Saranno veramente quattro i modelli elettrici e un modello ibrido quelli che secondo i sindacati FIM Cisl daranno nuova linfa alle linee di produzione degli stabilimenti Stellantisi di Melfi.

La situazione negli ultimi mesi si è decisamente complicata e il dialogo tra Stellantis e operai è diventato sempre più flebile. Ad oggi però arriva la notizia della scrittura in agenda di una data, il 29 giugno, per un incontro tra azienda e lavoratori.

Per i metalmeccanici di Cisl la situazione può essere vista sotto con ottimismo come scrive in nota ad Agi il segretario della Fim Cisl Basilicata, Gerardo Evangelista.

“Dopo l’incontro del 6 giugno nello stabilimento lucano, tra il Comitato esecutivo della Rsa, le segreterie di Fim, Uilm, Fismic, Uglm e AqcfR e la direzione aziendale, finalmente abbiamo avuto una data sicura per un incontro chiesto da tempo. E’ stata definita la data del 29 giugno per entrare nel merito dei programmi produttivi e organici che il gruppo Stellantis metterà in campo nei prossimi mesi per lo stabilimento di Melfi. Sarà il momento per entrare nel merito del prosieguo lavorativo, produttivo e organizzativo in vista dei 4 modelli previsti per lo stabilimento di Melfi, che saranno tutti elettrici su questo auspichiamo anche una quinta vettura a marchio Jeep anche ibrida per i mercati extra europei che di sicuro darà l’aiuto necessario per il raggiungimento dei volumi produttivi che sono il vero termometro di uno stabilimento”

Cgil mentre attendiamo il confronto, l’azienda smantella Melfi

Di tutt’altro avviso invece è il sindacato Fiom Cgil che invece guarda con grande preoccupazione quello che sta avvenendo ormai da mesi negli stabilimenti Stellantis e in particolare a Melfi.

“Confermando la partecipazione all’incontro sullo stabilimento di Melfi con Stellantis il prossimo 29 giugno insieme alle altre sigle sindacali, ma reputiamo tardiva la data del 29 giugno mentre a oggi si continua a mettere in discussione l’occupazione e in modo unilaterale, l’azienda procede con licenziamenti mascherati da trasferte e incentivi all’esodo che come Fiom Cgil continuiamo a non condividere perché vanno nella direzione dello svuotamento dello stabilimento rispetto alla capacità produttiva e quindi occupazionale del sito produttivo, con un impatto pericoloso per tutto l’indotto”.

La Fiom è alquanto preoccupata della situazione, nelle scorse settimane una delegazione si era recata in Francia per cercare di accelerare un processo di confronto che fatica ad arrivare.

“È necessario che anche in Italia e quindi anche a Melfi ci sia l’apertura di un confronto ma che non può essere di certo il 29 giugno, dal momento che l’azienda continua nelle sue scelte di efficientemente sulla spalle dei lavoratori che vedono peggiorare le condizioni di lavoro, salute, sicurezza e salario e mettere a rischio l’occupazione. Chiediamo un quadro preciso rispetto alla transizione verso i modelli elettrici con la sicurezza della tenuta occupazionale. L’azienda non può continuare a procedere senza un vero confronto sindacale, acquisendo le nostre proposte. La transizione –conclude Calamita – non può impattare sulla condizione di vita e di lavoro delle persone, pertanto vanno accolte le nostre proposte sulla riduzione dell’orario di lavoro, sugli ammortizzatori sociali per l’uscita dallo stabilimento e l’accompagnamento alla pensione e sul miglioramento delle condizioni di lavoro dentro la fabbrica. Tutto ciò deve essere affiancato da un piano industriale chiaro e da un confronto con il governo regionale e nazionale”.