Arrivano i primi punti fermi della conversione in legge del decreto “Lavoro” relativi allo smart working che sarà prorogato fino al 31 dicembre 2023 ma non per tutti, mentre per colf e badanti arriva la decontribuzione totale per una durata totale di tre anni. Le novità emergono dagli emendamenti presentati al decreto, approdato in Commissione Affari sociali del Senato. Negli ultimi giorni ha tenuto banco la questione della proroga dello smart working, in scadenza al 30 giugno prossimo.
Con il provvedimento in Commissione arriva la proroga per i lavoratori fragili e i genitori di under 14 fino alla fine di quest’anno, ma solo nel settore privato. Conferme arrivano anche per i fringe benefit con tetto fissato a 3.000 euro. Novità emergono infine per quanto concerne il nuovo Reddito di cittadinanza, per quanto riguarda l’assegno di inclusione lavorativa che dovrà fornire risposte sul piano dell’occupazione.
Smart working: le novità del Dl Lavoro
La proroga dello smart working lascia fuori quindi i lavoratori del pubblico impiego. Per questa platea di lavoratori una decisione definitiva verrà presa solo la prossima settimana, probabilmente nella giornata di martedì. Si prevede che il decreto “Lavoro” approdi in Parlamento nella seconda parte della prossima settimana. Sui dipendenti della Pubblica amministrazione non ci sarebbe il benestare del ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo.
Sul fronte dei fringe benefit, arrivano conferme sull’innalzamento del tetto a 3.000 euro, ma solo per i lavoratori dipendenti che abbiano figli. A tal proposito, non è passata l’alternativa di incrementare il tetto di fringe benefit a 1.000 euro per tutti, prevedendo bonus di 660 per ogni lavoratore con figli, fino a un massimo di tre. L’esenzione della parte contributiva dei fringe benefit nella versione a 3.000 euro dovrebbe produrre un impegno del governo pari a 190 milioni di euro.
Smart working e decontribuzione badanti al 100% per tre anni: ultime notizie
Una decontribuzione arriva anche per le famiglie datrici di lavoro di colf e badanti, dopo l’aumento delle spese che stanno sostenendo nel 2023 per il rinnovo del contratto nazionale di categoria e l’incremento delle retribuzioni corrisposte pari al 9,2% rispetto al 2022. Per le famiglie è previsto uno sconto del 100% dei contributi per la durata di tre anni nel caso di assunzioni e stabilizzazioni di lavoratori domestici per l’assistenza di persone non autosufficienti. Lo sconto contributivo è contenuto in un correttivo al decreto legge “Lavoro”. Il bonus sarebbe assicurato per la durata di tre anni, nel triennio dal 2023 al 2025. La decontribuzione avrebbe un limite annuo nell’importo pari a 3mila euro per un periodo di 36 mesi.
A tal proposito, le famiglie ricevono il bonus in caso di assunzione o di stabilizzazione del rapporto di lavoro con contratto a tempo indeterminato a favore del collaboratore domestico. La persona assistita, non autosufficiente, dovrà avere un’età minima di 65 anni. Non spetta lo sconto contributivo nel caso in cui il rapporto di lavoro tra la famiglia e la colf o badante sia terminato da meno di due anni.
Percettori Reddito di cittadinanza, chi può rifiutare un’offerta di lavoro?
Ulteriori novità riguardano l’accettazione di un posto di lavoro per chi percepisca il nuovo Reddito di cittadinanza (o assegno di inclusione lavorativa). Dalle ultime modifiche al decreto “Lavoro”, risulta che i casi di rifiuto di un’offerta di lavoro sia possibile nel caso in cui si preveda uno spostamento di oltre 80 chilometri o un tempo di percorrenza con i mezzi pubblici superiore a due ore.
I percettori di RdC che ricevano un’offerta di lavoro a tempo indeterminato non hanno, invece, flessibilità di rifiuto: devono accettare l’offerta di lavoro ovunque si trovi. L’ultima novità su quest’ultimo punto è la possibilità di rifiuto solo nel caso in cui siano presenti figli under 14. In quest’ultimo caso, anche per l’offerta di lavoro a tempo indeterminato permarrebbero i due limiti degli 80 chilometri di distanza o delle due ore di percorrenza con i mezzi pubblici.