Prima la notizia del mancato rinnovo dei contratti, poi qualche timida apertura e infine nessuna risposta: la situazione dei navigator, i professionisti assunti nel 2019 per supportare i Centri per l’Impiego negli anni del reddito di cittadinanza, ha del paradossale. Queste figure, infatti, hanno pagato il prezzo di una campagna mediatica che ha teso a dipingerli come parte del fallimento del reddito di cittadinanza. La realtà è però ben diversa. Vincitori di un difficile concorso pubblico, i 2.980 navigator assunti nel 2019 sono tutti laureati magistrali che hanno assistito, negli anni dell’erogazione del reddito, una platea tra i 700mila e il milione di persone. Persone meritevoli e preparate, dunque, la cui esperienza potrebbe davvero fare la differenza nel rafforzamento delle politiche attive del lavoro, se solo i contratti fossero rinnovati.
Alterio (A.N.NA): “Noi utili al Paese, abbiamo esperienza e competenze”
I navigator sono pronti a scendere in piazza, a Roma, per chiedere che i loro contratti siano rinnovati. I professionisti dei centri dell’impiego negli anni del Reddito di cittadinanza – oggi sostituito dal Reddito di inclusione – infatti, non ci stanno ad essere dimenticati. Come vincitori di concorso pubblico e professionisti delle politiche attive chiedono di poter contribuire con le loro professionalità al Paese, mettendo a disposizione le loro comprovate esperienze, in passato strumentalizzate dalla diatriba politica.
La redazione di TAG24 ha così raggiunto Enrica Alterio, presidente di A.N.Na, Associazione Nazionale Navigator, la quale ha esposto in questa intervista esclusiva le ragioni della sua categoria professionale.
Alterio, cosa è successo dopo la scadenza dei contratti dei navigator il 31 ottobre 2022?
“Noi avevamo avuto una proroga di due mesi ad aprile 2022. Arrivate a luglio, alcune regioni hanno deciso di non prorogare. Altre sono andate avanti fino al 31 ottobre. Da lì non c’è stato più niente, solo una promessa della ministra Calderone che, pur dichiarando non ci fossero i presupposti per un rinnovo, aveva affermato avrebbe provveduto a risolvere la situazione. Ad oggi, però, non l’ha ancora fatto, nonostante i vari incontri che ci sono stati con i sindacati. Per questo abbiamo deciso di manifestare a Roma, sotto il ministero del Lavoro, il 14 giugno“.
Perché la categoria dei navigator ha subito una vera e propria gogna mediatica nonostante l’importante mole di lavoro svolto?
“Il nostro contratto prevedeva la presa in carico di 150 percettori del Rdc e il contatto con 150 aziende per ogni navigator. Molti dimenticano che abbiamo fatto delle vere e proprie mappature del mercato per poter favorire l’incrocio tra domanda e offerta. Ebbene, in Campania ogni navigator ha lavorato per più di 700 beneficiari. È stato fatto un lavoro enorme.
Quello che dispiace è che le decisioni che sono state prese sono il risultato di una posizione politica che ha fatto negli anni una narrazione bugiarda sia della legge sul Reddito sia sul nostro lavoro. Ci hanno denigrato come comunità professionale nonostante avessimo partecipato a una selezione pubblica durissima: 100 domande a cui rispondere in 100 minuti su ben 10 materie. Giornalisti e politici ci hanno però usato per attaccare la forza politica che aveva varato la misura, e oggi la parte che ha vinto deve continuare questa narrazione sbagliata. A farne le spese siamo noi navigator e i percettori del reddito di cittadinanza”.
Sulla vostra pagina Facebook avete ironizzato sull’annuncio della ministra Calderone, che ha detto saranno fatte 6.000 assunzioni per i Centri per l’impiego. La vostra risposta è stata: perché allora non ripartire da noi?
Questo è proprio quello che chiediamo. Abbiamo già superato una selezione, fatto formazione e acquisito competenze. Abbiamo esperienza di queste attività, potremmo fare la differenza anche nell’attuazione del Gol, il programma di Garanzia Occupabilità Lavoratori. Anche perché procedure e target sono molto simili a quelle per il Reddito. Noi abbiamo già lavorato su questa utenza fragile, ottenendo risultati nonostante il nulla che avevamo a disposizione. Possiamo davvero essere utili, soprattutto nel momento in cui le politiche del lavoro dovrebbero essere l’obiettivo primario da perseguire. Abbiamo fatto queste proposte ai sindacati e ora attendiamo risposte che però non arrivano.
La ministra Calderone dice si faranno 6.000 assunzioni. Ma come faranno se dal 2019 ad oggi, di 11mila persone che avrebbero dovuto potenziare i Centri per l’impiego, ne sono state assunte solo 4mila? Noi abbiamo suggerito di includerci tra questi”.
Che fine hanno fatto i navigator?
Molti ex navigator sono stati assunti nei Centri per l’impiego, altri hanno preso altre strade e vinto concorsi. Questo sottolinea il valore della nostra professionalità. A perderci è stata la pubblica amministrazione, che ha bisogno di avere addetti ai lavori e non di perderli dopo aver investito su di loro.
Anche perché i navigator che oggi lavorano nei Centri hanno semplicemente sostituito chi andava in pensione. Dunque il sistema non è stato potenziato, anche se con il loro ingresso il personale è sicuramente più qualificato di prima”.
Qual è il punto di forza della vostra figura professionale?
“Noi facevamo un lavoro di rete, mettendo i contatti i vari attori: aziende, percettori, Centri per l’impiego ed enti di formazione. Sì, perché abbiamo svolto un ruolo importante anche nel settore della formazione: molti percettori avevano la quinta elementare e sono arrivati al diploma di terza media. Purtroppo non abbiamo più potuto seguirli.
Il decreto del primo maggio che ha introdotto il nuovo assegno di inclusione pone tanti obblighi ai percettori del sussidio. Dovranno infatti iscriversi alla piattaforma, dimostrare che stanno cercando lavoro, fare formazione. Ma non saranno seguiti: noi, che abbiamo lavorato con queste persone, sappiamo le enormi difficoltà che possono incontrare”.