Lo studio inerente i benefici della settimana lavorativa corta ha coinvolto 2.900 dipendenti e si è svolto nell’arco di sei mesi tra giugno e dicembre 2022 su aziende di diversi settori presenti soprattutto nel Regno Unito.
È stato coordinato dall’organizzazione no profit 4 Day Week Global e dal centro studi britannico Autonomy, e ha coinvolto gruppi di ricerca come l’Università di Cambridge e di Salford nel Regno Unito, la University College Dublin in Irlanda e la Libera Università
di Bruxelles, e il Boston College, nel Massachusetts.
I ricercatori hanno intervistato i dipendenti per tutta la durata della sperimentazione per valutare gli effetti di un giorno in più di tempo libero. I livelli di ansia e stanchezza auto-riferiti sono diminuiti in tutto il personale, così come la salute mentale e quella
fisica sono aumentate.


Settimana corta lavorativa: I dati


Settimana corta lavorativa: circa il 71% dei dipendenti ha dichiarato di aver ridotto i livelli di “burnout” e il 39% di
essere meno stressato rispetto all’inizio della sperimentazione.

I ricercatori hanno riscontrato una riduzione del 65% dei giorni di malattia e un calo del 57% del numero di dipendenti che hanno lasciato le aziende rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per misurare in modo più preciso l’impatto della settimana corta sulla produttività, i ricercatori hanno inoltre confrontato il fatturato dei sei mesi di progetto con quello di un equivalente periodo di tempo in cui la settimana lavorativa era di cinque giorni.
Il risultato ha previsto che, nel caso della settimana corta, l’aumento del fatturato è salito mediamente al 35%.
In una relazione sui risultati presentata ai legislatori britannici, circa il 92% delle aziende che hanno partecipato alla ricerca del Regno Unito (56 su 61) ha dichiarato di voler continuare con la settimana lavorativa di quattro giorni, con 18 aziende che hanno confermato il
cambiamento come permanente.


Burchell: “Lavoratori meno inclini a perdere tempo al lavoro”


“Prima della sperimentazione, molti si chiedevano se avremmo assistito a un aumento della produttività tale da compensare la riduzione dell’orario di lavoro, ma è esattamente quello che abbiamo riscontrato”

Ha dichiarato il sociologo Brendan Burchell, che ha guidato la ricerca dell’Università di Cambridge.


“Molti dipendenti erano molto desiderosi di trovare loro stessi dei guadagni di efficienza.
Inoltre, erano molto meno inclini a perdere tempo e cercavano attivamente tecnologie che
migliorassero la loro produttività”.

L’italia sperimenta la nuova soluzione

Come spiegato in un recente articolo dell’Ansa, in Italia Intesa Sanpaolo ha già riorganizzato il lavoro e introdotto un nuovo modello per i 74 mila dipendenti. Tra le principali novità appunto la settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative (36 ore in tutto) a
parità di retribuzione, su base volontaria e compatibilmente con le esigenze tecniche e produttive. Lo stesso ha fatto Lavazza già nel 2022.


Eurostat: gli italiani lavorano troppo

Gli ultimi dati dell’Eurostat (aggiornati al 2022) hanno evidenziato che nel Belpaese circa 2 milioni di lavoratori restano sul posto per 50 ore a settimana, contro le canoniche 40 ore (8 ore al giorno per 5 giorni).
Il dato italiano è tra i più alti d’Europa: ci superano i lavoratori francesi con il 10,2%. Ma il top si raggiunge in Grecia: 12,6%. In Romania il dato precipita al 2,2%, in Bulgaria allo 0,7%.
Lo scorso marzo la Premier Meloni ha aperto alla settimana corta, ma ad oggi ancora non ha preso alcuna decisione sul tema. I lavoratori sono favorevoli alla settimana corta, ma solo nella condizione in cui lo stipendio sia invariato.

Federico Luciani