A Roma chi è contrario lo chiama inceneritore, chi è favorevole termovalorizzatore. Ciò che è certo è che la costruzione di un impianto per bruciare i rifiuti e produrre energia nella zona di Santa Palomba non convince tutti i cittadini e molte associazioni ambientaliste. Il tema divide, e non poco, anche la politica: proprio sull’inceneritore di Roma si consumò, come forse ricorderete, lo scontro finale tra i Cinque Stelle e le forze di maggioranza che portò, nella scorsa legislatura, alla caduta del governo Draghi.

Nonostante le voci critiche che si sono sollevate, la giunta Gualtieri marcia comunque spedita verso realizzazione dell’impianto. Solo ieri il sindaco ha annunciato, infatti, l’avvio della gara d’appalto ad agosto.

Inceneritore Roma, Lepidini: “Il nostro no mobiliterà le persone contro la narrazione salvifica fatta fino ad oggi”.

La costruzione a Roma dell’inceneritore – o termovalorizzatore, che dir si voglia – nella zona di Santa Palomba, continua a fare discutere. Ai fautori dell’opera – primo fra tutti il sindaco Gualtieri – si oppongono associazioni ambientaliste e comitati civici assolutamente determinati a impedirne la realizzazione.

Volendo semplificare, chi è d’accordo con la costruzione dell’impianto sostiene che,  attraverso la combustione dei rifiuti, si potrà non solo risolvere un problema che da anni attanaglia Roma, ma soprattutto produrre energia a vantaggio dei cittadini. Questa impostazione è tuttavia assolutamente contestata dai fautori del no per i quali l’inceneritore va in direzione opposta alle politiche ambientali che si dovrebbe perseguire.

Come è evidente, le ragioni e gli interessi in ballo sono molto più complicati di quanto sinteticamente esposto. Il tema dell’inceneritore abbraccia infatti le questioni ambientali, sanitarie ed economiche.

Per comprendere le ragioni del no, la redazione di TAG24 ha raggiunto Alessandro Lepidini, ex assessore all’ambiente del IX municipio e oggi fondatore del Comitato No Inceneritore a Santa Palomba.

Lepidini, ieri Gualtieri ha annunciato che la gara per il termovalorizzatore partirà ad agosto, come ha accolto la notizia?

“Quello di Roma sarà un inceneritore, non un termovalorizzatore. La termovalorizzazione va dimostrata, e oggi non ci sono ancora dati relativi al progetto. Si era detto che da questo progetto Roma avrebbe beneficiato di energia elettrica e termica, ma non è così. Il progetto non sarà pubblico ma assegnato a una cordata di privati, che dunque dovranno fare profitti. Roma non otterrà nulla da questo impianto”.

Secondo lei chiamare l’opera “termovalorizzatore” è un modo dunque per abbellire la realtà?

“Si, è un uso del termine tipicamente italiano che tende a far sì che le persone pensino che sia una cosa positiva”.

Per quali motivi ritiene si tratti di un’opera sbagliata dal punto di vista ambientale?

“Potrei esprimerle le ragioni per ore. Pensiamo innanzitutto al tema della CO2 che produrrà l’impianto, ovvero 600-700mila tonnellate annue, in microparticelle difficili da rilevare. Ma ragioniamo anche sul fatto che questa soluzione è assolutamente antitetica al piano per l’economia circolare, il cui scopo è il recupero e il riutilizzo delle materie prime. Se si brucia mi sembra evidente non si faccia nessun recupero della materia. Anzi, al contrario, si producono emissioni climalteranti e tossiche come il furano, le diossine e gli ossidi di azoto.

La cosa più assurda è che i fautori dell’opera accusano noi di volere la discarica. Fanno finta di non sapere che tanto una discarica sarà comunque necessaria, perché l’impianto produrrà scorie pesanti e leggere in quantità pari a un terzo delle 600mila tonnellate di capacità. Nessuno ha ancora detto come saranno utilizzate queste scorie. Quello che sappiamo per certo, perché scritto nella manifestazione di interesse, è che i rifiuti pericolosi saranno pari a 50-60mila tonnellate”.

Se l’inceneritore sarà realizzato ci saranno rischi sanitari per la popolazione?

“Il tema della salute è quello fondamentale. Ci sono diversi  problemi legati al possibile aumento di tumori e di malattie cardiovascolari e polmonari. Per non parlare del rischio contaminazione delle terre e delle falde acquifere, oltre che dell’aria. Lo ripeto: la scelta di costruire un inceneritore a Roma è prestorica e ci riporta cento anni indietro quando invece dovremmo instaurare un rapporto sano con l’ambiente”.

Quali saranno i tempi costruzione dell’impianto?

“Un’opera del genere non si completerebbe prima di 6-7 anni. E pensare che la Ue ci indica la strada per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. A quella data Roma, la capitale d’Italia che dovrebbe guidare l’innovazione, starà ancora bruciando rifiuti indifferenziati“.

Il Comitato No Inceneritore a Santa Palomba ha presentato qualche ricorso?

“Certamente. Aspettiamo l’udienza di merito del 5 luglio sul nostro ricorso, che non è l’unico che è stato presentato. Noi abbiamo presentato due tipi di pregiudiziali. La prima è relativa alla costituzionalità del decreto che all’articolo 13 ha conferito i poteri straordinari a Gualtieri. La seconda riguarda il rinvio alla Corte di giustizia per l’interpretazione delle norme. Attorno a questa opera c’è stata una grande opera di cancellazione delle competenze regionali e costituzionali. La regione Lazio, invece di impugnare la norma sui poteri commissariali, ne ha fatta una ad hoc per avallare questo processo”.

Gli abitanti di Santa Palomba sono d’accordo alla realizzazione dell’inceneritore?

“Non si parla solo dei cittadini di Santa Palomba, l’area del sito è molto estesa e arriva fino alla periferia della Capitale, oltre l’Ardeatina, la Laurentina e la zona dei Castelli romani. L’impatto sarà enorme per una grande porzione di territorio.

Noi stiamo mettendo in piedi un’ampissima coalizione sociale contro questa decisione, di cui il sindaco si fa forte perché gode dell’appoggio di quasi tutto l’arco parlamentare, ad eccezione di M5S e AVS. Faremo capire che questo consenso non c’è.

Inutile nasconderselo: il tema dell’inceneritore definirà tutto il quadro ambientale e sociale della città di Roma. Se perdiamo sull’inceneritore perdiamo tutto, è una battaglia che racchiude in sé tutte le altre. Ma siamo Noi siamo fiduciosi. Malgrado la narrazione salvifica sostenuta da media e politica noi saremo capaci di mobilitare le persone”.