Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Trieste ha riaperto il caso di Liliana Resinovich. La notizia arriva dopo l’udienza del 5 giugno scorso, nel corso della quale aveva ascoltato, in audizione privata, i familiari della 63enne che avevano fatto opposizione alla richiesta avanzata dalla Procura, rifiutando l’ipotesi del suicidio e chiedendo che si tornasse ad indagare. Il nuovo fascicolo d’inchiesta aperto per fare luce sulla morte della donna, scomparsa nel dicembre del 2021 e trovata senza vita il gennaio successivo, ipotizza il reato di omicidio volontario.

Liliana Resinovich, al via nuove indagini con l’ipotesi di omicidio volontario

Dopo giorni di attesa, è arrivata, nel pomeriggio di oggi, la notizia della decisione del gip, Luigi Dainotti, di accogliere la richiesta di opposizione all’archiviazione avanzata dagli avvocati che assistono i familiari di Liliana Resinovich: il marito Sebastiano, il fratello Sergio e la nipote Veronica. I tre, che da sempre ritengono che la donna non si sia tolta la vita autonomamente, avevano chiesto che si tornasse ad indagare sulla sua morte.

La 63enne era stata trovata senza vita, con la testa avvolta in dei sacchetti di plastica, nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, a Trieste, a circa un mese dalla sua scomparsa, avvenuta il 14 dicembre del 2021. La Procura aveva chiesto di archiviare le indagini sul suo caso come “suicidio”, ritenendo che la pensionata avesse fatto tutto da sola, dopo aver vagato per più di venti giorni nell’area vicina al luogo del ritrovamento.

Chi la conosceva è invece convinto che qualcosa, sulla vicenda, non quadri. Secondo loro è più probabile che Liliana sia morta subito dopo essere scomparsa (la data del decesso non è mai stata accertata dall’autopsia) o che, nel frattempo, sia stata sequestrata da qualcuno. Altrimenti, dicono, avrebbe fatto avere sue notizie.

Il nuovo fascicolo aperto per fare luce sull’accaduto ipotizza il reato di omicidio volontario. Stando a quanto deciso dal gip, si proseguirà ora con una serie di accertamenti e consulenze. Saranno analizzate, ad esempio, alcune tracce di Dna rinvenute sugli slip della donna e su una bottiglietta trovata a pochi passi dal corpo, per capire se siano compatibili con quello di alcune persone a lei vicine (il marito Sebastiano Visintin, l’amico-amante Claudio Sterpin, Fulvio Colavero, colui che ne aveva denunciato la scomparsa).

Ma ci sarà anche una nuova autopsia, che dovrà fare luce sulle esatte cause del decesso, evidenziando eventuali segni di colluttazione sul suo corpo. Poi si passeranno al vaglio le celle telefoniche dell’area del ritrovamento, così come i dispositivi telefonici e gli account usati dai suoi conoscenti. Per un totale di 25 punti da chiarire.

La reazione dei familiari e della Procura

Non abbiamo chiesto condanne, abbiamo chiesto che si torni ad indagare,

aveva commentato, subito dopo l’ultima udienza, il legale che assiste il fratello di Liliana, l’avvocato Nicodemo Gentile, spiegando:

Tra le varie cose che abbiamo indicato al giudice ci sono degli account di posta elettronica che sono stati ritrovati, ma mai ispezionati.

Gli interrogativi rimasti aperti sulla vicenda, in effetti, erano molti. A partire dalla causa e data del decesso, passando per le lesioni trovate sul corpo della donna, mai approfondite (e che potrebbero anche indicare che si sia difesa). Intercettato dai cronisti, il marito ha dichiarato, a caldo:

Bene che si ritenga di dover indagare ulteriormente, ma quello che mi disturberebbe, da un punto di vista emotivo, è un’eventuale riesumazione del cadavere di Liliana.

A riportarlo è il Piccolo, che cita anche la nota diffusa dalla Procura di Trieste, in cui si legge:

Questo ufficio procederà all’esecuzione delle articolare attività indicate dal gip con la stessa determinazione e attenzione profuse fin dall’inizio della vicenda, allo scopo di chiarire per quanto possibile tutte le circostanze del fatto, d’individuare tutti gli ipotizzabili reati commessi in danno alla signora Resinovich e – se la sussistenza di tali reati risulterà confermata dagli esiti delle investigazioni suppletive – d’identificarne gli autori.