Il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella commenta la nuova legge contro la violenza sulle donne, da poco approvata in Consiglio dei ministri. In un’intervista al Quotidiano Nazionale, l’ex sottosegretaria nel governo Berlusconi si concentra in particolare sull’uso del braccialetto elettronico e sull’imposizione di una distanza di sicurezza tra vittima e potenziale aguzzino.
La soglia di distanza minima andava fissata visto che c’è stato addirittura chi ha prescritto soli 50 metri. Il problema dei braccialetti elettronici è che non vengono utilizzati. È per questo che abbiamo cambiato il metodo: prima il braccialetto non veniva applicato salvo disposizione del giudice, ora di norma verrà prescritto salvo che il giudice non lo ritenga necessario. E ovviamente fatto salvo il consenso dell’interessato, che in caso contrario è soggetto ad altre forme di sorveglianza.
Roccella si concentra poi sui ritardi nelle misure cautelari per gli autori di violenze, sottolineando che “alcune vite potevano essere salvate se si fosse agito per tempo”. Per questo motivo “termini stringenti sono necessari se vogliamo fermare questa scia di sangue”.
Violenza sulle donne, Roccella: “Aumentati i fondi, pronta una campagna di sensibilizzazione nelle scuole”
Ma punire i trasgressori non basta: c’è bisogno di un lavoro “anche sul piano culturale” per contrastare e debellare ogni proposito di violenza. A tal proposito, il ministro sottolinea come “i due piani si sostengono a vicenda” perché le leggi “fanno cultura”.
Il governo ha già aumentato di un terzo i fondi per il piano anti violenza, che comprende centri e case rifugio, e con il ministro Valditara promuoveremo una forte campagna di sensibilizzazione nelle scuole in autunno.
Roccella prova poi a identificare le ragioni che scatenano le azioni riprovevoli che finiscono agli onori delle cronache. Alle forme più antiche di controllo sul corpo della donna “se ne aggiungono di nuove, di segno molto diverso”.
C’è sempre un problema nei confronti della libertà delle donne, che non viene tollerata. In alcuni Paesi ci sono ragazze che rischiano la vita per andare semplicemente a capo scoperto, in altri Paesi la differenza dei corpi sessuati viene negata e svilita, fino a essere ostracizzati. Vorrei che le donne maturassero una maggiore consapevolezza di sé e della propria forza.
A tal proposito, l’auspicio è di “una società con pari opportunità, che per essere tali non possono nascere dall’omologazione ma dalla valorizzazione della differenza“.
Uomini e donne sono diversi, a partire dai loro corpi. Eppure tutto, dai servizi all’organizzazione del lavoro, è tarato sul maschile. Da femminista sono qui per contribuire a cambiare questa mentalità. E sono felice di far parte del primo governo guidato da una donna.