Durante la Biennale di Architettura di Venezia 2023 il progetto culturale DNA ucraino, a Stato dell’Arte su Cusano Italia Tv, Cesare Biasini Selvaggi ne ha parlato con uno dei curatori, Roberto Bianconi. “Tre mesi fa non c’era ancora un messaggio per la possibilità di dare voce agli architetti ucraini, con la presidente della fondazione per gli architetti dell’Ucraina e alcune designer e artiste che vivono in Europa abbiamo pensato di creare uno spazio e lo abbiamo fatto nel Chiostro di San Cosma e Damiano. Questo progetto è nato dall’idea di continuare a raccontare dei kapsar, i cantastorie ucraini del passato eliminati da Stalin. Il messaggio che abbiamo voluto lanciare era di non mancare il racconto delle loro storie. Sia gli artisti che gli architetti hanno voluto ricordare al mondo la propria cultura, che va rispettata soprattutto pensando al futuro di ricostruzione del Paese. Abbiamo avuto un grandissimo successo di affluenza. L’ordine nazionale ucraino degli architetti è preoccupato che il futuro sia di colonizzazione del Paese. sono venuti per lanciare dei messaggi di dichiarazione di identità e profonde radici, proprio per evitare che un domani la ricostruzione sia fatta in collaborazione con un genius loci”.
In mostra le opere che richiamano all’identità ucraina
In mostra anche degli arazzi realizzati su carta, che nei disegni e nella forma ricordano i nostri merletti. Bianconi spiega di cosa si tratta: “E’ una tecnica che si chiama Vytynanka, che un’artista che ora vive in Polonia sta portando in vari progetti legati all’artigianato e all’identità. Le opere riprodotte sono iconografie che raccontano la storia del passato e fanno da scenografia a diversi incontri e talk ospitati all’interno dell’esposizione”. Nell’esposizione anche una scrivania su cui sono poggiati dei fili d’erba: “Si tratta del grano che nasce, viene usato per creare degli oggetti d’arte: viene tessuto e diviene opera d’arte. Si tratta di una mensa divisa a metà, in una c’è il grano, nell’altra c’è la situazione di pericolo nella quale si trova ora l’Ucraina. gli artigiani che hanno creato l’opera vogliono rappresentare il futuro della mensa e quindi la speranza che arrivi un domani su cui la mensa possa tornare a rendere felici le figure che si trovano intorno”.
Bianconi: “Difficile che il Paese accetti condizioni diverse dalla difesa della propria identità”
Bianconi ha vissuto in Ucraina negli anni Duemila, racconta quali sono i sentimenti prevalenti collegati alla ricostruzione del Paese: “C’è un profondo legame con la terra, una grande necessità di manifestare l’identità. non a caso nella mostra la base della Basilica di Santa Sofia è stata rappresentata con il grano. È difficilmente un paese che lascerà a condizioni diverse da quelle di mantenere la propria identità”.