Pensione anticipata di 5 anni con il contratto di espansione, sono terminati i fondi a disposizione per i prepensionamenti 2023. Lo ha comunicato il ministero del Lavoro di Marina Elvira Calderone per le aziende che fanno domanda di convocazione al dicastero – alla presenza dei sindacati – per firmare il contratto di espansione.

Con questo strumento, già introdotto nel 2019, è possibile procedere a nuove assunzioni di giovani lavoratori, mandando in pensione con 60 mesi di anticipo i dipendenti aziendali su base volontaria. Gli obiettivi di scivolo che hanno a disposizione i lavoratori possono consistere nella riduzione dell’attesa per la pensione rispetto alla vecchiaia o al prepensionamento con i soli contributi.

Pensione anticipata di 5 anni con contratto di espansione

Arriva la comunicazione del ministero del Lavoro che avvisa che sono esaurite le risorse per i prepensionamenti di cinque anni dei lavoratori. Le aziende, dunque, non possono presentare la pratica di adesione al contratto di espansione che consente di beneficiare di oneri ridotti per il prepensionamento dei dipendenti in cambio di nuove assunzioni. Le risorse stanziate per la misura erano pari a 219,6 milioni di euro per l’anno in corso, 264,2 milioni per il prossimo anno, 173,6 milioni per il 2025 e 48,4 milioni per il 2026. Si tratta, dunque, di fondi che sono in esaurimento.

Il contratto di espansione consente a chi è a non più di 60 mesi di anticipare il pensionamento o con obiettivo la pensione di vecchiaia (a 62 anni anziché 67), o la pensione anticipata dei soli contributi (37 anni e dieci mesi per gli uomini anziché 42 anni e dieci mesi, 36 anni e dieci mesi per le donne, anziché 41 anni e dieci mesi). Per i propri prepensionamenti, l’azienda che abbia aderito al contratto di espansione dovrà riconoscere un’indennità mensile, da calcolare sul trattamento lordo di pensione che il dipendente abbia maturato al momento dell’uscita dal lavoro. Per il 2024 il governo non ha confermato i contratti di espansione.

Pensione anticipata di 5 anni, come uscire prima con lo scivolo nel 2023?

Nel caso in cui l’obiettivo del scivolo del lavoratore sia accorciare i contributi per la pensione anticipata, l’azienda – insieme all’indennità mensile – dovrà versare anche i contributi previdenziali. È proprio sugli oneri a carico dell’azienda che scattano gli aiuti statali. In particolare, nel periodo in cui al lavoratore spetti la Naspi, l’indennità mensile si riduce di un importo corrispondente alla Naspi. Lo sconto sui contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, invece, è commisurato all’importo della contribuzione figurativa della Naspi.

Inoltre, proprio nello scorso anno il requisito dell’ampiezza aziendale per aderire al contratto di espansione è stato ulteriormente ridotto. Infatti, per aderire allo scivolo è necessario che l’impresa abbia almeno 50 unità lavorative, rispetto alle 250 previste fino al 2021 e alle 1.000 degli anni precedenti. Le aziende aderenti devono garantire un piano di ristrutturazione e di riposizionamento aziendale per quanto riguarda le forze lavoro con la previsione di nuove assunzione. In particolare, per le imprese più grandi, con un’assunzione ogni tre prepensionamenti si beneficia di un anno in più di copertura Naspi.

Part time per i dipendenti che non si trovino a 60 mesi dalla pensione

Con i fondi esauriti per il contratto di espansione lato prepensionamenti, è possibile aderire alla sola riduzione oraria. In particolare, per i dipendenti che non si trovino a meno di 60 mesi dalla prima data utile per la pensione, è possibile ridurre l’orario di lavoro del 30 per cento su base giornaliera, settimanale o mensile. Si può arrivare anche alla riduzione dell’orario fino al 100%, purché ci sia l’accordo con il lavoratore.

Anche per questa misura è previsto un tetto di spesa che non è stato ancora sforato. Le imprese possono quindi richiedere la riduzione dell’orario di lavoro anziché il prepensionamento. Anche in questo caso, è necessario procedere con nuove assunzioni unitamente ad attività formative.