Empatia, generosità, vitalismo. Tre parole che riassumono una vita, una personalità esuberante ed eccentrica, una carriera politica durata quasi 30 anni. Sono le tre parole scelte da Pierluigi Bersani per descrivere l’avversario politico di una vita, quel suo «giaguaro da smacchiare» che gli ha reso la politica – e soprattutto le elezioni – sempre difficili.
Ma il rapporto tra i due politici, volti opposti di una stessa Italia che stava cambiando, non si ferma all’agonismo nel lavoro. C’è una parte umana della relazione intercorsa tra Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani, che l’ex segretario Pd sottolinea nell’intervista al Corriere della Sera svolta in ricordo dello storico collega.
Bersani su Berlusconi: “Trasmetteva una generosità che affascinava”
Bersani, interrogato su quale fosse il ricordo più intimo legato alla figura di Berlusconi, racconta di quella volta al San Raffaele, quando l’allora premier era stato colpito al volto con una statuetta. Era il 2009, nel pieno della loro rivalità politica. Bersani andò comunque a trovare Berlusconi durante il suo ricovero.
Ci riconoscevamo reciprocamente un tratto di umanità, anche se io pensavo che la sua fosse più controversa. Dentro quel vitalismo c’era una capacità che mi ha sempre colpito. Era uno che si faceva i suoi affari, ma trasmettendo una generosità che affascinava. Io ne ho avuto tante prove incontrando la gente anche più umile.
Così racconta il momento Pierluigi Bersani. L’ex segretario Dem parla anche dell’empatia che fu impossibile, nel corso degli anni, non riconoscere alla figura di Silvio Berlusconi. Proprio grazie a questa qualità del suo carattere, spiega Bersani, il Cavaliere riuscì sempre a instaurare uno stretto «rapporto con gli strati popolari».
Sulla polemica nata sui social rispetto al lutto nazionale in memoria dell’imprenditore milanese, commenta:
Insomma, non mi pare se ne possa fare una questione. Ognuno tiene il suo giudizio, ma che sia stato sul piano storico e politico una persona di rilievo nella storia della Repubblica è indiscutibile. Credo si possa dire che lui, dopo la senilità paludosa della prima Repubblica e di tangentopoli, ha dato per una ventina di anni l’imprinting di un elemento che in parte c’è ancora. Quale? La personalizzazione della politica, che per vincere diventa critica della politica e poi antipolitica e questo è un made in Italy che deriva da Berlusconi. Voleva essere la soluzione di un problema, è diventato un guaio.
Bersani: “Berlusconi fu un liberare immaginario”
L’intervista prosegue spostandosi sull’eredità di Silvio Berlusconi. Già da tempo, il Cavaliere faticava a cavalcare l’onda di una politica che sembra ormai orientarsi a volti nuovi e più giovani, come quello di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Innegabile però è il fatto che Berlusconi, ancora nel 2023, sedeva in un posto di Governo, magari non con i consensi di una volta, ma pur sempre al Governo.
E allora c’è da chiedersi quale sia il lascito che la figura del Cavaliere, in questi 30 anni di ribalta politica, ha lasciato e lascerà al Parlamento. Bersani risponde con una nota di preoccupazione a questa domanda:
Essendo Berlusconi un liberale immaginario, la sua ventennale leadership del centrodestra non lascia una eredità liberale, lascia una destra-destra. Nel chiamare pizzo di stato le tasse e burocrazia un sistema di contrappesi e garanzie, non c’è niente di liberale. Purtroppo è il dramma di questo Paese. Berlusconi non ci lascia una cultura propriamente liberale. Il grande partito conservatore non s’è fatto e resta il dramma italico di un monopolista che faceva il liberale.
Anche Casini ricorda Berlusconi: “La sua eredità è di Giorgia Meloni”
Anche Pier Ferdinando Casini si sofferma sulla questione dell’eredità politica berlusconiana in un’intervista a La Stampa. Secondo lui il Cavaliere fu «un grande innovatore», ma «il lascito dei partiti personali» da lui introdotti nel Parlamento «non è un fatto positivo». Tra l’attuale senatore e il leader di Forza Italia ci fu un duro scontro nel 2008, che Casini ricorda così:
Gli dissi cose dure: i nostri valori non sono in vendita, devi imparare che in Italia non si compra tutto. Il suo più grande errore è stato il non essere riuscito a svincolarsi dal tema della giustizia e del conflitto d’interessi, che in alcune occasioni hanno paralizzato l’azione di governo.
Sul tema dell’eredità politica, Casini afferma, rilasciando alcune dichiarazioni anche al Quotidiano Nazionale:
Le eredità politiche non esistono, esiste chi se le prende, il problema è già stato risolto per incorporazione alle elezioni del settembre 2022. L’eredità politica di Berlusconi se l’è già presa Giorgia Meloni alle elezioni politiche di settembre. Quando Berlusconi è sceso in campo c’era il centro destra, oggi al Governo c’è la destra.
Infine, c’è il tema aperto del futuro di Forza Italia. «Non mi sembra un problema rilavante», commenta Casini, «Forza Italia avrà un travaglio come tutti i partiti nelle sue condizioni. È chiaro che ci saranno squali e squaletti».
Insomma, nonostante gli anni, gli scandali, il cambiare delle condizioni politiche e degli attori in Parlamento, Silvio Berlusconi pare essere rimasto agli occhi di tutti un riferimento della politica italiana. C’è ovviamente chi lo ha odiato, chi invece lo ha amato, ma si può dire per certo che mai nessuno è riuscito a «smacchiare il giaguaro».