Hanno sbancato le slot machines di diversi locali sparsi su tutto il territorio italiano grazie alle password di cui venivano in possesso tramite la complicità di un hacker. Un gruppo di esperti informatici, a quanto pare, aveva trovato il modo di entrare nei sistemi di diversi portali che gestiscono le macchinette del gioco d’azzardo. Così, sapendo sempre quando sarebbero uscite le combinazioni vincenti, stavano sbancando e facendo soldi a palate, svuotando letteralmente le slot di diversi locali italiani. La Guardia di Finanza ora li ha rintracciati e al momento sono sottoposti, tutti, a provvedimenti di misura cautelare vista la reiterazione del reato.
Tre persone arrestate, uno di loro era l’hacker che trovava le password per sbancare le slot machines
Le indagini sono partite oltre un anno fa. Nel febbraio del 2022 infatti, la Guardia di Finanza, aveva scoperto un appartamento colmo di materiale informatico, hardware di ogni genere, pc portatili e fissi, tutti utilizzati per scoprire quello che viene definito il fine ciclo delle slot machine di diversi gestori. Per fine ciclo si intende il momento in cui, secondo alcuni algoritmi preimpostati, le macchine del gioco d’azzardo, fanno letteralmente uscire la combinazione vincente che apre le casse. Il gruppo di esperti informatici, veri e propri hacker, scoperto dalla GdF aveva trovato il modo di entrare nei sistemi, capire quali sarebbero state le macchinette che stavano arrivando a fine ciclo, così per andare a mettere a segno la giocata vincente. Con questo metodo, la banda sgominata dagli agenti, ha incassato diverse migliaia di euro fino a che non è stata scoperta. Il vero e proprio covo è stato rinvenuto in un abitazione in provincia di Pesaro. La Guardia di Finanza ha trovato un vero e proprio laboratorio informatico completamente attrezzato, nel quale lavorava un hacker che faceva parte della banda. L’uomo attraverso tutti i dispositivi informatici a disposizione, scopriva le password necessarie a controllare l’andamento delle vincite delle slot machine sparse in diversi punti di gioco in varie zone d’Italia.
L’hacker scopriva quali erano le slot che avrebbero emesso la combinazione vincente e un complice andava a giocare
I componenti del gruppo organizzato, infatti, avevano scoperto in modo illecito, il modo per risalire alle password di diversi operatori di gioco che controllano appunto le macchinette. In questo modo, l‘esperto hacker del gruppo, aveva la possibilità di accedere al portale di molte società concessionarie e riusciva a scoprire il ‘fine ciclo’ di molti apparecchi. A quel punto entravano in gioco altre persone che, informate di quali sarebbero stata le macchine che avrebbero erogato la combinazione vincente, si dirigevano verso il punto di gioco per approfittare e incassare la facile vincita. Dopo diversi mesi di indagini, la Procura distrettuale di Ancona ha ottenuto l’arresto delle tre persone che avrebbero messo su l’organizzazione, gli indagati in tutto sono 10. I tre arrestati sarebbero tutti di Pesaro e sono stati fermati con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a reati informatici, riciclaggio e autoriciclaggio.
Sarebbe un uomo di 37 anni, arrestato, il capo di tutta l’organizzazione. Domiciliari per gli altri due
Quello che si presume sia il capo della banda sarebbe un 37enne ora finito in carcere. Per le altre due persone fermate, sono scattati i domiciliari. La mente di tutta l’organizzazione sarebbe proprio il 37enne che, secondo l’accusa, avrebbe messo in movimento in poco più di un anno, oltre 1,2 milioni di euro. I soldi che venivano presi dalle vincite – illecite – venivano poi divisi e nascosti in varie postepay e ricaricabili. La Guardia di Finanza che ha eseguito le indagini, al momento ha posto sotto sequestro case di proprietà dell’accusato di essere a capo dell’organizzazione, oltre a tre auto e altri beni per il valore dei 1,2 milioni di cui si sarebbe appropriato indebitamente. L’operazione è stata denominata “Easy Slot“, ed è stata coordinata dalla Direzione distrettuale della procura della Repubblica di Ancona.
Durante le indagini sono state effettuate perquisizioni in quattro appartamenti, nel Pesarese, in qualche modo collegati agli indagati per individuare ulteriori elementi a sostegno delle ipotesi investigative.