Giornata di trasferta per una delegazione dell’ex Ilva di Taranto, in mattinata sono attesi al Ministero del Lavoro per discutere della cassa integrazione che sta terminando per 2500 operai degli stabilimenti della città dei due mari.
Un storia senza fine quella delle acciaierie di Taranto
Oggi potrebbe essere il primo giorno di un nuovo corso per ‘Acciaierie d’Italia’, ex Ilva. I sindacati metalmeccanici per la prima volta dal cambio con Ancerol Mittal, incontreranno il ministero del Lavoro, in modalità presenza e videocall.
All’odine del giorno la discussione della richiesta dell’azienda per la cassa integrazione in deroga per 2.500 dipendenti dello stabilimento di Taranto a partire dal 19 giugno.
Continuità negli ammortizzatori sociali, ma la programmazione industriale dove sta?
Questa nuova deroga è in linea con la politca degli ultimi anni intorno agli stabilimenti tarantini e in tutta la filiera dell’acciaio italiano. Si è perso di vista il futuro industriale. Nello stesso gruppo infetti la deroga è arrivata per circa 3000 operai mentre sono rimasti fuori i 2500 di Taranto.
Come fanno sapere i sindacati metalmeccanici la minore durata a Taranto della cassa straordinaria é dovuta all’esaurimenti del plafond per il sito pugliese. Di qui la necessità di una soluzione alternativa come la cassa in deroga.
“Il clima è tutt’altro che positivo. Non emergono segnali confortanti rispetto ad una possibile intesa – afferma Biagio Prisciano, segretario Fim Cisl – il nostro forte senso di responsabilità non può e non deve essere messo in gioco da un’azienda (dalla sua gestione) totalmente inaffidabile che, anche nel corso dell’ultimo periodo, nonostante gli impegni assunti in sede ministeriale ha ‘giocato’ sull’utilizzo dello strumento di Cigs. Non abbiamo assistito a una distribuzione equa dell’utilizzo della cigs tale da ridurne l’impatto come in occasione della ripartenza dell’altoforno”