Nonostante l’opposizione di M5S e Pd, la Camera ha approvato ieri il decreto Pa con il quale il Governo limita il potere di controllo concomitante della Corte dei Conti sul Pnrr. La decisione dell’esecutivo, come è noto, ha sollevato in questi giorni non poche polemiche. Per le opposizioni, infatti, la volontà di limitare i controlli della Corte dei Conti deriva dall’incapacità del Governo di affrontare le voci critiche che si sollevano sul suo operato. La decisione della maggioranza di approvare il decreto Pubblica amministrazione ricorrendo al meccanismo della fiducia non ha poi certamente aiutato il dibattito. Alle polemiche oggi si aggiunge, infine, la denuncia dell’onorevole 5s Vittoria Baldino per la quale i lavori in Aula di ieri sarebbero stati gestiti in modo fazioso dal presidente di turno Rampelli.

Decreto Pa, Baldini (M5S): “Il rispetto delle opposizioni è fondamentale”

A poco sono servite le proteste da parte di M5S e Pd: ieri la maggioranza ha approvato, ponendo la fiducia, il decreto sulla Pa. Nessuna polemica è infatti riuscita a scalfire l’intenzione del Governo di limitare il potere di controllo concomitante della Corte dei conti sul Pnrr, con la premier Meloni che ha anzi difeso con forza questa decisione allontanando le accuse di autoritarismo.

In un clima dunque già teso – anche per la decisione del Governo di porre la fiducia sull’approvazione del decreto – si è poi inserito un altro fatto sgradevole. A denunciarlo, in particolare, Vittoria Baldino, vice-capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera. Secondo la deputata, infatti, il presidente di turno Rampelli non avrebbe gestito adeguatamente i lavori della Aula, permettendo che i deputati di minoranza fossero derisi dai colleghi di maggioranza.

La redazione di TAG24 ha dunque raggiunto l’onorevole Baldino che ha, ai nostri microfoni, ripercorso quanto accaduto ieri.

Onorevole Baldino, può raccontarci cosa è successo ieri in Aula durante le discussioni al decreto Pa?

“Sì. Ieri i lavori alla Camera sono protratti fino alle 23.30 perché noi dell’opposizione siamo intervenuti su tutti gli ordini del giorno che avevamo presentato. Scelta, questa, assolutamente ragionevole dato che il Governo va avanti a colpi di fiducie e decreti e non dà la possibilità di discutere il merito dei provvedimenti in Aula. Gli ordini del giorno sono dunque l’unico strumento che abbiamo per far sentire la nostra voce.

I colleghi di maggioranza erano però chiaramente infastiditi da questa discussione e hanno cominciato a deridere i colleghi che prendevano parola con schiamazzi e versi. In questo clima, il presidente di turno Rampelli non è mai intervenuto per richiamare i deputati all’ordine e la situazione è diventata insostenibile. La collega Pavanelli ha così fatto notare la cosa durante il suo intervento, e io ho ritenuto di fare un richiamo al regolamento sia ieri che oggi, dove a presiedere c’era il presidente della Camera Fontana”.

Lei ha raccontato, però, che ad essere richiamati alla fine siete stati voi del Movimento. È così?

“Sì, noi siamo stati richiamati perché il collega Ricciardi ha parlato di «inettitudine» della maggioranza. A quel punto il presidente di turno lo ha richiamato dicendo che si doveva rivolgere il quel modo. Oggi però il collega Rizzetto di Fratelli d’Italia ci ha dato più volte degli ignoranti nel suo intervento. In questo caso il presidente Fontana non è intervenuto, secondo me correttamente. Da che mondo è mondo i giudizi di valore, purché non siano insulti, sono ammessi nel dibattito. Il problema è che non possono essere ammessi se fatti dalla maggioranza e non ammessi se fatti dall’opposizione. È questo il punto.

Il rispetto nei confronti dell’Aula e del lavoro degli altri colleghi è fondamentale, tanto più il rispetto nei confronti delle opposizioni. La maggioranza ha già la forza nei suoi numeri, non deve essere arrogante e prepotente. Voglio ricordare che il presidente della Camera rappresenta tutta l’Aula, non solo una parte”.

Giudica questo fatto come un episodio o lo ritiene sintomatico di un atteggiamento che ha la maggioranza nei confronti delle opposizioni?

“Diciamo che è un po’ il modus operandi della maggioranza. All’interno di alcune commissioni ci sono presidenti che dirigono i lavori in modo non molto equilibrato. Noi eravamo maggioranza nella scorsa legislatura e abbiamo presieduto l’Aula e le commissioni in modo meno fazioso. Chi ricopre un ruolo istituzionale rappresenta tutto l’arco parlamentare e deve far rispettare tutte le forze politiche, garantendo sia maggioranza che opposizione”.

Venendo al decreto Pa e alla limitazione del controllo della Corte dei Conti, lei ritiene che il Governo mal gestisca i controlli?

“Io credo che il Governo abbia dei problemi tanto con i controlli quanto con il dissenso. È abbastanza evidente. Tutte le voci critiche si sollevano devono essere in qualche modo tacitate: basti pensare ad Anac, al servizio di Bilancio che ha diffuso il dossier sull’autonomia, all’Inps e all’Inail. Addirittura i giornalisti come Lucia Annunziata. Oggi è la Corte dei Conti. Tutte le voci in dissenso non sono tollerate dalla maggioranza e questo è, a mio avviso, inquietante”.

Qual è l’aspetto che, dopo la decisione sulla Corte dei Conti, la preoccupa maggiormente per la messa a terra del Pnrr?

“L’aspetto più preoccupante è proprio quello relativo all’affanno che ha rilevato la Corte dei Conti nella gestione delle risorse del Pnrr. Certo parliamo di una somma importante, ma se dividiamo le risorse per i cinque anni del Piano vediamo che si tratta di 36 miliardi l’anno. Ovvero il valore di una finanziaria. Il fatto che non si riesca a gestire questa somma la dice lunga sulla capacità del Governo. Sicuramente c’è la questione dei controlli, ma mi preoccupa il motivo per cui la Corte dei Conti è stata tacitata, ovvero per aver sollevato il tema dei ritardi. Pensiamo poi al tema degli asili nido e della sanità, due capitoli che interessano in modo fondamentale i diritti dei cittadini, sui cui siamo indietro.

Oggi è stata una giornata storica per il Parlamento, perché per una prima volta una deputata ha allattato in Aula. Si è trattato di un momento importantissimo per lanciare un messaggio al Paese. Il Parlamento deve fare da apripista per tutte le donne che devono poter conciliare il lavoro con la vita privata. Se però non si realizza la missione sugli asili nido e si sta al passo con la media europea, è inutile parlare di natalità e di disoccupazione giovanile e femminile. Questo mi preoccupa. Se un organo indipendente rileva che ci sono ritardi, il Governo dovrebbe preoccuparsi di accelerare, non di silenziare chi ha rilevato il problema”.