Direttiva europea Case green, inizia oggi la fase di “trilogo” tra Parlamento europeo, Consiglio dell’Unione europea e Commissione europea: tante ancora le questioni contrastanti, anche portante avanti dai singoli Stati membri e dalle associazioni, che dovranno essere limate per arrivare a un testo comune. La direttiva, conosciuta come Energy performance of buildings directive (Epbd), pone gli Stati membri di fronte al dover recepire le norme di efficientamento energetico e di ristrutturazione degli immobili, al fine di raggiunge la media energetica degli edifici della classe “E” (entro il 2030) e della classe “D” (entro il 2033). Quella iniziata oggi è proprio la fase di interlocuzione tra le tre istituzioni europee. 

Le divergenze da limare vanno dalle classi energetiche alle prestazioni energetiche, dalla riqualificazione degli immobili che, almeno nella fase iniziale avrà delle priorità (1,8 milioni di edifici solo in Italia), alla questione delle caldaie a gas, che rientra in altri due regolamenti europei, l’Ecolabelling e l’Ecodesign. 

Case green, inizia oggi 6 giugno il ’trilogo’: ecco quali sono le questioni contrastanti sulle classi energetiche

Al via il ‘trilogo’ tra le istituzioni europee per arrivare a un testo condiviso sulla direttiva Case green. Il superamento del voto nel Parlamento europeo dello scorso mese di marzo è avvenuto non senza creare delle spaccature tra i vari Stati membri, le associazioni e all’interno degli stessi partiti della maggioranza parlamentare europea. Si inizia da due punti contestati. Il primo riguarda i target energetici che dovranno raggiungere i patrimoni immobiliari dei Paesi membri. Quelli delle classi “E” e “D”, rispettivamente entro il 2030 e 2033, riguarda soprattutto gli edifici residenziali. Si tratta di un obiettivo molto ambizioso che comporterà anche sacrifici da parte delle famiglie che dovranno fare investimenti sui propri immobili. 

Appena accennata nella nuova direttiva, in tal senso, è la questione dei finanziamenti e dei bonus che saranno a disposizione dei cittadini nell’esecuzione degli interventi. Si tratta di spese di ristrutturazione e di efficienza energetica che variano nell’ordine di diverse decine di migliaia di euro. L’inizio degli interventi – che riguarderà gli immobili residenziali che sono messi peggio dal punto di vista energetico, quelli che dovranno raggiungere il primo step della classe “E” – interessa 1,8 milioni di edifici sui 12 milioni totali che subiranno interventi, solo in Italia. 

Caldaie a gas fuori commercio e altre novità in arrivo dalle direttive europee

Il secondo punto contestato riguarda tutto il sistema di classificazione energetica, con parametri di efficientamento differenti da Stato a Stato. Anche in questo caso, gli interessati principali sono i proprietari di quei 1,8 milioni di edifici che rappresentano il 15 per cento del patrimonio da modificare. Tuttavia, si tratta anche della fascia di popolazione che meno può permettersi interventi di questo tipo. Nella giornata di oggi si parte, tuttavia, da discussioni meno invasive degli impianti di riscaldamento, di esperti che dovranno provvedere alla classificazione (sia come professionisti che come aziende), e dunque di riqualificazione lavorativa, ma anche di meccanismi di controllo nel rilascio degli attestati di prestazione energetica. Sullo sfondo, anche le questioni delle quali si parlerà nei prossimi lavori del “trilogo”. 

A iniziare dalla situazione delle caldaie a gas per la quale la Commissione europea interverrà con i regolamenti europei (direttamente attuativi negli Stati membri), Ecolabelling ed Ecodesing. Dal 2029 tutte le attuali caldaie a gas saranno fuori dal commercio, comprese quelle che utilizzano sistemi energetici ibridi combinando il riscaldamento da fonti alternative. Su questo punto si sono accesi i contrasti anche delle associazioni delle aziende produttrici di questi apparecchi. 

Infine, anche sugli immobili a zero emissioni le posizioni sono molto distanti, con la richiesta di parametri meno invasivi per la definizione di questi edifici. Perfino l’utilizzo di energie da fonti rinnovabili per effettuare gli interventi di ristrutturazione e di efficientamento energetico, almeno per quelli più complessi, rientra tra i punti critici dell’iter di approvazione.