Un mare di bugie per riempire la mente di chi non conosce la realtà dei fatti. Si potrebbe riassumere così la lettera scritta dagli studenti dell’Università Niccolò Cusano che rispondono alla trasmissione “Report”, su RaiTre. Un gruppo di ragazzi, un’associazione studentesca con oltre 3mila persone aderenti. Un folto gruppo che è rimasto scottato dal presentatore Sigfrido Ranucci e dal suo programma, un tempo – ormai passato – apprezzata da molti degli studenti, mentre oggi non è più “un programma che abbia di mira la verità”. La puntata di lunedì 5 giugno 2023 accusa, nemmeno troppo velatamente, i ragazzi che scelgono l’Unicusano e, in generale, gli Atenei privati, di non aver voglia di studiare e di cercare scorciatoie per ottenere la laurea. Insomma l’offesa è doppia e anche la diffamazione: “Report” insulta gli studenti, i loro genitori, e le Università telematiche stesse, lanciando il messaggio che in quelle strutture il “pezzo di carta” venga regalato.

E così l’Associazione “Noi siamo Unicusano” ha scritto una forte lettera per far capire cosa affrontano quotidianamente gli studenti della Niccolò Cusano. Dal loro punto di vista.

Report, gli studenti della Cusano rispondono colpo su colpo a Report

Tra febbraio e marzo di quest’anno sono stati pubblicati moltissimi articoli sulla tragica fine di alcuni colleghi universitari che hanno purtroppo compiuto la scelta peggiore perché indietro nel loro percorso. Così si sono di nuovo accesi i riflettori sull’università. Si è parlato degli studenti e del loro disagio psicologico, dell’eccessiva pressione, dei disturbi d’ansia, della depressione causata dalla sensazione di fallimento progettuale. Oggi ci chiediamo se questa non sia solo retorica.

Noi siamo gli studenti di Unicusano. Siamo studenti come gli altri, ma a quanto pare di serie B. Con le poche voci ascoltate in trasmissione – di qualche sprovveduto collega nascostamente registrato che credeva forse di aiutare il futuro studente in preda all’ansia – e con un montaggio del girato indubbiamente ben realizzato, l’obiettivo di Report è stato raggiunto: lo spettatore è stato trascinato nella prospettiva voluta, infatti sembra proprio che a noi studenti di Unicusano gli esami li regalino. Anzi, no, noi li paghiamo, dunque ce li compriamo.

Le cose non stanno così, però. La pressione e il disagio, che oggi noi avvertiamo, sono stati generati dai giornalisti di Report e non dalla nostra università e neanche da una società disattenta ai nostri bisogni. Per questo vorremmo raccontare chi siamo. Qualcuno di noi è già laureato, se non addirittura addottorato alla statale. Qualcuno è già avanti con gli anni. La maggior parte di noi però sono ragazzi che non provengono da famiglie benestanti, come hanno voluto far intendere, ma dal popolo. Sì, perché costa molto meno iscriversi a un’università privata, che consente le lezioni a distanza, piuttosto che andare fuori dalla propria città e ritrovarsi a pagare affitti esorbitanti e spese per il vitto. Smettiamola dunque con questa storia della lotta tra ricchi e poveri.

“A Unicusano ognuno di noi vale perché è ascoltato”

In ogni università ci sono materie più approcciabili e materie praticamente impossibili. È così anche a Unicusano. I docenti poi sono tutti in possesso dell’Abilitazione Scientifica Nazionale. Qualcun altro è ancora ricercatore. Ed è vero: a Unicusano ognuno di noi vale. Vale, sì, ma non per i tremila euro versati annualmente. Ognuno di noi vale molto di più della retta che paga. Vale perché è ascoltato, è seguito, è incoraggiato. Se questo è un male, allora smettiamola di enfatizzare l’importanza dell’ascolto e del dialogo. Non è assurdo o sconveniente che così accada a Unicusano, sarebbe assurdo e sconveniente se non accadesse altrove, piuttosto.

Ogni volta che superiamo un esame, il tutor ci chiede quale altra materia intendiamo sostenere e passa la staffetta al tutor successivo. Se qualcuno di noi si ferma o fa trascorrere molto tempo tra un esame e un altro, ci chiamano o ci scrivono. Se qualcuno di noi non supera un esame – e accade tante volte – ci sostengono nello studio, anche con i percorsi di eccellenza, adeguando l’insegnamento all’apprendimento, in modo incredibilmente semplice: gli studenti iscritti nei PE (percorsi di eccellenza) seguono le lezioni del docente in modalità sincrona e con un programma di studio cadenzato da verifiche periodiche e da esami a cui viene riconosciuto un punteggio; la media di tutti gli esami programmati, già effettuati, determina il voto finale.

