C’è stato un periodo nel quale il calcio italiano faceva sognare. Il Milan di Berlusconi era diventato la squadra più forte del mondo. La vittoria delle Coppe dei Campioni ne aveva certificato la grandezza. In Serie A solo la Juventus riusciva di tanto in tanto a tenergli testa, ma tanti altri grandi presidenti provavano a fermare l’egemonia del club rossonero. E qualcuno, ogni tanto, ci riusciva. È il caso della Lazio dei grandi campioni, quella che nel 1999 sfiorò lo scudetto, poi vinto all’ultimo dal Milan di Zaccheroni ma che riuscì nell’impresa l’anno successivo. Berlusconi da una parte, Cragnotti dall’altra. Due personaggi forti e determinati. A distanza di anni, l’ex presidente biancoceleste è intervenuto ai microfoni di Tag24 per raccontare il suo rapporto con il patron rossonero.
La morte di Berlusconi, Cragnotti a Tag24
C’erano una volta i grandi presidenti, quelli carismatici, quelli appassionati. Quelli che si erano avvicinati al mondo del calcio con il sogno di far vincere i propri tifosi. Molti ci sono riusciti, hanno raggiunto traguardi straordinari e hanno vinto tutto ciò che si poteva vincere, altri meno, ma hanno comunque regalato anni di gioia e spettacolo. Erano gli anni in cui la Serie A dava lezioni al mondo, in cui calcio italiano era il sogno, spesso proibito, di ogni giocatore di talento. Erano gli anni del Milan degli invincibili e della Lazio dei grandi campioni. Un rapporto di amicizia e di stima, lo racconta così Sergi Cragnotti il legame che aveva con Silvio Berlusconi, in esclusiva a Tag24.
“Berlusconi è stato un grande uomo di calcio – ha esordito l’ex presidente della Lazio – con una visione impressionante sul futuro. Ne capiva, aveva il brevetto da allenatore e costruiva la squadra secondo le proprie necessità. I grandi successi sono dovuti ai grandi acquisti fatti ma anche alla gestione e all’organizzazione che aveva dato alla società. Conosceva bene le necessità del suo Milan e per questo ha ottenuto grandi risultati“.
Gli incontri e le trattative
Cragnotti parla con affetto di Silvio Berlusconi, si percepisce la stima nelle sue parole. “Ci siamo incontrati spesso in quel periodo – continua – quando ero presidente della Lazio. Ci vedevamo per discutere delle necessità delle nostre squadre e lo facevamo in Lega per parlare del futuro del mondo del calcio e dell’introduzione della televisione. Abbiamo avuto tanti confronti per analizzare i bisogni di quel momento e per progettare il futuro. Ha avuto la capacità di capire cosa serviva in quel momento ed ha ottenuto un successo incredibile. Il suo Milan ha raggiunto risultati straordinari grazie anche al suo supporto economico finanziario”.
Tanti i giocatori passati da un club all’altro. Tanti gli scambi di mercato. “Nelle nostre trattative non c’era mai difficoltà. Il ruolo di Galliani è stato sempre fondamentale, era l’intermediario che agiva sulle direttive di Berlusconi. Lui indicava un calciatore e Adriano si muoveva. Lo stesso facevo io, agivo in prima persona quando c’era interesse verso qualcuno”.
Un calcio diverso
Era il calcio dei grandi presidenti, il calcio delle Sette Sorelle. “Era tutto diverso – prosegue Cragnotti – eravamo presidenti che vestivano la maglia. Io, Berlusconi, ma anche Sensi, Moratti e Mantovani ci mettevamo il cuore. Volevamo vincere e dare soddisfazione ai nostri tifosi. Partecipavamo in modo diretto all’attività del calcio, in modo sportivo più che finanziario. Oggi le società sono diventate delle grandi aziende per i valori dei calciatori e per le necessità di partecipazione e di competizione”.
Berlusconi non c’è più, è scomparso ieri all’età di 86 anni, ma nel calcio ha scritto la storia. Ma Sergio Cragnotti parla anche dell’uomo: “Il nostro è stato un rapporto amichevole e molto costruttivo. Berlusconi era un uomo generoso, bisogna esserlo per forza se si vogliono ottenere grandi successi. E poi era un uomo di comunicazione, uno che sapeva dialogare e trattare. Sapeva negoziare e aveva sempre un fine chiaro e definito. Quando scendeva in campo in prima persona era perché sapeva già cosa voleva ottenere”.