Nel 2020 Alexei Navalny era stato avvelenato con un agente nervino: oggi la Corte europea dei diritti umani chiede alla Russia un risarcimento di 40mila euro per i danni morali arrecati al dissidente.
Il caso Navalny aveva a lungo fatto discutere i media di tutto il mondo. L’uomo, dichiarato avversario politico del regime di Putin, era stato oggetto di un attentato che aveva messo a serio rischio la sua vita. L’indagine condotta da Mosca sul caso, secondo la Corte europea, non era stata adeguata alla gravità dell’accaduto, dal momento che aveva liquidato Navalny con un’analisi molto sommaria del suo stato di salute.
Navalny, la Corte europea vuole il risarcimento: “C’era rischio grave per la sua vita, ma non è stata condotta un’indagine efficace”
Agosto 2020: Alexei Navalny cade in coma dopo aver assunto in circostanze sospetti un agente chimico nervino del gruppo Novichok. La Russia apre un’indagine svogliata e superficiale, che aveva dichiarato l’assenza di qualsivoglia veleno nel sangue del dissidente politico.
Per Mosca non si poteva rintracciare nulla nelle vene di Navalny: non una sostanza tossica, non uno stupefacente, nessuno psicotropo e nemmeno un precursore. Eppure, una volta trasferito in Germania, le sue analisi del sangue parlavano chiaro. Navalny aveva assunto dello Novichok, la stessa sostanza usata anche nel tentato omicidio del 2018 ai danni dell’agente Sergei Skripal e di sua figlia.
I sette giudici che hanno esaminato il caso hanno concluso che «vi fosse effettivamente un rischio grave e imminente per la vita del sig. Navalny in circostanze sospette», il che metteva il Governo Russo nell’obbligo di condurre un’indagine seria ed efficace. Cosa che non è avvenuta.
Dietro all’avvelenamento di Navalny ci sarebbe la Russia
Il Novichok è una sostanza chimica potente sviluppata dall’Unione Sovietica per scopi militari. Quando nel 2018 il nervino era stato utilizzato per attentare alla vita di Sergei Skripal, le autorità britanniche erano state lapidarie su di chi fosse la colpa:
Solo lo stato russo aveva i mezzi tecnici, l’esperienza e il movente per portare a termine questa operazione.
Ora il caso si ripropone e il mandante potrebbe essere lo stesso, visti i frequenti scontri con Putin di cui Navalny è stato protagonista.
La Russia non fa più parte della Corte europea dei diritti umani dal settembre 2022, da quando cioè ha invaso l’Ucraina. Il Paese però, antico Stato membro, può comunque essere oggetto di denunce e di verdetti per atti commessi prima della data di esclusione.