Investe la figlia e la guarda morire a Monopoli, ora l’86enne Vincenzo Formica dovrà rispondere all’accusa di omicidio. Stando al racconto di alcuni testimoni, intervenuti sul luogo dopo aver sentito le urla della vittima, l’uomo non avrebbe neanche accennato a soccorrerla. Si tratta di un dettaglio importante, che cozza con la versione dei fatti finora raccontata dall’imputato, che ha sempre dichiarato che si è trattato di un incidente.

Investe la figlia a Monopoli: il racconto di alcuni testimoni

Abbiamo sentito urla femminili, ma non riuscivamo a capire cosa stesse succedendo. Ci siamo avvicinati al cancello dell’abitazione vicina alla nostra e abbiamo sentito un tonfo molto forte, poi le grida sono cessate. Eravamo comunque troppo distanti.

Con queste parole alcuni vicini della famiglia Formica avrebbero raccontato a La Repubblica gli istanti esatti della morte di Mariangela, la 54enne deceduta dopo essere stata investita dal padre di 86 anni sul vialetto dell’abitazione familiare, a Monopoli, nella serata del 2 giugno scorso. Una notizia che aveva subito sconvolto tutti, facendo ipotizzare che potesse essersi trattato di un incidente, come l’anziano, più volte, ha ribadito. Se non fosse che, dopo averla colpita, non avrebbe fatto niente per aiutarla, mentre lei, sconvolta, chiedeva aiuto.

Era molto malridotta, aveva il braccio destro fratturato e il viso tumefatto. Sulla gamba sinistra un’altra tumefazione all’altezza del polpaccio, indossava dei jeans e il pantalone era strappato. Dal lato sinistro della testa usciva sangue,

hanno raccontato i testimoni. La donna era stesa a terra e Vincenzo, stando alle loro parole, sarebbe rimasto fermo a guardarla morire, freddo e distaccato. In un primo momento avrebbe addirittura provato a fingere di non sapere cosa potesse essere accaduto. Come se a investire la figlia fosse stato qualcun’altro, poi svanito nel nulla. Chi li conosceva parla di un movente maturato in ambito familiare. Sembra che Mariangela, infatti, prestasse assistenza alla madre, gravemente malata. E che la situazione, da un po’ di tempo, si fosse fatta complicata. Non avrebbe lasciato presagire, comunque, il peggio.

L’uomo, già noto alle forze dell’ordine per precedenti reati, si troverebbe ora agli arresti domiciliari.

Lite tra vicini finita a coltellate

Lo stesso giorno, sempre a Monopoli, un uomo di 47 anni era stato accoltellato all’addome e al torace dal vicino di casa 35enne per aver parlato a voce troppo alta al telefono. Gli inquirenti – immediatamente avvisati – lo avevano tratto in arresto, mettendo in salvo la vittima, che sarebbe ora ricoverata, ma non in pericolo di vita. Si tratta di gesti d’impeto che seguono discussioni – talvolta anche molto accese – tra vicini e rientrano tra le cause più comuni di omicidio in Italia.

A Palermo è morto oggi, dopo essere stato ricoverato per due settimane, il 49enne Francesco Sabbella, rimasto gravemente ferito dopo che lo scorso 23 maggio era stato accoltellato da un vicino di casa, Salvatore De Santis, al culmine di una lite. Stando a quanto ricostruito in seguito, i due, che abitavano nello stesso palazzo, avrebbero preso a litigare, quando, nel giro di pochi minuti, De Santis sarebbe rientrato in casa, avrebbe afferrato un coltello e avrebbe colpito l’altro allo stomaco, lungo la tromba delle scale.

Nonostante il tempestivo intervento del fratello, che era riuscito a fermare l’assassino, l’uomo, che avrebbe compiuto 50 anni tra qualche giorno, era apparso fin da subito molto grave e alla fine sarebbe morto. Nei confronti del responsabile è scattato, invece, il fermo. L’accusa è di omicidio. Nei prossimi giorni, prima del funerale, il corpo della vittima resterà a disposizione delle autorità giudiziarie per l’autopsia, che servirà a chiarire l’esatta causa del decesso. Si indaga, intanto, per ricostruire il movente.