Il servizio della trasmissione “Report”, andato in onda su RaiTre lunedì 5 giugno 2023, è un attacco frontale a Stefano Bandecchi e all’Università Niccolò Cusano. Una puntata mirata a distruggere la reputazione dell’imprenditore, fondatore e presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo romano, e sindaco di Terni, dell’Unicusano e delle Università private in generale.

Con supposizioni senza prove, sottintesi, allusioni e montaggi tagliati ad arte, l’inchiesta, se così possiamo definirla, per prima cosa instilla il dubbio sull’onestà di Bandecchi: il servizio tratta l’indagine della Guardia di Finanza, non ancora conclusa, che ha portato al sequestro preventivo di 21 milioni di euro all’Università, senza mostrare leggi o documenti che dimostrino il “crimine” commesso.

Poi mette in discussione la qualità della didattica dell’Ateneo di via Don Carlo Gnocchi 3 e, con fare sprezzante e ironico, sia il giornalista del servizio, sia il conduttore Sigfrido Ranucci lanciano il messaggio offensivo che chi sceglie di studiare in una struttura privata lo fa per avere agevolazioni e scorciatoie, “dritte” sugli esami, e prendere il “pezzo di carta” praticamente comprandolo.

Ranucci in un passaggio dice:

“E’ la filosofia di vita di chi, potendo permetterselo, sceglie la scorciatoia. Gli studenti pagano per avere un servizio e le Università lo sanno e li agevolano nel superamento degli esami”.

Ingiuria gratuita e senza fondamento contro gli Atenei telematici e gli studenti che li frequentano. Da un programma di qualità come “Report” ci saremmo aspettati meno luoghi comuni e più originalità.

Il servizio si concentra anche sui media dell’Unicusano, Radio Cusano Campus, Cusano Italia Tv, Cusano News 7 e naturalmente Tag24.it e sui giornalisti che lavorano per le varie emittenti. Stefano Bandecchi viene accusato di vessare i suoi dipendenti e di creare un sistema di terrore all’interno della sua azienda. Un ex dipendente di Radio Cusano Campus, incappucciato e con la voce camuffata male, parla di una “legge Bandecchi” che tutti devono rispettare.

Un ex giornalista incappucciato di Radio Cusano Campus: “La legge di Bandecchi è spietata”. Perché non metterci la faccia?

L’ex dipendente di Radio Cusano Campus accusa:

“Vivevamo in una bolla, sono in vigore le leggi di Bandecchi: se lui dice che il cielo è rosa, il cielo deve essere rosa. Abbiamo subito vessazioni e come una goccia hanno scavato. Ci hanno convinti che fuori c’è il nulla”.

Per avere chiarimenti su queste affermazioni forti, Tag24.it ha intercettato il presunto ex dipendente, si chiama Matteo Torrioli e per anni ha condotto trasmissioni su Radio Cusano Campus. Se davvero vigessero le leggi di Bandecchi e se davvero i giornalisti delle testate dell’Unicusano non fossero liberi di dire e scrivere quello che vogliono, il giornale non avrebbe chiesto lumi sulle sue dichiarazioni. Sicuramente non avrebbe trattato l’argomento e avrebbe messo tutto a tacere. L’intento è quello di far luce, nel modo più onesto possibile, sulle accuse velate e dirette mosse da “Report” contro l’Unicusano, i lavoratori e gli studenti.

Perché l'”incapucciato” sarebbe Matteo Torrioli? Le immagini della trasmissione lo tradiscono, “Report” fa ben poco per proteggere la propria fonte: le inquadrature rendono riconoscibile la persona e soprattutto la voce è stata camuffata malissimo.

Allora la domanda rivolta a Matteo è questa: “Perché non metterci la faccia e testimoniare apertamente?”.

Per avere una risposta e tante spiegazioni, gli inviati lo hanno atteso fuori casa: una serie di fatti e di contraddizioni fanno pensare che l’ex dipendente di Radio Cusano Campus in incognito sia proprio Matteo Torrioli.

La prima mossa è quella di chiamare i Carabinieri, i militari hanno avuto una segnalazioni su due tipi che si aggiravano per la via. Perché allertare le Forze dell’Ordine? Qualcuno potrebbe dire per questioni di sicurezza. Sarà così?

Gli inviati hanno dato le generalità ai Carabinieri che hanno ricevuto la segnalazione della loro presenza

Gli inviati hanno dato le generalità ai Carabinieri che hanno ricevuto la segnalazione della loro presenza

Dopo ore di attesa vuole dire la sua il papà di Matteo, prima con fare aggressivo: “Ve ne dovete andare via”, poi con più calma prende le parti del figlio negando che l’ex dipendente fosse Torrioli. Ma si contraddice. Alla domanda: “Non pensa che Matteo sia stato una pistola nelle mani di “Report” contro Bandecchi e l’Unicusano”, il signore risponde: “No, non lo è stato”, salvo poi riprendersi: “Poi Matteo non è mai stato a ‘Report’“. Lo scivolone c’è stato.

