturali, soprattutto versante teatro. Collabora con il giornale IX Maggio, dove scrive articoli di critica teatrale.

Intorno al 1944 inizia a fare la conoscenza di molti personaggi che diverranno famosi registi, come Francesco Rosi, Giuseppe Patroni GriffiAntonio Ghirelli. La loro influenza è talmente forte che lo porterà a esibirsi come attore in alcuni spettacoli teatrali. Ma il giovane Napolitano sa che questa non è la sua vera vocazione. Nel 1953 entra per la prima volta nel Parlamento come deputato, dove rimarrà fino al 1996 –  tranne nella IV legislatura quando entrerà nel Parlamento europeo.

Gli anni di Mani Pulite e lo scontro con Bettino Craxi

Il 1992 è un anno complicato per l’Italia e per la politica italiana. Un terremoto che cambierà tutto (e che darà il la anche all’ascesa di Silvio Berlusconi). Sono gli anni di Mani Pulite – tangentopoli – e Napolitano diventa il presidente della Camera, al posto di Oscar Luigi Scalfaro che sale invece al Colle.

Anni difficili, in cui Napolitano capì che il suo ruolo doveva, da un lato, preservare l’integrità delle istituzioni, nonostante gli scandali di cui si erano macchiate, che emergevano nella loro gravità ormai quotidianamente; dall’altro, di conseguenza, ricucire lo strappo che si era venuto a creare tra quelle stesse istituzioni e i cittadini.

Per questo, il suo mandato viene ricordato per i cambiamenti radicali che impose alla prassi parlamentare, di fronte a quegli eventi eccezionali.

In primo luogo, quando oppose la cosiddetta ‘immunità di sede’ all’arrivo di un ufficiale della Guardia di Finanza a Montecitorio, il 2 febbraio 1993. Il militare aveva il compito di accedere agli originali dei partiti politici, da far esaminare al magistrato del pool di Mani Pulite Gherardo Colombo, per verificare che i finanziamenti dichiarati in quegli atti rispondessero a quanto previsto dalla legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Con quella decisione, molto apprezzata dai partiti, Napolitano stabilì che l’accesso a tali atti da parte delle forze dell’ordine fosse possibile esclusivamente su autorizzazione dei presidenti delle due Camere.

In secondo luogo, Napolitano modificò il regolamento relativo alle autorizzazioni a procedere nei confronti dei membri del Parlamento, stabilendo che le votazioni in merito, da quel momento in poi, si svolgessero con voto palese e non con voto segreto come era stato fino ad allora.

Tale decisione venne presa dal futuro Capo dello Stato a seguito della decisione della Camera di respingere, a voto segreto, l’autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi, il 29 aprile 1993. Una scelta comprensibile ma miope, contro la quale Napolitano promosse la sua iniziativa, volta a venire incontro alle pressioni di un’opinione pubblica che giudicava episodi come quello di Craxi l’ennesima manifestazione dell’impunità di quello che era ormai definito il ‘Parlamento degli inquisiti’.

Giorgio Napolitano primo esponente politico a essere eletto per due volte come Presidente della Repubblica

Dopo gli anni da europarlamentare, a cavallo tra la fine del Novecento e l’inizio degli anni Duemila, Napolitano ha l’esperienza e il prestigio per essere eletto alla carica più alta dell’ordinamento italiano.

E così, il 10 maggio del 2006, alla quarta votazione, viene eletto Presidente della Repubblica, succedendo a Carlo Azeglio Ciampi. Una nomina storica poiché, dei suoi dieci predecessori, lui è il primo a provenire dal Partito Comunista Italiano.

Il suo primo mandato è segnato dall’instabilità del quadro politico nazionale. Poco dopo il suo insediamento, infatti, vede cadere il governo in carica guidato da Romano Prodi. Una legislatura, la XV, che sarà ricordata come la seconda più breve della storia della Repubblica, con una durata di soli 22 mesi.

Passano poco più di tre anni, e l’8 novembre 2011 anche il governo successivo, stavolta guidato da Silvio Berlusconi, termina il proprio mandato. La difficile situazione economica internazionale spinge Napolitano a chiedere al presidente del Consiglio in carica di dimettersi una volta concluso l’iter parlamentare della legge di bilancio. Una mossa volta a tranquillizzare i mercati internazionali, al pari di quella di nominare Mario Monti senatore a vita proprio in quei giorni.

Un gesto, quest’ultimo, da più parti interpretato come un segnale chiaro del Capo dello Stato circa la nomina del successivo presidente del Consiglio che, nei fatti, si concretizza pochi giorni dopo, il 12 novembre. Tuttavia, questa gestione del proprio potere ha attirato su Napolitano non poche critiche, non sufficienti, però, a impedire la sua rielezione, un caso unico nella storia repubblicana.

È il 20 aprile quando, di fronte all’ennesima crisi politica del suo mandato, Giorgio Napolitano viene rieletto come Presidente della Repubblica, dopo che lo stallo creatosi nelle varie votazioni aveva costretto uno schieramento trasversale di forze politiche a richiederne la disponibilità, da lui concessa.

In un’intervista al giornalista Eugenio Scalfari, Napolitano esprime tutta la tensione e la difficoltà di quei giorni, che lo portarono alla sua decisione.

“Sono stato quasi costretto ad accettare la candidatura a una rielezione o a una nuova elezione come presidente della Repubblica, essendo profondamente convinto di dover lasciare. Abbiamo vissuto un momento terribile. Abbiamo assistito a qualcosa a cui non avevamo assistito. Ho detto di sì per senso delle istituzioni. Ho ritenuto che si trattasse di salvaguardare la continuità istituzionale”.

Dimessosi dal suo secondo mandato come Capo dello Stato, Napolitano prende il suo posto da senatore a vita, che gli spetta di diritto in quanto presidente emerito. Sono questi gli anni in cui diventa il più longevo presidente della Repubblica, superando Ciampi, morto nel 2016 a 95 anni e 282 giorni di età.