Sarà una partita dalle mille emozioni per Edin Dzeko. E’ la sua prima finale di Champions League raggiunta alla veneranda età di trentasette anni con avversaria la sua ex squadra del Manchester City. Il coronamento di una straordinaria carriera piena di vittorie partendo dalla Germania con il Wolfsburg, passando per la Premier League con il tanto atteso scudetto dei Citizen fino ai successi con la maglia dell’Inter. Non conosce ancora le scelte di Simone Inzaghi, al momento è favorito per partire dal primo minuto al fianco di Lautaro Martinez. Il bosniaco ha raccontato le emozioni di questo traguardo ai microfoni di BT Sport.

La finale da ex

Il Manchester City è stato decisivo per la carriera di Edin Dzeko, con Roberto Mancini allenatore è salito in cima alla Premier League consacrandosi ad attaccante completo. La metamorfosi poi l’ha completata in Italia prima con la Roma e ora con l’Inter dove Inzaghi ha panchinato Lukaku nei match decisivi di questo 2023. L’avversario però è cambiato molto, sulla panchina è arrivato Pep Guardiola con la Champions League che è diventata una ossessione.

Essere in finale di Champions League contro il mio ex club come il City, a cui sono molto legato, è una cosa molto importante per me. Ci saranno tantissimi tifosi allo stadio, di entrambe le squadre, e non vedo l’ora di giocare. Sono felicissimo di giocare una finale di Champions League, certo è la prima volta e ci arrivo a 37 anni per la prima volta. Mai dire mai, ma potrebbe essere anche l’ultima, e quindi voglio godermela.

Abbiamo fatto una grandissima stagione in Champions League, meno in campionato, ma abbiamo anche vinto la Supercoppa Italiana e la Coppa Italia. Siamo soddisfatti, e sarà una grande partita per tutti, perché giocare una finale di Champions è una cosa pazzesca. Sappiamo che affronteremo probabilmente il miglior club al mondo. Sappiamo che il City è favorito, e sappiamo che dovremo giocare da squadra e non basterà dare il 100%, dovremo dare più del 100% se vogliamo battere una squadra tosta come quella di Guardiola. Ma siamo tosti anche noi

Non pensa al futuro. Si sta godendo questi giorni di avvicinamento alla partita con il sogno di riuscire a vincere un trofeo che manca nella sua bacheca. Dalla prossima settimana parlerà con la dirigenza nerazzurra per pianificare la prossima stagione. Il suo contratto è in scadenza il 30 giugno, la volontà è di continuare all’Inter accettando anche un decurtamento dell’ingaggio che passerebbe da 6,5 a 5 milioni per un’altra stagione.

Io mi sento bene e questa è la cosa più importante. L’anno scorso e quest’anno ho dimostrato di poter giocare ancora ad alti livelli, ed è questo che conta alla fine. Ora penso alla finale, poi penserò al futuro ma ripeto, io mi sento bene. Ho visto tante partite del City, l’ultima contro lo United l’altro weekend quando hanno vinto la FA Cup, hanno dei grandi giocatori e un grande tecnico.

Sono i favoriti, lo sappiamo e lo dicono tutti, ma noi non andremo certo in campo solo per guardarli giocare a calcio. Non credo esistano squadre che arrivino in finale senza meritarlo, perché in Champions ci sono tantissime squadre forti e se arrivi in finale vuol dire che te lo sei meritato, e meriti di giocare la partita più importante di tutte. Noi daremo il massimo, vedremo come andrà

Battuta finale sul dualismo fra Premier League e Serie A. Il campionato inglese è sicuramente il più ricco e competitivo del pianeta ma quello italiano ancora gode di un fascino che attira i giocatori. I risultati europei delle ultime stagioni stanno aiutando a ricreare appeal rispetto a Spagna e Germania.

La Premier è il campionato più difficile dove giocare, in Italia è tutto differente, si pensa tantissimo alla tattica e la gente parla tantissimo di calcio. Gli allenatori italiani, inoltre, sono molto preparati, ti preparano su ogni dettaglio, ti dicono cosa fare in ogni situazione. Per me è stata una novità, ne avevo sentito parlare, ma poi quando ci sei dentro è tutto diverso. Giocare in Italia credo sia importante per ogni giocatore, io ad esempio in questi 8 anni sono cresciuto tantissimo come calciatore