A Lussemburgo è stato raggiunto, ieri, l’accordo del Consiglio affari interni dell’Ue sulla gestione dei migranti. L’intesa, votata a maggioranza qualificata, è solo il primo passo verso un nuovo modello di gestione dei flussi migratori. Il Consiglio ieri ha infatti approvato la posizione negoziale che, in rappresentanza degli Stati membri, dovrà essere poi successivamente trattata con il Parlamento europeo. Il raggiungimento di un accordo al Consiglio Ue è però, già di per sé, una notizia storica dopo anni di inconcludenti discussioni e empasse.
Accordo Ue sui migranti, Calovini: “Meloni ha portato il tema al centro dell’Europa”
Dopo quasi dodici ore di discussione, il Consiglio Affari interni dell’Ue ha raggiunto un accordo in tema migranti. Il negoziato tenutosi a Lussemburgo ieri ha infatti ottenuto un compromesso sui due regolamenti fondamentali che regolano le procedure di gestione di asilo. I risultati del negoziato, che ora dovranno essere discussi al Parlamento europeo, sono stati approvati con maggioranza qualificata, nonostante il voto contrario di Ungheria e Polonia e l’astensione di Malta, Slovacchia, Bulgaria e Lituania.
Il risultato ottenuto ieri, a dir la verità, era tutto meno scontato. Lo stesso ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si era infatti dichiarato, in apertura dei lavori, poco ottimista. L’esito delle trattative si però poi ribaltato, tanto che lo stesso titolare del Viminale ha riferito, rientrando in Italia, piena soddisfazione. L’Italia, dopo un primo blocco ricevuto dagli altri Paesi, è riuscita infatti a far passare la sua linea sulla definizione dei Paesi terzi con cui concludere accordi.
La redazione di TAG24 ha commentato, in questa intervista esclusiva, l’accordo di ieri con Giangiacomo Calovini, deputato di Fratelli d’Italia.
Onorevole Calovini, gli accordi raggiunti ieri sono un primo importante passo per una nuova politica di accoglienza europea. Come giudica i risultati ottenuti?
“Ritengo sia stato un successo sotto l’aspetto politico e tecnico, per quanto si tratti di un passaggio che dovrà poi essere definito con il Parlamento europeo. Il successo politico è evidente: da anni il tema migratorio veniva posto dai vari Governi che si sono succeduti, ma senza alcun risultato. Il premier Meloni è riuscito invece a trasformare un problema, prima considerato solo nazionale, in un tema europeo. Dal punto di vista tecnico, invece, sono state adottate tutta una serie di norme per quanto riguarda la redistribuzione, l’accoglienza e la costituzione di un Fondo europeo che gestisca tutte la politica migratoria. Sicuramente un ottimo risultato del Governo Meloni”.
Quale ritiene sia, in questo accordo, il vero punto di forza?
“La costituzione del Fondo è fondamentale perché questo sarà costituito non in base all’accettazione del migrante ma in base al Paese di accoglienza. Noi veniamo da una gestione in cui i Paesi che accoglievano di più avevano anche il maggior carico dal punto di vista economico. Altro aspetto è che ora si sceglierà a monte la quantità di persone che ogni Paese dovrà accogliere, per cui anche i Paesi che prima accettavano un carico inferiore saranno coinvolti. Finalmente un tema così complesso si affronta insieme e non è più solo un problema dei Paesi del Mediterraneo”.
Pensa che occorra lavorare su meccanismi di redistribuzione obbligatoria?
“Questo è un tipo di approccio che non è ancora accettato da alcuni Paesi. Anche in questo caso credo serva uno sforzo politico più che tecnico. I Paesi europei sono divisi su tanti temi, non solo sulla questione migratoria. Dobbiamo poi sottolineare come il contesto politico internazionale stia vivendo grandi mutamenti. Anche alla luce di questo dobbiamo considerare le motivazioni degli altri Paesi. Pensiamo alla Polonia, che si è astenuta non perché contraria all’accoglienza, ma perché ha posto il tema di aver già sul suo territorio oltre un milione e mezzo di profughi ucraini. Credo sia importante lavorare sull’equiparazione di tutti i fenomeni, come ad esempio le migrazioni dal Mediterraneo e dall’Est Europa”.
