È arrivato nella giornata di ieri, 7 giugno, il via libera definitivo in Consiglio dei ministri per la norma relativa ai nuovi concorsi pubblici 2023 che riforma il Testo unico del 1994. Tra le novità presenti, le nuove regole sulla parità di genere assicureranno, a parità di punteggio alle prove, un vantaggio per il genere meno rappresentato. Inoltre il provvedimento, adottato con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, riforma le procedure dei concorsi che dovranno essere conclusi nel termine massimo di sei mesi.
La nuova disciplina rende strutturali, peraltro, alcune norme che sono state adottate durante il periodo di pandemia e che hanno segnato l’inizio del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), aggiungendo nuovi elementi – oltre alla modifica della calendarizzazione delle procedure e alla parità di genere – che riguardano l’esecuzione delle prove delle donne incinte e un nuovo approccio delle selezioni per chi fosse affetto da disturbi specifici di apprendimento (Dsa).
Nuovi concorsi pubblici 2023, le novità della parità di genere e partecipazione alle prove di soggetti affetti da Dsa
Novità importante dei nuovi concorsi 2023 sarà la parità di genere che sarà assicurata nelle procedure di selezione mediante un meccanismo che prevede la messa a bando, per ciascuna qualifica, della percentuale di rappresentatività dei generi. Tale percentuale dovrà riferirsi al 31 dicembre dell’anno prima del concorso stesso, evidenziando le qualifiche per le quali vi fosse una sproporzione di genere di oltre il 30 per cento. In questa situazione, e nel caso in cui si verificasse una parità di punteggio, il genere meno rappresentato si vedrebbe assegnata la preferenza ai fini del superamento del concorso.
Una tutela ulteriore è prevista per le donne in stato di gravidanza per le quali dovrà essere garantita la possibilità di partecipare alle prove del concorso nei casi di impedimenti, anche dovuti alla necessità di effettuare esami clinici o allattamento, mediante la calendarizzazione di un’altra data utile.
Per la partecipazione di soggetti affetti da disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) si dovrà garantire la possibilità di una prova sostitutiva dell’esame scritto, anche mediante l’espletamento della sola prova orale. Inoltre, a favore di questi soggetti dovrà essere messo a disposizione l’utilizzo di strumenti utili per la scrittura, la lettura e per il calcolo.
Quali sono i nuovi termini di scadenza dei bandi?
Il cuore della riforma dei concorsi pubblici è rappresentato dalle tempistiche, a partire dalla fase di candidatura che potrà essere presentata tramite il portale InPa. Tale semplificazione dovrà garantire dei tempi di esecuzione dei concorsi più celeri, cercando di ridurre ulteriormente i tempi delle procedure passati dai 786 giorni medi del 2019 ai 169 giorni del 2022. Per questo motivo, il decreto approvato ieri dal Consiglio dei ministri, prevede tempistiche più snelle relative:
- allo svolgimento della prova scritta che dovrà avvenire entro 30 giorni dalla scadenza per la presentazione della candidatura;
- alla prova orale, che dovrà essere espletata entro i 30 giorni successivi alla prova scritta;
- alla valutazione dei titoli, anche in questo caso da eseguirsi nel termine di 30 giorni dalla prova orale;
- alla pubblicazione delle graduatorie, cui le commissioni dovranno provvedere entro i 15 giorni successivi.
Si prevedono, a queste condizioni, concorsi pubblici che potrebbero chiudersi nel giro di 105 giorni, fermo restando che il provvedimento fissa in sei mesi la durata massima di tutte le procedure concorsuali.
Infine, un emendamento al decreto Pa, atteso alla conversione in legge, fissa la possibilità per gli enti territoriali di prevedere, fino a tutto il 2026, l’esecuzione della sola prova scritta, senza quella orale. Si prevede che l’opzione, in una fase di difficoltà di reclutamento degli enti territoriali, possa essere largamente sfruttata nei prossimi anni.