Era marzo 2020 quando l’Italia e il mondo intero hanno iniziato a fare i conti con una pandemia da tutti conosciuta come il Covid-19 che non solo ha causato la morte di milioni di persone, ma ha recato conseguenze drammatiche da un punto di vista sociale e economico a livello globale.

A distanza di anni, dopo che l’emergenza sanitaria sembra essere stata accantonata, Mark Zuckerberg ha rilasciato un’intervista in cui ha dichiarato alcuni dettagli importanti su quel periodo per quanto riguarda la censura sui social, in particolare su Facebook.

Mark Zuckerberg e la censura sul Covid

Mark Zuckerberg ha confermato quella che fino a poco tempo fa veniva considerata solo una credenza: nel corso del Covid, Facebook avrebbe censurato notizie vere. Il fondatore lo ha ammesso senza filtri e giri di parole in un’intervista rilasciata a La verità. Ha spiegato che non è dipeso soltanto da lui ma da una serie di fattori riguardanti l’algoritmo che non ha le capacità di gestire alcune complessità.

Ne è un esempio la pagina Facebook di Jay Batthacharya, professore a Stanford, che per primo ha firmato la Great Barrington declaration (Gbd). Nel 2020 aveva dimostrato come le decisioni draconiane diffuse dagli Usa a livello globale per contrastare il Covid non sarebbero state la soluzione assoluta.

Infatti, Facebook ha chiuso la pagina della Gbd il giorno dopo la sua apertura, il 4 febbraio 2021. All’epoca la motivazione era stata: per violazione degli standard della community”. E proprio attraverso un post il professore e fondatore della pagina aveva scritto:

Zuckerberg è stato esecutore della propaganda di governo durante la pandemia. Il suo è stato un regime di censura, in cui le falsità erano consentite e la verità censurata.

Le dichiarazioni del CEO di Facebook

Non ne aveva mai parlato prima d’ora, ma non appena si è presentata l’occasione, il CEO di Facebook ha rilasciato alcune dichiarazioni affinché il mondo intero sappia la verità sulla censura del social. Così ha spiegato tutto in una lunga intervista guidata da Lex Fridman, ricercatore russo-americano esperto di Intelligenza artificiale al Massachusetts institute of technology. Alla domanda relativa a cosa può essere considerata disinformazione, Mark Zuckerberg ha risposto:

Ci sono alcuni argomenti che sono considerati unanimemente pericolosi dalla comunità, ad esempio la pedofilia, il terrorismo o la violenza. Poi ci sono altri temi su cui la società dibatte.

Entrando nello specifico del Covid, ha spiegato:

A inizio pandemia c’erano reali implicazioni per la salute ma non c’è stato il tempo di esaminare completamente la vastità delle ipotesi scientifiche che sono emerse. Sfortunatamente, penso che una buona parte dell’establishment in un certo senso si sia confuso su numerosi elementi fattuali e abbia chiesto di censurare moltissime notizie che, ex post, si sono rivelate quantomeno discutibili se non addirittura vere. Questo alla fine ha logorato la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

L’ultimo studio sul Covid

Il Covid ha cambiato completamente le vite di ognuno di noi, a dimostrarlo vi è anche un nuovo studio condotto dall’Università di Aberdeen, nel Regno Unito. La ricerca ha affermato come il lockdown abbia lasciato il segno sulla memoria di ogni essere umano e percezione del tempo. I ricercatori Daria Pawlak e Arash Sahraie hanno spiegato come il continuo avvenimento di restrizioni e l’isolamento sociale hanno portato ad avere una distorsione della memoria temporale.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica PLOS ONE ed ha considerato 277 partecipanti. Hanno risposto a un questionario online riguardante la ricostruzione di eventi importanti avvenuti nel 2021. Dai risultati è emerso che tutti i soggetti hanno commesso un numero alto di errori per quanto riguarda il ricordare di ogni momento in cui si sono manifestati gli eventi.