Maurizio Marinella, il presidente della storica casa napoletana specializzata in cravatte sartoriali amate da Silvio Berlusconi, ricorda l’ex premier raccontando a TAG24 diversi aneddoti. Dalle tantissime cravatte commissionate per Natale fino alla spinta che ha dato a far crescere il brand. Un cliente “devastante”, come lo definisce l’imprenditore, in senso positivo capace di trasmettere grandissima positività. Il Cavaliere indossava le sue cravatte, simboloo prestigioso del Made in Italy, e le regalava nelle varie occasioni istituzionali.
Ci racconta il suo ricordo di Silvio Berlusconi?
Ci sono cose che non posso essere dimenticate nella vita. Lui per noi è stato forse il testimonial più importante ma sicuramente il più “devastante” dei nostri clienti, questo termine in positivo chiaramente. Già al suo secondo anno di presidenza del Consiglio decise di portare dei cofanetti nostri di sei cravatte e ci doveva stare sempre la cravatta puntaspilli blu col bianco che divenne la sua cravatta simbolo. La gente veniva da noi e ci chiedeva se potesse avere la cravatta “berlusconiana”. Noi abbiamo dovuto stampare più volte le pezze intere di queste cravatte perché non riuscivamo a realizzare le cravatte.
Nei primi anni trasmetteva positività: la gente lo voleva toccare o incrociare perché in quel momento era una ventata di ottimismo e cambiamento. Ricordo un aneddoto divertente: al terzo anno di presidenza del Consiglio mi chiamò il 13 dicembre e disse “Marinella devi venire a Roma, ho bisogno di chiederti una cortesia“. Risposi che era il 13 di dicembre e che poteva essere difficile recarmi a Roma, lui disse che mi avrebbe mandato una macchina, mi chiamò poi la sua segretaria Marinella Brambilla. Sono poi arrivato a Palazzo Grazioli e lui mi ha ricevuto, a quel tempo c’era Antonio Martusciello come riferimento a Napoli. Mi furono chieste 2500 cravatte per dopodomani, ovviamente dissi che non potevo riuscire, lui disse 2400 ma ho controbattuto che non sarebbe stato possibile. Da lì è iniziata una lunghissima contrattazione, nel mentre aveva ordinato pasticcini e babà: alla fine chiudemmo per 700 cravatte.
A chi dovevano andare queste cravatte?
Si tratta di regali di Natale. Lui faceva questi cofanetti di 6 cravatte all’interno del quale c’era la cravatta berlusconiana ed altre con colori classici e noi facevamo anche un’etichetta al di là di quella “Marinella” per Silvio Berlusconi, così si faceva presto ad arrivare.
Quindi lei deve molto a Berlusconi, anche se eravate un brand già molto popolare
Certamente, attraverso lui siamo arrivati al collo di personaggi importantissimi, capi di stato e persone come Ranieri di Monaco, il Re di Spagna, Carlo d’Inghilterra ed alcuni Rockefeller.
Com’era Berlusconi?
Era molto alla mano quando veniva poi lui aveva una comunicazione al di sopra di ogni possibile pensiero. La gente si sentiva animata da positività solo dal fatto di guardarlo, di toccarlo. Qui nel negozio sono arrivati tanti personaggi importanti, ad esempio Cossiga che era capace di animare la piazza, ma quello che succedeva con Berlusconi era quasi al limite dell’isterismo della gente che lo poteva avvicinare: uomini, donne, giovani imprenditori e ancora adesso un giovane pisano 14enne mi ha scritto di avere il sogno di voler incontrare Silvio Berlusconi. Poi ho chiamato Ronzulli e Gasparri per rendere possibile ma si trovava già in una fase delicata.
Quando l’ha sentito per l’ultima volta?
Io l’ho sentito quasi quattro o cinque anni fa quando lui ha raccontato di voler dare un aspetto più giovanile alla sua immagine. Negli ultimi anni infatti portava una t-shirt sotto la giacca su suggerimento di chi cura la sua immagine. Gli risposi: “Proprio a lei non posso dire nulla, però non si dimentichi di me”.