Noi non conosciamo le domande che ci verranno poste agli esami, come si è voluto far credere. Sulla piattaforma sono presenti dei test di verifica, da svolgere, se si vuole, a conclusione di ogni lezione. Per semplice esercizio. Si possono ripetere tutte le volte che si vuole, all’infinito, ma nulla c’entrano con gli esami finali. Sono test utili per memorizzare meglio quanto si è appena ascoltato durante la lezione. Tutto qui.

Quelli che nella trasmissione hanno chiamato “test a crocette” ovvero i test a risposta multipla non sono molto amati perché sono estremamente difficili. Molti studiosi li demonizzano, ma l’ultimo concorso ordinario per docenti è stato svolto proprio così. Ed è stata una débâcle per moltissimi candidati, a quanto pare. I test in questione sono stati confezionati da una commissione nazionale formata proprio da docenti universitari delle università italiane o da esperti del settore per le classi di concorso laboratoriali. Qual è dunque la sorpresa se la nostra università ci prepara ad affrontare questa tipologia di esame?

Gli orali si svolgono soltanto in presenza e come in ogni università ci sono docenti più severi e docenti più accoglienti. Ci sono anche le materie impossibili. Quelle che ci fanno urlare nelle chat e che a volte hanno anche fatto slittare la laurea ad alcuni di noi.

“La piattaforma consente un’interazione continua con i docenti”

Il campus – dove ci ritroviamo ogni volta che andiamo a Roma a sostenere gli esami o ad assistere alle lezioni in presenza – è incredibilmente ospitale. Gli spazi sono arredati per lo studio e per un’accoglienza autentica. Noi non paghiamo i libri. I manuali li scarichiamo dalla piattaforma. Le dispense, invece, di cui si parla nella trasmissione, non sono altro che le lezioni del docente, di cui fruiamo anche in modalità asincrona.

Le dispense non bastano per sostenere un esame. Bisogna studiare il manuale o gli altri libri che vengono consigliati nel programma, disponibili anche in formato cartaceo presso la biblioteca della nostra università. La piattaforma consente un’interazione continua con i docenti e con i tutor che sono sempre gentili e disponibili. Molti studenti sono lavoratori. Studiano mentre vanno al lavoro, ascoltando la lezione registrata. Quando rientrano a casa ricominciano fino a notte fonda.

Alcuni preferiscono svegliarsi al mattino presto. Non vogliono semplicemente laurearsi, vogliono apprendere, vogliono mettere alla prova talune capacità che da giovani non hanno avuto la possibilità di affinare per i motivi più disparati. Intraprendere da adulti un percorso universitario è un modo per migliorarsi non soltanto a livello professionale ma soprattutto personale. Un accrescimento di sé che non potrebbe neppure lontanamente aver luogo se la laurea venisse semplicemente “comprata” e l’apprendimento fosse una farsa. Affermare il contrario significherebbe gettare discredito sui sacrifici compiuti da queste persone e sulla qualità della loro preparazione e sull’onestà del percorso di studi da loro compiuto.

È vero che in Unicusano è possibile laurearsi soltanto sostenendo esami scritti. Così è anche nel sistema anglosassone, con la differenza che nella nostra università è possibile scegliere di sostenere gli esami oralmente, come fanno in molti per le ragioni di cui già si è detto. Possiamo anche svolgere gli esami scritti a distanza ma con SEB (Safe Exam Browser), un software realizzato da un consorzio di università svizzere e già usato dall’Università degli Studi di Milano, di Trento, di Pavia, di Catania, solo per citarne alcune.

Inoltre, il controllo dei professori durante l’esame è costante e ben regolamentato, qualunque movimento o azione sospetta durante lo svolgimento dell’esame porta all’annullamento immediato dell’appello. Mentre si utilizza SEB è impossibile poter navigare su altre pagine mentre si sta svolgendo l’esame perché SEB interromperebbe l’accesso al compito. In questi casi, l’esame non può essere ripreso in alcun modo, neanche se il docente fosse d’accordo, tutt’al più egli può permettere allo studente di presentarsi all’esame orale nella stessa sessione.

Questa è in estrema sintesi la nostra università, ma soprattutto questa è la verità. Ci ha ferito che il discredito gettato sugli studenti di Unicusano – ben orchestrato per colpire il presidente del Consiglio di Amministrazione – provenga da una trasmissione che molti di noi apprezzavano. Ci ha amareggiato profondamente non soltanto per le menzogne dette ma soprattutto per il fatto che da ora in poi non potremmo più ritenere Report un programma che abbia di mira la verità. Permetteteci di dire per ultimo che una trasmissione che manipola i fatti per i propri obiettivi è semplicemente volgare.