Fu Achille Occhetto a dover combattere, per primo, la discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994. Toccò infatti al leader che aveva traghettato la sinistra nell’epoca del post-comunismo l’arduo compito di sfidare, alle prime elezioni dopo Mani Pulite e la fine della Prima repubblica, quella che si sarebbe rivelata come la personalità più influente della politica italiana per almeno 17 anni. A partire dal 1994 si consumò infatti uno scontro tra modelli culturali e politici antitetici destinati a guidare, con fortune alterne, il Paese. Ma con una certezza: fu Berlusconi a cambiare radicalmente le regole del gioco politico italiano.
Berlusconi e Occhetto: il ricordo del primo leader della sinistra che lo sfidò nel 1994
Achille Occhetto, ultimo leader del Pci e primo fondatore del Pds ricorda Silvio Berlusconi. A un giorno dalla scomparsa del fondatore di Forza Italia, quattro volte presidente del Consiglio – e molto altro – continuano a rincorrersi le voci di chi ha conosciuto Berlusconi, ma anche soprattutto di chi l’ha combattuto.
Tra questi anche Achille Occhetto, colui che per primo sfidò alle urne il Cavaliere e che per primo fu da lui effettivamente sconfitto. A soli sei mesi dalla sua discesa in campo, infatti, Berlusconi vinse le elezioni del 1994 inaugurando l’avvio di una fase politica fondata su un assetto bipolare e sulla stabile contrapposizione tra centrosinistra e centrodestra.
Nel suo ricordo di Silvio Berlusconi Occhetto non nasconde come «il suo avvento abbia segnato in modo indelebile la mia vita personale». Ed è forse questa la cifra dell’eredità di Berlusconi: aver cambiato non solo il corso della storia politica e culturale del Paese, ma soprattutto aver profondamente segnato il destino dei suoi oppositori.
Impossibile non pensare a quello storico braccio di ferro del 1994, quando Occhetto e Berlusconi duellarono in un dibattito Tv passato alla storia. Occhetto ricorda quell’occasione come un momento di scontro, ma anche di profondo rispetto, nonostante «l’attacco più feroce fosse venuto da Berlusconi». Il fondatore di Forza Italia usò infatti come arma le origini comuniste del Partito democratico della sinistra. Secondo Occhetto questa fu «una menzogna che fu all’origine della sua attività politica« che segnò «non il passaggio dalla Prima alla seconda repubblica, ma quello dalla Repubblica ai partiti del populismo».
Secondo Occhetto infatti Berlusconi fu il vero inventore di un linguaggio politico che in questi anni è arrivato alla massima evoluzione con Trump. Il suo merito, se così vogliamo chiamarlo, fu quello di aver interpretato in modo originale il bipolarismo – di cui Occhetto si assume la reale paternità – portando a sé anche i partiti ultranazionalisti di destra e addirittura la separatista Lega nord.
Insomma, quella che consegna Occhetto oggi non è sicuramente una beatificazione del personaggio politico, nonostante il rispetto mai mancato per la persona umana. Secondo lui infatti Berlusconi volle «confondere la libertà con l’arbitrio, gettando negli animi degli italiani lo spregio per regole e per le tasse». Il Cavaliere, poi, non solo non realizzò mai la rivoluzione liberata da lui tanto sognata, ma anzi inquinò il centro con i germi della destra. Ecco perché, secondo l’ex Pds, l’unica erede di B. è oggi Giorgia Meloni.
Nella riflessione di Occhetto non c’è spazio solo per le critiche. Nel suo dipinto non manca, infatti, anche una consapevole analisi di quelle che furono le colpe della sinistra. L’opposizione rinunciò infatti ad «un’analisi alta e sistemica» del fenomeno Berlusconi, graziandolo anche su un tema delicatissimo come quello del conflitto di interessi.
Con i sé e i ma non si fa la storia. Certo sarebbe curioso chiedersi cosa sarebbe accaduto se Berlusconi avesse perso quelle prime elezioni del 1994. Si sarebbe stroncata la carriera politica più influente in Italia negli ultimi trenta anni? Difficile da dire, ma Occhetto riconosce che la tenacia del fondatore di Forza Italia avrebbe difficilmente tradotto una sconfitta in una definitiva battuta di arresto.
Chissà poi quale esito avrebbe avuto lo storico Braccio di ferro se Occhetto avesse accusato un completo di colore diverso dal marrone, negli anni considerato come un elemento della sconfitta della sinistra. «Avremmo perso lo stesso» dice Occhetto, «ma con il senno di poi avrei scelto un vestito diverso».