Silvio Berlusconi lascia un tatuaggio indelebile nel cuore di tutti i tifosi del Milan. Nei suoi anni da presidente la squadra rossonera ha vinto tutto e probabilmente nessun altro riuscirà mai a fare meglio. In politica, nella comunicazione, nello sport, l’ex Premier ha lasciato il segno nel nostro Paese. È stato un precursore, uno capace di costruire ed inventare, un genio sotto tanti aspetti. Così lo descrive Carlo Pellegatti, giornalista e telecronista storico del Milan, intervenuto in esclusiva ai microfoni di Tag24 per commentare la morte di Silvio Berlusconi.
La morte di Silvio Berlusconi, Carlo Pelegatti a Tag24
Non si può raccontare la storia del calcio in Italia senza far riferimento al grande Milan di Silvio Berlusconi. Nei trentuno anni nei quali ha rivestito il ruolo di presidente del club, i rossoneri hanno vinto tutto, portando a casa ventinove trofei e salendo in cima al tetto del mondo. I tifosi gliene saranno grati in eterno. Tra questi ce n’è uno d’eccezione. Uno che della storia del Milan è parte integrante. Carlo Pellegatti quegli anni li ha vissuti da protagonista, ha seguito i rossoneri ovunque e ha gioito al fianco dei campioni. Il giornalista e telecronista storico, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Tag24 per ricordare il presidente Silvio Berlusconi scomparso questa mattina all’età di 86 anni all’Ospedale San Raffaele.
“Il mio ricordo personale va oltre il lato sportivo – ha esordito Pellegatti – perché è vero che ho sempre seguito il Milan ma ho anche lavorato per Silvio Berlusconi. Sono stato un suo collaboratore, ecco questo è il termine giusto. Perché è così cha ha sempre chiamato i suoi dipendenti. Lo ricordo perché per lui collaborammo tutti per il successo delle sue aziende e delle sue attività. Si mischia in me l’affetto per chi mi ha permesso di svolgere il lavoro più bello del mondo al fianco del Milan ma anche per un maestro di giornalismo e di stile. Era attento a tutto – ha continuato – e con il Milan ci ha regalato trent’anni straordinari che purtroppo, credo, difficilmente potremmo rivedere”.
La costruzione e le vittorie del Milan
L’obiettivo era uno, portare il Milan sul tetto d’Europa. Ma per farlo aveva un piano ben preciso, come racconta Carlo Pellegatti: “Non voleva soltanto che il Milan diventasse la squadra più forte del mondo. Per lui era importante il modo con cui raggiungere determinati traguardi. Vincere e convincere, dando spettacolo. Ci teneva particolarmente e questo è un ulteriore insegnamento che ci ha lasciato. È così che ha cambiato la storia del calcio forse mondiale, senza alcun dubbio italiano”.
Un progetto ambizioso, quasi impossibile da raggiungere secondo molti. “I giocatori all’inizio hanno sorriso. Quando ha detto che in tre anni il Milan sarebbe stato in cima al mondo erano in pochi a crederci. Ma abituati alle sue attività precedenti – ha spiegato il giornalista – qualcuno ha iniziato a pensare che sarebbe stato possibile. Berlusconi ha costruito una città, Milano2. Ha inventato la televisione privata all’inizio degli anni Ottanta, che ha reso l’Italia diversa. Oggi siamo ancora il frutto del suo lavoro. Prima esistevano due canali, grazie a lui è cambiato tutto quanto. Di fronte a un visionario con successo ci siamo guardati e abbiamo iniziato a sperare che potesse avere lo stesso successo anche nel calcio. L’arrivo dei grandi giocatori poi ha convinto tutti. Ha strappato Donadoni alla Juventus – ha ricordato Pellegatti – che era lo sbocco naturale dei più forti calciatori atalantini. Il Milan ha interrotto questo meccanismo. Lì abbiamo capito che qualcosa sarebbe successo”.
Silvio Berlusconi era un imprenditore di successo e anche un uomo con tanti pregi. “Generosità, educazione e bontà d’animo. Queste erano le sue qualità principali. E poi – ha concluso Pellegatti – era un amante della bellezza. I giardini di casa sua e di Milanello ne sono la dimostrazione”.