Riforma pensioni 2023/2024: ecco come potrebbe cambiare l’età pensionabile, dalle possibili misure di Quota 103 bis a Quota 41. Finalmente, dopo una sospensione di circa 4 mesi, è stata riaperta la discussione sulla riforma pensioni 2023/2024.
Le future prospettive previdenziali vertono sulla sostituzione di Quota 103, la cui scadenza è prevista per il 31 dicembre 2023, e sulle modifiche della Quota 41 precoci. L’interesse dei lettori è particolarmente concentrato su Quota 41, che dovrebbe subire una trasformazione tale da renderla accessibile a tutti i lavoratori. Vediamo insieme quali sono i principali punti della riforma pensioni 2023/2024.
Riforma pensioni 2023/2024: Quota 103 bis e Quota 41
La vera novità della riforma potrebbe essere il passaggio dall’accesso alla pensione senza il vincolo anagrafico, quindi da zero anni, a una possibile età di 61 anni prevista per la Quota 103 bis.
È probabile che il governo italiano tenti di riequilibrare le pensioni anticipate basandosi sulla media del 2022, in cui l’età pensionabile è stata fissata a 61 anni e 4 mesi, rappresentando una riduzione di due punti rispetto al 2021.
Il nuovo tavolo della riforma pensioni, istituito per il riordino dell’assetto pensionistico e in linea con i conti pubblici, sarà composto da 15 esperti che si insedieranno nell’Osservatorio della spesa previdenziale. Esaminiamo ora le principali caratteristiche della riforma pensioni 2023/2024.
Cosa cambierà nel 2024 per le pensioni?
Attualmente, la misura Quota 103 permette di uscire dal lavoro a 62 anni con almeno 41 anni di contributi. Tuttavia, si tratta di una formula previdenziale che scadrà il 31 dicembre 2023.
È importante sottolineare che questa misura non inciderà sulla spesa pubblica. Pertanto, se la spesa previdenziale aumenterà del 7% annuo fino al 2025, tale aumento non sarà attribuibile all’introduzione di Quota 103 per il 2023.
Secondo numerosi esperti, il problema della spesa previdenziale può essere attribuito all’introduzione di Quota 100 e Quota 102. Le scelte pensionistiche adottate hanno avuto un impatto decisivo sui conti pubblici, incluso il diritto cristallizzato che continua a produrre effetti anche dopo la fine delle misure.
Questo è il motivo per cui coloro che hanno perfezionato i requisiti per la misura Quota 100 entro il 31 dicembre 2021 hanno potuto continuare a lavorare senza vincoli previdenziali grazie al diritto cristallizzato.
Tuttavia, un altro fattore che ha inciso sulla spesa previdenziale è stata l’indicizzazione dell’inflazione sui trattamenti previdenziali.
Infatti, nel 2024 sarà attivato un adeguamento in aumento, con un tasso provvisorio fissato al 2,7%.
Riforma pensioni: come cambia la fascia d’età in Quota 41 e Quota 103
La misura Quota 41 per tutti i lavoratori è un tema molto caro alla Lega. Tuttavia, nonostante ciò, la sua istituzione è sempre oggetto di discussione e viene costantemente rimandata.
Difficilmente sarà un obiettivo raggiungibile nel 2023, ma ciò non esclude la possibilità che un intervento decisivo venga introdotto confermando Quota 103 bis per il 2024.
È possibile che la misura venga modifica con l’introduzione di requisiti ridotti rispetto all’attuale Quota 103, e non è esclusa l’ipotesi di introdurre una misura alternativa che consenta l’uscita a 61 anziché 62 anni di età.
Molto dipenderà dalle scelte operate dall’Osservatorio della spesa previdenziale riguardo agli effetti previdenziali della misura Quota 100. Attualmente, l’uscita anticipata si attesta su un’età media di 61 anni e 4 mesi del 2022, rispetto ai 61 anni e sei mesi del 2021.
Queste informazioni provengono dal Rapporto della Corte dei Conti sull’organizzazione della finanza pubblica 2023.
La pensione anticipata flessibile rimane un obiettivo raggiungibile per il 2024, soprattutto dopo l’approvazione dei relatori. I quali non hanno individuato rischi significativi per l’introduzione di formule possano superare la riforma Fornero.