La Russia getta acqua sul fuoco in merito alla situazione della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, sostenendo che il livello del bacino di raffreddamento dell’uranio è stabile. Non mancano, però, i dubbi del gestore ucraino Energoatom.
Zaporizhzhia, stabile il livello del bacino di raffreddamento e impianto in sicurezza dopo l’attacco alla diga di Kakhovka
Delle tante paure che la guerra in Ucraina porta con sé, una delle più angoscianti riguarda la centrale nucleare di Zaporizhzhia.
L’operatore russo che ha preso in gestione l’impianto dopo l’annessione della regione punta, però, a minimizzare, dopo le recenti preoccupazioni internazionali a seguito della distruzione della diga di Kakhovka.
I russi, infatti, mettono in evidenza come il livello dell’acqua nel bacino di raffreddamento dei nuclei di uranio sia stabile e che si è provveduto a mettere in campo le misure di sicurezza necessarie dopo l’abbattimento della diga.
In un comunicato, i russi sostengono che il livello si attesterebbe sui 16,67 metri, ben al di sopra della soglia di circa 12 metri fissata dalla AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), e senza il rischio di un’eventuale diminuzione.
Dati contestati da Energoatom, gestore ucraino della centrale, che indica a 9,17 metri il livello dell’acqua nel bacino, in ulteriore diminuzione.
Quanti reattori ha la centrale di Zaporizhzhia?
L’impianto, scelto dai russi come base strategica per le proprie operazioni, è da mesi esposto al rischio di danneggiamento, a causa degli scontri che, ripetutamente, si svolgono nel territorio circostante. Proprio la regione di Zaporizhzhia è, adesso, al centro della controffensiva ucraina contro l’esercito russo.
I lavori di messa in sicurezza sono stati svolti, assicura il gestore russo, per garantire un livello di fornitura d’acqua affidabile alla stazione.
La centrale conta di 6 reattori nucleari, che la rendono uno degli impianti più grandi del mondo. Al momento, cinque di questi reattori sono in modalità ‘arresto a freddo’, e solo il reattore n° 5 è rimasto in modalità ‘arresto a caldo’, sebbene Energoatom avesse ricevuto l’ordine di far passare anche quest’ultimo alla modalità ‘a freddo’.