Mi ha anticipato. Volevo proprio chiederle se, secondo lei, è significativo che Ungheria e Polonia, paesi con cui il premier Meloni ha un forte dialogo, abbiano votato contro l’accordo.
“Innanzitutto non si sono opposti, ma astenuti. Dunque già questo è un risultato importante che non ci siano stati opposizioni”.
In realtà tutte le fonti riportano che abbiano votato contro.
“C’è una doppia lettura, ho notato anche io. Però, al di là di questo, la Polonia ha motivato le sue ragioni con un argomenti importanti. Bisogna cercare di comprendere quelle che sono le necessità e le esigenze di tutti i Paesi”
Il ministro Piantedosi ha parlato di un buon risultato, soprattutto nell’ ottica di un orizzonte temporale di cinque anni per lavorare. Crede che questo tempo basterà – dato che l’Europa si è dimostrata più volte lenta su questi temi – per portare a casa un risultato significativo per l’Italia ?
“Io sono convinto che questa legislatura durerà cinque anni, e così il Governo. Il tema però, come dicevo, è quello delle accelerazioni che la politica internazionale ha visto in questi anni. Pensiamo alla pandemia e alla risposta che diede l’Europa. Se ricordiamo c’era una conflittualità forte tra i Paesi cosiddetti frugali e quelli del Mediterraneo come l’Italia. Ma poi si è arrivati a una soluzione importante. Stessa cosa è successa dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. La velocità della politica internazionale è oggi impressionante. Per questo servono Governi e legislature solide. Ha ragione il ministro Piantedosi quando dice che l’orizzonte lungo del Governo aiuterà a portare avanti il processo intrapreso ieri”.
La premier Meloni è in prima linea per risolvere la questione del finanziamento del FMI alla Tunisia. Crede che ci sia la possibilità di ottenere dei risultati a breve termine?
“Il Governo Meloni sta operando bene e non lo dico io che sono un parlamentare di FdI. Lo dicono i principali analisti a livello internazionale. Fatta questa premessa, una delle cose che l‘esecutivo sta facendo meglio è proprio la politica estera. E questa è una vera novità. Veniamo da una legislatura con tre Governi totalmente opposti in tema di politica internazionale. Pensiamo ai rapporti del Conte I con Cina e Russia e poi alla politica di Draghi. Impostazioni totalmente diverse e senza continuità.
Il governo Meloni ha invece una politica europeista e atlantista chiara in grado di lavorare con i Paesi vicini per trovare soluzioni. In questo quadro rientra l’approccio al nord Africa. Pensiamo alle visite del presidente del Consiglio in Libia e in Tunisia, sia la scorsa settimana che la prossima domenica, dove sarà accompagnata dalla presidente von der Leyen e dal premier olandese Rutte. Sono segnali forti che indicano come l’Italia possa, con le sue interlocuzioni, ottenere dei risultati concreti.
La questione tunisina è importante per la questione migratoria, e non perché, come qualcuno dice, noi vogliamo bloccare i disperati e abbattere i barconi. Nulla di più falso. Noi vogliamo attuare questo piano Mattei con un approccio diverso ai paesi africani, non più predatorio ma di cooperazione. Per cui molto bene come sta procedendo il premier.
Per quanto riguarda la questione del FMI, la Tunisia sta affrontando dei gravissimi problemi a livello economico e ha una forte instabilità interna. È nostro dovere essere al fianco di questo Paese nel suo piano di ristrutturazione. Anche perché abbandonarlo alle influenze di Paesi che intendono solo sfruttarlo sarebbe un grave errore, come abbiamo visto nei Balcani con la Cina. Penso dunque siamo sulla strada giusta”.