Sarà un Dpcm a regolare le novità sulla scuola, in particolare sulle prove scritte dei concorsi che prevederanno le “crocette”, i crediti formativi universitari (Cfu) e la questione dei docenti “ingabbiati”, cioè di quegli insegnanti che vogliano abilitarsi per cambiare la propria classe di concorso. Diversamente da quanto si attendeva, le questioni scolastiche non saranno regolate dal decreto Pa sul quale, proprio nella giornata di oggi 6 giugno, il governo ha posto la fiducia. 

Sarà dunque un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di imminente emanazione, a stabilire le regole con le quali saranno predisposte le condizioni ottimali per arrivare al target di 70mila assunzioni di insegnanti nelle scuole italiane, come prevede il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). 

Scuola, novità concorsi 2023-2024: abilitazione Cfu e prove scritte con crocette

Il nuovo Dpcm conterrà le regole con le quali verranno svolti i prossimi concorsi nella scuola. In particolare, una delle questioni  che affronterà il provvedimento è quella dello svolgimento delle prove scritte con le crocette nei concorsi scolastici. Si tratterà, dunque, di ripristinare una vecchia regola per consentire di velocizzare gli esami concorsuali, in particolare quelli ordinari che si terranno nel 2024 e che vedranno il debutto del nuovo sistema dei crediti formativi universitari (Cfu). Su questo punto si dovrebbe essere alle battute finali per arrivare a un sistema organizzato di regole che andranno a disciplinare la formazione degli aspiranti docenti che vogliano partecipare ai concorsi nella scuola. 

In arrivo il concorso straordinario ter con bando a giugno 2023

La soluzione, individuata dal ministero dell’Istruzione di Giuseppe Valditara, dal ministero degli Affari europei di Raffaele Fitto e dalla Commissione europea in attuazione del decreto legge 36 del 2022, è quella di far partire i corsi di formazione nell’anno accademico 2023-2024. I crediti da raggiungere per gli studenti universitari che vogliano candidarsi ai concorsi scuola sono 60, da conseguire insieme alla laurea. Quote più basse sono previste per gli insegnanti precari della scuola. I docenti che parteciperanno al concorso straordinario ter, in uscita a giugno 2023, dovranno vantare 36 mesi di supplenza nella scuola più 30 crediti formativi da conseguire durante l’anno di prova. Ammessi allo stesso concorso sono anche i docenti già in possesso dei 24 crediti formativi delle vecchie procedure: anche per questi insegnanti, il superamento del concorso comporterà l’acquisizione di ulteriori 36 crediti formativi per arrivare a 60 e ambire al posto di ruolo nella scuola. 

Scuola, novità concorsi 2023-2024: questione insegnanti ‘ingabbiati’ nelle classi di concorso

Rispetto alle vecchie procedure, i nuovi crediti formativi conseguibili presso gli atenei nell’anno accademico 2023-2024 dovrebbero prevedere l’innalzamento della formazione a distanza dal 20% al 50% delle ore necessarie. Il Dpcm dovrà fornire regole ad hoc anche per i cosiddetti “docenti ingabbiati”, insegnanti di ruolo per una classe di concorso che vorrebbero insegnare in un’altra, previa abilitazione. La questione è molto sentita, ad esempio, per i docenti che insegnano nelle scuole primarie e che vorrebbero passare alle secondarie. 

Assunzioni scuola, 70mila nuovi insegnanti entro il 2024

In rapporto alle 70mila assunzioni di insegnanti che il ministero dell’Istruzione dovrà garantire entro il 2024, la metà dovrebbe arrivare dal concorso straordinario il cui bando è di imminente uscita. L’altra metà dovrà arrivare dalla procedura di concorso aperta a tutti gli aspiranti docenti che abbiano raggiunto i 60 crediti formativi universitari (insieme alla laurea). Il concorso sarà bandito nel 2024 e prevederà procedure più snelle di selezione, tra le quali anche le prove scritte semplificate con le crocette.

Tuttavia, c’è la possibilità che i crediti richiesti possano essere pari a 30 nel caso in cui il concorso ordinario dovesse essere bandito dopo la fase transitoria della formazione che scade il 31 dicembre 2024. In questo caso, il target delle 70mila assunzioni del Pnrr potrebbe subire uno slittamento all’anno successivo, questione sulla quale il ministro dell’Istruzione e quello degli Affari europei sono in contatto con Bruxelles per ottenere la proroga di un anno.