Secondo la ricerca di Workforce Institute di UKG, il 69% dei dipendenti intervistati giudica i propri manager come molto impattanti sul loro benessere psicologico e sulla propria salute mentale. Ma anche il management deve difendersi dal forte stress sul lavoro: vediamo come.

La salute mentale al lavoro

La salute mentale al lavoro è infatti al primo posto tra le priorità dei dipendenti, persino prima della retribuzione, e ad influenzarla contribuiscono direttamente anche i manager. È quanto emerge dalla ricerca di Workforce Institute di UKG, che ha intervistato 3.400 persone in 10 Paesi per evidenziare il ruolo che il lavoro e soprattutto i leader svolgono nel sostenere il benessere psicologico dentro e fuori l’orario lavorativo.

Lo studio della ricerca

La ricerca dimostra come il 69% degli intervistati (manager) hanno un impatto sulla salute mentale dei dipendenti, più dei medici (51%) o dei terapeuti (41%), e persino del coniuge o del partner (69%). Oltre l’80% dei dipendenti preferirebbe una buona salute mentale a un lavoro ben retribuito, tanto che i due terzi dei lavoratori accetterebbero una riduzione dello stipendio per un lavoro che supporti meglio il loro benessere mentale. Questo perché lo stress generato sul lavoro non si limita ai confini dell’ufficio o delle ore retribuite.

Il dialogo alla base del benessere aziendale

Il problema sembra essere la discrepanza tra le aspettative del management e la realtà dei lavoratori e la mancanza di consapevolezza: mentre 9 leader HR su 10 ritengono che lavorare per la propria azienda abbia un impatto positivo sulla salute mentale dei dipendenti,
solo la metà di questi ultimi è d’accordo.
Infatti 1 su 3 afferma che il proprio manager non riconosce l’impatto che esercita sul benessere mentale del proprio team e 7 su 10 vorrebbero che l’azienda e il manager facessero di più per sostenere la salute mentale. A fare le spese di una mancanza di clima aziendale positivo è l’azienda stessa, che si trova ad affrontare un calo di fidelizzazione e coinvolgimento dei dipendenti, una diminuzione del grado di innovazione e dei rendimenti.
Tuttavia, se da un lato il 40% dei dipendenti è “spesso” o “sempre” stressato dal lavoro, il 38% dichiara di parlare “raramente” o “mai” con il proprio manager del carico di lavoro. Manca quindi il dialogo e il confronto tra i dipendenti e il management.


Le dichiarazioni di Pat Wadors, Chief People Officer di UKG


“Parliamo spesso di salute mentale in termini di diagnosi medica o di burnout. Sebbene
questi siano problemi seri, i fattori di stress quotidiani con cui conviviamo, soprattutto quelli
causati dal lavoro, sono quelli di cui dovremmo parlare di più come leader”, ha dichiarato Pat
Wadors, Chief People Officer di UKG, incitando i manager ad essere i primi ad affrontare
questo argomento critico per supportare meglio i dipendenti.
“Una leadership autentica e vulnerabile è la chiave per creare un clima aziendale di fiducia e
per risolvere la crisi della salute mentale sul posto di lavoro”.


OMS e OIL chiedono nuove misure

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) hanno chiesto azioni concrete per affrontare i problemi di salute mentale nella popolazione attiva.
Il Rapporto mondiale dell’OMS sulla salute mentale, pubblicato nel giugno 2022, ha mostrato che, su un miliardo di persone che vivono con un disturbo mentale nel 2019, il 15% degli adulti in età lavorativa presenta un disturbo mentale. Il lavoro amplifica questioni sociali più generali che influiscono negativamente sulla salute mentale, tra cui la discriminazione e la
disuguaglianza.
L’obiettivo della OMS e OIL è quello di sostenere la prevenzione dei rischi per la salute mentale, proteggere la salute mentale sul luogo di lavoro e sostenere le persone affette da disturbi mentali affinché possano partecipare al mondo del lavoro e svilupparsi personalmente. Gli investimenti e la leadership saranno fondamentali per l’attuazione di queste strategie.

Federico Luciani