Dal calcio giocato al cinema, e viceversa. Da sempre il mondo del pallone e quello della settima arte hanno viaggiato a braccetto sul fiume delle emozioni. Indimenticabile è “Fuga Per La Vittoria” con l’accoppiata Sylvester Stallone e Pelè, per poi passare a “Il maledetto United”, fino ad arrivare a “Goal” e al sogno di Santiago Munez diventato realtà. In questo coacervo di sentimenti calcistici e convinzione trova spazio anche la storia di Jimmy Grimble e il Manchester City. L’amore folle di un quindicenne verso i Citizens, il desiderio di vestire quella maglia attraversando la via delle ansie e delle paure, riuscire a batterla per poi alla fine sorridere per vedere quel sogno materializzarsi in tutta la sua grandezza. In questa pellicola del 2000 c’è forse la rappresentazione di quello che è il City oggi: una macchina perfetta che prima di diventare tale ha dovuto scalare cime ripide.

Jimmy Grimble e il Manchester City, la storia del film

Jimmy Grimble è un film del 2000 con alla regia John Hay. Il protagonista è Jimmy, un quindicenne con un sogno nel cassetto, quello di diventare una stella del calcio, meglio se con la maglia del Manchester City addosso. La sua vita è un continuo di ostacoli senza fine, tra bulli che lo perseguitano e un talento che non riesce ad emergere a causa della sua esagerata timidezza. Il punto di svolta è l’incontro con un’anziana signora, che gli donerà dei vecchi scarpini appartenuti a Robby Brewer, presunta ex stella Citizens. Jimmy è scettico, ma appena indossa quegli scarpini riesce a fare cose in campo che neanche si sognava di poter eseguire. Due talismani che gli permetteranno di credere in se stesso, anche quando scoprirà che non sono gli scarpini ad essere magici bensì i suoi piedi, con quel talento nascosto che alla fine gli varrà la chiamata del City.

Jimmy Grimble e il Manchester City di oggi

Il Manchester City di Jimmy è diverso da quello ammirato oggi. I Citizens del film sono una squadra agli arbori a partire dall’anno 2000, non hanno il vestito da grande. E’ la squadra che vive nell’ombra del cugino United, incapace di poter raggiungere quella grandezza ma che al tempo stesso brama l’Olimpo. Ma è la storia di Jimmy a rappresentare il parallelismo con la squadra di oggi targata Pep Guardiola: entrambi sanno di poter arrivare, ma hanno dovuto scavare nel fango per poter mettere le mani sulla gloria, sporcandosi più degli altri. Perchè il Manchester City moderno si guarda dietro e vede un percorso pieno di sudore, a partire proprio da quel 2000 dove l’allora mister Kevin Keegan riuscì a portare i colori azzurri in Premier League, per poi rimanerci stabilmente. Da lì furono tante le delusioni, con l’avvento della proprietà araba che permise al City di avviare un nuovo corso fatto di acquisti altisonanti e allenatori rinomati. Fino ad arrivare alla guida tecnica per eccellenza, quel Pep Guardiola capace di poter dare una veste quasi vincente alla sua creatura. Eppure è sempre mancato qualcosa, dato che la consapevolezza crea coraggio, servito ben poco per molto tempo dato che l’ossessione Champions stava diventando un veleno difficile da estirpare. Nonostante ciò, la forza di volontà di Guardiola e dei suoi ragazzi hanno permesso alla fine di poter mettere le mani su quella coppa dalle grandi orecchie, sfiorata ma mai abbracciata. E’ servito aspettare più di vent’anni, ma alla fine la gioia di essere campioni d’Europa ripaga di tutte le fatiche e gli ostacoli passati. Come quelli affrontati da Jimmy, che in attesa di scoprire il suo talento ha fatto affidamento a un paio di scarpini. Quelli che, con ogni probabilità, i giocatori di Guardiola conserveranno per tutta la vita.