Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha commentato la vicenda di cronaca che ha visto arrestati alcuni agenti di polizia a Verona. Secondo le indagini, della durata di otto mesi, i poliziotti si sarebbero resi responsabili di atti di violenza nei confronti di soggetti sottoposti alla loro custodia. I fatti sarebbero avvenuti nella Questura veronese e risalirebbero al periodo tra luglio 2022 e marzo 2023.

Le vicende che emergono dall’inchiesta di Verona, ove fossero confermate, sarebbero di enorme gravità, lesive innanzitutto della dignità delle vittime ma anche dell’onore e della reputazione di migliaia di donne e uomini della Polizia di Stato che quotidianamente svolgono il proprio servizio ai cittadini con dedizione e sacrificio. La magistratura e la stessa Polizia di Stato faranno piena chiarezza su quanto avvenuto.

Agenti arrestati a Verona, Piantedosi: “La Polizia che conosco è quella che riesce a fare pulizia al suo interno”

Dal titolare del Viminale una presa di distanza per quanto riguarda le azioni dei colpevoli, da condannare per mantenere illibato il buon nome del corpo.

La Polizia di Stato che conosco e a cui rinnovo la mia stima e gratitudine per le delicate attività che svolge quotidianamente è quella che senza esitazioni e pregiudizi riesce a fare pulizia al suo interno. Lo dimostrano la fiducia accordata dalla Procura della Repubblica che ha delegato alla Squadra mobile della Questura di Verona lo svolgimento delle indagini e il riconoscimento nell’ordinanza del gip dell’efficienza e della sollecitudine con cui queste sono state svolte.

Nel frattempo, nuovi aggiornamenti arrivano dalla Procura della repubblica scaligera in relazione al caso. Sono al momento 17 gli altri indagati nell’inchiesta, che pone la lente d’ingrandimento su episodi di torture, maltrattamenti e peculato.

I cinque poliziotti erano finiti in manette ieri. Nei loro confronti la Procura ha avanzato al gip Livia Magri l’applicazione di misure interdittive, come la sospensione dal servizio o il trasferimento d’ufficio. A questo punto, il prossimo passo fissato dal giudice nell’ordinanza di custodia cautelare riguarda “il preventivo interrogatorio” degli imputati “prima della decisione”.