Si terranno domani, 11 giugno, i funerali di Giulia Tramontano, la 29enne di Sant’Antimo uccisa a Senago, in provincia di Milano, mentre era incinta al settimo mese del piccolo che avrebbe voluto chiamare Thiago. È stata la famiglia a renderlo noto, facendo sapere che la cerimonia sarà “strettamente privata”. Una decisione arrivata all’indomani dell’autopsia, che ha rivelato ulteriori dettagli sul terribile delitto che ha portato all’arresto di Alessandro Impagnatiello, accusato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale.

Giulia Tramontano, domani i funerali della 29enne e del nascituro

Dopo lo svolgimento dell’esame autoptico, è arrivato finalmente il nulla osta da parte della Procura per la sepoltura del corpo di Giulia Tramontano, la 29enne originaria di Sant’Antimo (Napoli), uccisa a coltellate a Senago la sera del 27 maggio scorso. La data per i funerali è stata fissata a domani, 11 giugno. A renderlo noto è la famiglia della vittima, che fa sapere che la celebrazione si svolgerà presso la chiesa di Santa Lucia alle ore 15, in forma “strettamente privata”.

Una decisione presa per fare in modo che i familiari e gli amici di Giulia possano vivere – con la privacy che meritano – questo momento di profondo dolore, ma anche per assicurare che il piccolo comune – sconvolto, di recente, anche dalla notizia di un duplice omicidio – non diventi un palcoscenico, in occasione del giorno di lutto cittadino proclamato dal sindaco.

I primi risultati dell’autopsia effettuata sul corpo

Mentre il piccolo paese in provincia di Napoli si prepara per l’ultimo saluto a Giulia e a Thiago, emergono nuovi dettagli sul terribile omicidio che ha portato all’arresto di Alessandro Impagnatiello, il 30enne reo confesso del delitto. Stando ai primi risultati dell’autopsia – effettuata ieri, 9 giugno, da un super pool di esperti -, la vittima sarebbe stata colpita con almeno 37 coltellate, soprattutto nella parte superiore del corpo (alla gola, alla schiena e al petto). Colpi rapidi, dati alla cieca dal compagno mentre lei era di spalle e non poteva difendersi, perché colta di sorpresa. Per questo non avrebbe urlato. Sarebbe morta in pochi minuti, dissanguata.

Poi sarebbe iniziata la seconda fase del delitto, quella dell’occultamento del cadavere. Dopo aver spostato il corpo di Giulia dalla cucina al soggiorno e poi al bagno, Impagnatiello avrebbe provato a disfarsene dandolo alle fiamme con dell’alcol e della benzina, prima all’interno della vasca, poi fuori. Dopo aver tenuto il corpo in casa, l’avrebbe infatti spostato (lui sostiene “trascinandolo”) in cantina e poi nel box auto del condominio, prima di abbandonarlo nel terreno dove sarebbe stato ritrovato, diversi giorni dopo.

Intanto avrebbe provato a depistare le indagini, denunciando la scomparsa della giovane. Le ustioni “estese” presenti sul suo corpo non permetterebbero di accertare l’orario esatto del delitto. Ma si ipotizza che sia avvenuto nella serata di sabato, forse attorno alle 21.

I dubbi ancora da chiarire

Gli elementi emersi in fase di esame autoptico hanno permesso agli inquirenti di smentire la versione dei fatti resa da Impagnatiello. Quest’ultimo aveva infatti raccontato di aver colpito la compagna – con due o tre coltellate – dopo che lei si era ferita da sola. Restano da chiarire, però, alcuni dubbi. Il primo riguarda le bustine contenenti veleno per topi trovate a casa del 30enne. Ciò che si cerca di capire – e che sarà confermato o smentito dagli esami tossicologici – è se l’uomo possa aver somministrato qualcosa a Giulia prima del delitto.

Un dettaglio fondamentale per contestargli la premeditazione, finora esclusa. C’è poi un secondo dubbio: quello sul possibile complice che Impagnatiello avrebbe avuto per sbarazzarsi del corpo, visto il peso. Ma al riguardo non ci sono prove o indizi. E lui, dal canto suo, ha sempre sostenuto di aver agito da solo.

Sono interrogativi a cui, nei prossimi giorni, si cercherà di rispondere. Poi, una volta finite le indagini, si potrebbe andare a processo immediato, saltando la fase dell’udienza preliminare. Il caso, infatti, può considerarsi “chiuso”. Impagnatiello rischia l’ergastolo.