[bbvideo id=5551197]

Alla fine il presunto ex dipendente di Radio Cusano Campus esce e decide di concedersi all’intervista di Tag24.it. Subito nega di aver visto il servizio di “Report” per poi, invece, asserire di averlo guardato. Man mano che parla si comprende che quella puntata l’ha conosce molto bene. Naturalmente nega di essere la fonte: “Non sono io, si sono sbagliati”.

[bbvideo id=5551061]

Matteo afferma di non sapere chi sia la “fonte” di “Report”: “Chiedete a loro” suggerisce ma poi si tradisce e dice: Chiedete a Luca.

Ma chi è Luca, a quale Luca si riferisce? Ah, sì Luca Bertazzoni il giornalista che ha firmato il servizio. Perché lo chiama Luca in via confidenziale? Lo conosce? A pensar male… sentite cosa dice nel video.

[bbvideo id=5551067]

Facendo riferimento al servizio di “Report”, Tag24.it ha voluto sapere di più sulla conciliazione firmata e sul nuovo contratto di lavoro definito dall’incappucciato” “peggiorativo“. Anche in questa occasione Torrioli ribadisce le stesse cose ascoltate nella trasmissione di RaiTre, ossia che a novembre 2021 ai dipendenti di radio e tv è stato cambiato il contratto e per questo hanno firmato una conciliazione. Un contratto che peggiora, a suo dire, le condizioni di lavoro. Per questo, e naturalmente dispiace sapere che una persona stia male, avrebbe avuto un crollo emotivo: “Ho avuto una depressione”, spiega.

[bbvideo id=5551062]

A questo punto Tag24.it vuole vederci chiaro. Ha avuto modo di visionare la conciliazione a cui fa riferimento Torrioli. Si scopre, così, che innanzitutto il documento non è stato imposto ma è stato fatto visionare ai lavoratori e discusso prima di firmare. Il conciliatore, in sede sindacale, ha spiegato ai dipendenti cosa avrebbero firmato, mettendosi a disposizione per ogni chiarimento. I lavoratori sono stati licenziati e immediatamente riassunti per consentire loro la continuità lavorativa ed evitare che restassero senza stipendio.

Perché la conciliazione? Per adeguare a tutto il comparto radio e tv il giusto contratto di categoria per garantire ai dipendenti maggiori tutele.

Il compenso è rimasto lo stesso e il Tfr è stato calcolato regolarmente e non stabilito in modo forfettario.

Nella conciliazione, inoltre, non si fa minimamente riferimento a imposizioni di segretezza.

Perché Matteo afferma di non poter dire nulla, di non poter parlare di quello che ha vissuto e provato dando la colpa a un “accordo” con l’azienda che lo metterebbe a tacere? Ma quale accordo? Non è che i suoi avvocati gli hanno consigliato il silenzio per questioni legali?

[bbvideo id=5551072]

Saluta ribadendo la sua estraneità alla trasmissione: “Non sono io il tizio di ‘Report’, chiedete alla trasmissione ma non credo ve lo dicano: vi siete sbagliati”.

Tag24.it non si permetterà di chiedere informazioni a “Report” perché sa che le fonti vanno protette in tutti i modi, soprattutto quando le questioni sono delicate e l’interlocutore chiede di non essere riconosciuto. Quello insomma che non ha fatto “Report”: si capisce benissimo chi sia l’ex dipendente di Radio Cusano Campus. E va protetta ancora di più la fonte quando si fa parlare qualcuno che può violare il codice penale e incorrere in una multa o, in extrema ratio, nel carcere. Nel servizio di “Report” sono stati diffusi audio inviati privatamente o registrati durante riunioni. L’articolo 617 septies del codice penale è molto chiaro:

L’ articolo 617 septies c.p. (introdotto con il decreto legislativo del 29 dicembre 2017 n.216) punisce con la reclusione fino a quattro anni qualsiasi persona che, per recare danno alla reputazione o immagine di altri, diffonde, con qualsiasi mezzo, riprese audio o video, registrazioni di conversazioni sia telefoniche che telematiche, in cui questo partecipa. La pubblicazione di una conversazione privata con lo scopo di ledere o creare danno potrebbe anche essere considerata diffamazione. L’articolo 595 del codice penale indica, infatti, che chiunque ne sia colpevole, può essere punito con la reclusione fino ad un anno o con una multa fino a mille trentadue euro.

Forse, caro Matteo, se naturalmente sei tu l'”incappucciato”, ti sei fidato di chi prometteva tutele in cambio di uno scoop a tutti i costi che fa acqua da tutte le parti.

Vorremmo, infine, dare una notizia a Matteo Torrioli e anche ai nostri lettori, Stefano Bandecchi non è il solo ad occuparsi dell’Università e delle altre aziende, visto che ci sono 500 dipendenti e vari dirigenti che lavorano e collaborano con lui.

Leggi anche Il grande bluff mediatico su “Mr Unicusano”: i fatti punto per punto