Shabbar Abbas avrebbe confessato di aver ucciso la figlia Saman in una chat intercorsa con il figlio. Sono gli ultimi dettagli emersi sul caso della 18enne di origini pakistane morta a Novellara nell’aprile del 2021, per cui sono sono imputate cinque persone: lo zio e i due cugini della giovane, il padre e la madre, attualmente ricercata. A riportarlo è Il Resto del Carlino, che parla anche del contenuto di un’importante telefonata ascoltata nel tribunale di Reggio Emilia nel corso dell’ultima udienza del dibattimento a carico dell’uomo.

Caso Saman Abbas, la presunta confessione del padre Shabbar in una chat

Sai cosa? Ho deciso di ritornare. Vengo lì e dirò che ho fatto tutto io. Nessun altro ha colpa. Figlio mio, cosa posso fare? Qui anche Kami (Ikram Ijaz, il cugino della vittima, ndr) sono dietro di noi. Tutte le persone dicono, sono molto preoccupato qui.

Sono queste le parole che Shabbar Abbas avrebbe scritto in una chat intercorsa con il figlio nel giugno del 2021. Di Saman, sua figlia, le tracce si erano perse ormai da mesi. Mentre gli inquirenti la cercavano (l’avrebbero trovata, senza vita, all’interno di un capannone abbandonato a pochi passi dall’abitazione familiare su indicazione dello zio Danish, nel novembre del 2022), il padre, in sostanza, pensava a come poter uscire indenne dalla situazione.

È attualmente imputato – insieme alla moglie Nazia, ricercata, lo zio e i due cugini di Saman – per omicidio premeditato in concorso, sequestro di persona e soppressione di cadavere e si trova in Pakistan, in attesa dell’estradizione.

Tu devi dire che Danish (lo zio di Saman, ndr)  e gli altri non hanno nessuna colpa. Era venuto a casa nostra verso tardi pomeriggio. Lui ha detto ‘datemela che la porto e la ammazzo’. In motorino era andato, tu devi dire così,

avrebbe scritto, ancora, al figlio, puntando il dito contro un altro cugino e un suo fratellastro, non imputati, nel tentativo di scagionare lui e gli altri presunti colpevoli dell’omicidio.

Il contenuto della telefonata ascoltata in aula

Non è tutto. Nel corso dell’ultima udienza del processo a suo carico, sarebbe anche venuta alla luce una telefonata fatta dal suo titolare di lavoro a Shabbar quando la 18enne era già morta.

I carabinieri vogliono sapere dov’è tua figlia. Tu lo sai? Basta che le mandi un messaggio. Dammi il numero di Saman, così lo mando ai carabinieri,

gli avrebbe scritto Ivan Bartoli, chiedendogli quando sarebbe tornato a lavorare presso la sua azienda agricola, dopo essersi dato per malato per un po’. Shabbar gli avrebbe risposto:

Saman? Chiama tutti i giorni, su Instagram.

In realtà era già stata uccisa, per strangolamento. Il 29 aprile 2021 i suoi familiari erano stati ripresi da alcune telecamere di sorveglianza installate nei pressi della loro abitazione con pale e altre arnesi. Gli inquirenti sono convinti che si apprestassero a scavare la fossa nella quale avrebbero poi “sepolto” Saman. La 18enne era stata spinta a tornare a casa – dopo essersi allontanata con il fidanzato, Saqib Ayub -, dalla madre: una vera e propria trappola, secondo gli investigatori, che dimostrerebbe la premeditazione del delitto.

Il tutto perché si sarebbe rifiutata di sposare un cugino, come era stato deciso per lei. Nel corso della prossima udienza sarà ascoltato un suo parente, mai indagato. L’obiettivo è fare luce sull’accaduto e accertare le relative responsabilità delle persone coinvolte. Il fratello della giovane vittima e il suo fidanzato si sono costituiti parte civile al processo, insieme a diverse associazioni che si battono per i diritti delle donne. Tutti chiedono che sia fatta giustizia e che il sacrificio di Saman possa essere almeno utile ad evitare altre morti.