Silvio Berlusconi si è spento oggi all’Ospedale San Raffaele di Milano, dove era ricoverato dal 9 giungo. Le sue condizioni di salute vacillavano già da mesi e si erano spesso rincorse voci sul suo definitivo addio alla politica. Tutto smentito: il Cavaliere è rimasto a capo del suo benamato partito Forza Italia fino all’ultimo respiro, confortando gli elettori, parlando alla direzione, confrontandosi attivamente con gli alleati.
Questa mattina, infine, si è chiusa un’era, quella della seconda repubblica, iniziata con la discesa in campo dell’imprenditore più famoso d’Italia, ma radicata già negli anni precedenti, quando Silvio Berlusconi ha contribuito a portare la politica in televisione e, d’altro canto, la televisione in politica.
Un uomo dalla storia travagliata, dai mille talenti e dai tenebrosi segreti, che nel corso degli anni si sono addensati attorno ai molti processi giudiziari di cui è stato protagonista – per alcuni, vittima.
Ma chi era Silvio Berlusconi? Quali sono le tappe della sua carriera da imprenditore, uomo d’affari e politico? Cosa, nel suo modo di agire in Parlamento, ha cambiato per sempre la storia italiana?
Silvio Berlusconi: padre del populismo e abile oratore
Erano gli anni ’90. La televisione era ormai entrata nelle case di tutti gli italiani, ma la politica ancora suonava altisonante, lontana, erudita e con una brutta puzza sotto il naso. Silvio Berlusconi fu forse il primo a parlare al popolo da dentro le sue stesse case, attraverso Mediaset, il suo palinsesto televisivo. I programmi della sua rete hanno plasmato il costume nazionale, passando dalla politica allo svago, e contribuendo a formare quella narrazione populista del Parlamento che punta dritto alla pancia degli elettori.
Berlusconi fu anche il padre del populismo, dunque, anticipando – forse con forme più ammorbidite – molte caratteristiche dei politici che oggi vediamo avvicendarsi nelle nostre televisioni.
Le sue parole, le sue uscite più o meno infelici con leader europei e mondiali, i suoi rapporti tra USA e Russia, le sue giustificazioni e l’esposizione dei suoi programmi politici: c’è chi per questi elementi lo ha detestato, chi lo ha deriso, chi lo ha giudicato. In molti lo hanno osannato, assumendolo a beniamino dell’elettorato (a vicende alterne, è stato al potere dal 1994 al 2001) e a perno fondamentale del centrodestra.
La storia d’amore con la politica: “Finché morte non ci separi”
La politica, nata come seconda occupazione del già affermato imprenditore Silvio Berlusconi, è diventata il centro di gravità permanente del suo agire. Un matrimonio incontestabile, che nessuno – pareva – poteva mettere in discussione. Ci hanno provato i tanti processi indetti contro il suo nome, ci hanno provato molti avversari politici e alleati più potenti e, infine, ci hanno provato la vecchiaia e la malattia.
«Finché morte non ci separi», sembrava rispondere il Cavaliere ad ogni attacco alle sue nozze con la scena politica italiana. E così è stato.
Dopo la discesa in campo nell’ormai lontano 1994, Berlusconi non si è mai allontanato dalla sua consorte. Il boom di consensi dei suoi primi anni in politica era impallidito da tempo, surclassato dalle ondate di acclamazioni introno prima a Salvini e ora a Meloni. Ma anche in questi ultimi anni, Berlusconi restava al centro dell’ala destra del parlamento, come ago della bilancia, come navigato cultore della materia in grado di dispensare saggi consigli, come l’uomo della promessa – mantenuta? – del nuovo miracolo italiano.
Alcuni gli contestano ora di non aver poi inciso così tanto sull’Italia che lui millantava di voler cambiare: nessuna liberalizzazione effettiva dell’economia, non una riduzione tangibile di tasse e pressione fiscale e nemmeno una così grande rivoluzione della burocrazia. Eppure, quando si sente nominare Silvio Berlusconi, non c’è uomo o donna in politica – di destra o di sinistra, poco importa – che non sia pronto a riconoscere tutto l’impegno, la dedizione e l’importanza che la sua figura ha avuto per questa Italia.