Venerdì 30 giugno 2023 sarà, con ogni probabilità, l’ultimo giorno di smart working per i lavoratori fragili e per quelli con figli minori di 14 anni a carico. La misura resterà in vigore solamente per pochi. Non c’è ancora l’ufficialità, ma la direzione in cui sta andando il Governo è proprio questa. Lo ha anticipato oggi il ministro della pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ai microfoni del Messaggero.
Smart working, stop dal 1 luglio: il lavoro agire resta solo per pochi
Ad oggi possono beneficiare del lavoro agile i soggetti fragili dipendenti pubblici e privati, ma anche i lavoratori privati con bambini e ragazzini a carico, a patto che l’altro genitore non sia disoccupato o sia beneficiario di altri strumenti di sostegno. I figli in questo caso devono avere meno di 14 anni.
Dal 1 luglio però, questa regola dello smart working non sarà più valida. Il motivo? “Non siamo più in pandemia, per cui non credo ci sia più l’urgenza di intervenire” con lo smart working “sui genitori con figli under 14”, ha affermato oggi, martedì 6 giugno 2023, Zangrillo. Dunque lo stop dovrebbe riguardare proprio loro e non i lavoratori fragili.
Il ministro ha poi continuato a parlare dei lavoratori fragili, auspicandosi che “continui a esserci la giusta attenzione nei loro confronti”. Come dicevamo prima, al momento manca ancora l’ufficialità, ma la strada del Governo è proprio questa. E le parole di Paolo Zangrillo lo confermano.
Dall’altra parte, non molto tempo fa, un gruppo di parlamentari dell’opposizione aveva presentato un emendamento al decreto Lavoro con il quale chiedeva di prorogare il diritto allo smart working per i lavoratori fragili e quelli con figli minori di 14 anni a carico fino al 31 dicembre. Dunque fino alla fine dell’anno.
Proprio questo emendamento però, considerate quelle che sono le attuali idee dell’esecutivo, sembra essere destinato a essere bocciato. Tra i firmatari della proposta c’è stato il senatore del Movimento 5 stelle Orfeo Mazzella. “Tutelare i fragili non deve essere una battaglia politica, ma di civiltà”, ha scritto allora in un post su Facebook.
Secondo il pentastellato e altri politici d’accordo con lui, il lavoratore fragile che svolge una mansione può essere svolta da remoto, dovrebbe essere, sempre in via preventiva, “adibito ad altre attività che gli consentano comunque di lavorare senza andare in fabbrica o in ufficio”.
Le reazioni
Sul tema è intervenuto anche l’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando, secondo il quale “la questione della riorganizzazione del lavoro, alla luce anche dell’impatto delle nuove tecnologie è assolutamente fondamentale”, ha detto ospite al programma Omnibus, su La7.
E ancora: “Oggi in una intervista abbastanza preoccupante del ministro Zangrillo si dice sostanzialmente, sbagliando, che passata la vicenda della pandemia, la questione dello smart working la rimettiamo nel cassetto. Perché noi oggi abbiamo il bisogno di governare i cambiamenti che si determinano nel lavoro”, ha concluso.
“È indispensabile prorogare lo smart working nella pubblica amministrazione per i lavoratori fragili, vanno tutelati”, ha detto poi Marco Carlomagno, segretario generale della Flp, Federazione lavoratori pubblici e funzioni pubbliche.
“Lo stop annunciato dal ministro Zangrillo alla proroga dello smart working per i genitori di under 14? Parole rispettabili ma un governo che parla di lotta alla denatalità non può poi non agire sul lavoro agile, quello vero, venendo così incontro alle esigenze di vita-lavoro delle famiglie. È una contraddizione”, ha continuato.
I numeri dello smart working oggi
A fornirci qualche numero sulla situazione dello smart working oggi sono gli esperti del Politecnico di Milano. In particolare sono i dati elaborati dai tecnici dell’istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche. Secondo quanto emerge da osservazioni e analisi, attualmente i lavoratori dal remoto sono circa 3,6 milioni, quasi 500mila in meno rispetto al 2021. Essi inoltre rappresentano circa il 14,9% del totale dei lavoratori.