Partite Iva, quale scegliere tra regime ordinario e forfettario in base al tipo di attività che si andrà a svolgere? I numeri del 2022 dicono che è boom delle partite Iva forfettarie, proprio perché assicurano la convenienza della flat tax e un meccanismo, tutto sommato, semplificato di adempimenti amministrativi. L’anno scorso, le partite Iva forfettarie si sono affermate soprattutto nell’Ict e nei servizi alle imprese: il 70 per cento delle professioni di questi due ambiti sono regolate da partite Iva forfettarie. 

Rispetto alla nascita nel 2016, i forfettari sono raddoppiati. È il segnale della convenienza della scelta e dell’aumento dei limiti di reddito sottoposti all’imposta unica. 

Partite Iva, è boom del regime forfettario: quali sono i vantaggi nel determinare l’Irpef spettante 

È boom di partite Iva a regime forfettario tra i professionisti dell’Ict e i consulenti di azienda. Dai dati del 2022, su un totale di partite Iva pari a 3.696.657, i forfettari e i minimi erano circa la metà (1.794.231). Rispetto al debutto nel 2016 – quando il 19,1% di autonomi apriva la partita Iva a regime forfettario – nello scorso anno, si è arrivati al 48,5% sul totale. Le attività che maggiormente sposano il regime forfettario sono quelle artistiche, sportive e di intrattenimento, dove il 72% delle partite Iva è forfettaria; le attività di noleggio, agenzia di viaggio e supporto alle imprese con il 71,4% dei forfettari sul totale, e i servizi di informazione e comunicazione (71,3%). Si restringono sempre più le partite Iva a regime ordinario e crescono quelle forfettarie.

A seguire nella classifica, le altre attività non classificate che incorporano oltre 205mila partite Iva forfettarie sul totale di 303mila (67,7%). Le attività professionali, scientifiche e tecniche (66,3%), la sanità e l’assistenza sociale (54,9%), le attività finanziarie e assicurative (54,55) le costruzioni (40,4%), le attività manifatturiere e il commercio e riparazione di auto e moto (35,5%), i servizi di trasporto e magazzinaggio (25,1%), i servizi di alloggio e ristorazione (19,3%) e l’agricoltura (1,9%), chiudono la classifica delle attività che maggiormente utilizzano la partita Iva forfettaria. 

Partite Iva: quanto conviene la flat tax del regime forfettario ai fini Irpef? 

Quali sono i vantaggi di scegliere la partita Iva forfettaria? Innanzitutto, si è incrementata progressivamente la soglia di reddito utile per beneficiare o continuare a beneficiare della flat tax. Inizialmente il limite era fissato tra i 15mila e i 40mila euro a seconda delle professioni, poi nel 2019 il livello è salito a 65.000 euro, mentre la legge di Bilancio 2023 ha incrementato il tetto a 85mila euro. Se si considera che, a fronte di questi livelli di reddito, la percentuale di Irpef è del 15 per cento per tutti, si intuisce quanto convenga questo regime fiscale. Peraltro, le nuove partite Iva possono beneficiare dello sconto start up, ovvero per i primi cinque anni di attività si applica il 5% di Irpef anziché il 15%

Perché il successo? 

Con le nuove aperture di partita Iva del 2023, si può stimare che i forfettari siano nell’ordine dei 2,1 milioni di soggetti. È un numero destinato, dunque, a salire ancora. L’attuale governo fa della flat tax la base per la riforma fiscale. Nel disegno di delega Ac 1034, si indica la flat tax come una formula di tassazione che dovrà essere raggiunta gradualmente, nel corso dei cinque anni di legislatura. 

Un primo elemento della riforma fiscale in questo senso è entrato in vigore con la legge di Bilancio 2023 che ha riconosciuto la flat tax incrementale al 15 per cento sugli aumenti dei redditi ottenuti nel 2023 dai titolari di partita Iva ma non forfettari. Si tratta di un passaggio fondamentale per il passaggio del regime di flat tax a tutti.