C’è un indagato per l’omicidio di Anica Panfile, la 31enne trovata morta sotto a un viadotto di Spresiano, in provincia di Treviso, il 21 maggio scorso. Si tratterebbe dell’ex datore di lavoro della donna, Franco Battaggia. L’uomo, con alle spalle diversi precedenti con la giustizia, sarebbe stato l’ultimo ad averla vista.
Questa mattina i carabinieri del comando locale avrebbero perquisito la sua abitazione in cerca di prove. La svolta arriva dopo l’esito dell’autopsia effettuata sul corpo, che ha smentito una volta per tutte l’ipotesi del suicidio, evidenziando che Anica sarebbe stata uccisa ben prima di essere gettata nel fiume.
Omicidio Anica Panfile, indagato Franco Battaggia: è già noto alle forze dell’ordine
Della donna, madre di quattro figli, si erano perse le tracce il 18 maggio scorso. Quel giorno Anica, di origini romene, si era allontanata da casa per recarsi al lavoro ad Arcade, un piccolo comune del Trevigiano, ma, diversamente dal solito, non aveva mai fatto ritorno. Non ricevendo sue notizie, il compagno – un uomo più anziano di 20 anni – e i suoi genitori avevano lanciato l’allarme, denunciandone la scomparsa. Fin da subito avevano temuto che potesse esserle accaduto qualcosa. Nonostante stesse attraverso un momento difficile, non avrebbe mai abbandonato i suoi bambini senza dare spiegazioni, avevano detto.
E avevano ragione. Il suo corpo, dopo giorni di ricerche, era stato trovato senza vita sotto a un viadotto nei pressi di Spresiano. Dall’autopsia effettuata dal medico legale incaricato era emerso che la donna era stata uccisa e poi gettata nell’acqua: nei suoi polmoni non era stata trovata acqua sufficiente a far pensare che potesse essere morta per annegamento. Era così crollata l’ipotesi di un possibile suicidio e la Procura di Treviso aveva modificato il fascicolo d’inchiesta aperto per fare luce sulla vicenda da “senza reato e senza ignoti” a “omicidio volontario”.
Stando agli ultimi sviluppi del caso, sarebbe ora emerso il possibile coinvolgimento dell’ex datore di lavoro della donna. Si tratta di Franco Battaggia, colui che tutti chiamano il “Re del pesce” perché proprietario della pescheria in cui Anica lavorava come commessa, fino a qualche mese prima che trovasse un impiego come aiuto cuoca in una mensa locale. L’uomo, che ha alle spalle diversi precedenti con la giustizia (nel 2011 ha finito di scontare una pena a 21 anni di reclusione per aver ucciso il rivale Vincenzo Ciarelli nel 1988), considerato molto vicino alla Mala del Brenta, sarebbe stato interrogato e perquisito dai carabinieri.
La versione dei fatti dell’indagato
Intercettato dai cronisti di Treviso Today poco dopo la notizia della scomparsa della 31enne, aveva dichiarato:
Non credo sia stata uccisa: lei era un ‘pezzo da novanta’, una donna energica che non potevi sopraffare facilmente, anzi. Sapeva tenere a bada le persone e non si faceva sorprendere.
Aveva poi spiegato che, nonostante non lavorasse più nel suo locale, con la donna era rimasto in buoni contatti. Sembra infatti che Anica lo aiutasse con le faccende domestiche, esattamente come avrebbe dovuto fare il giorno della scomparsa. Dopo essersi recata nella sua abitazione, però, la 31enne era svanita nel nulla, fino al tragico ritrovamento.
Nei pressi della sua casa sarebbe stata avvistata da diversi testimoni. L’ipotesi è che, per motivi ancora da accertare, l’uomo possa averle fatto del male, prima di abbandonare il suo cadavere dove sarebbe stato ritrovato. Per questo, nelle scorse ore, i carabinieri avrebbero sottoposto a sequestro la sua casa per svolgere tutti gli accertamenti del caso. Si potrebbe essere, finalmente, vicini ad una svolta. O almeno è quello che sperano i familiari della 31enne, che fin dall’inizio chiedono giustizia.