Pensione, Quota 41 per tutti: le regole per superare la Riforma “lacrime e sangue”. L’estensione della misura Quota 41 per tutti i lavoratori rimane un obiettivo raggiungibile, seppur non nell’immediato, ma piuttosto verso la fine della legislatura. Questa misura potrebbe rappresentare la soluzione per superare la legge Fornero? Analizziamo nel dettaglio la misura Quota 41 per tutti.
Pensioni, Quota 41 per tutti nella Riforma 2024
Difficile da dire, considerando che il sistema previdenziale italiano prevede un’età pensionabile fissata alla soglia di 67 anni e una pensione anticipata con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini.
Queste sono regole previdenziale introdotte nel 2011 con la riforma pensioni Fornero. Misure legate a loro volta da opzioni che permettono di anticipare l’uscita a 64 anni con 20 anni di contributi.
D’altra parte, la misura Quota 41 per i lavoratori è presente nell’ordinamento previdenziale. Tuttavia, non è aperta a tutti, ma solo a coloro che rientrano nelle categorie meritevoli di tutela e vantano un’anzianità contributiva di 12 mesi prima dei 19 anni di età.
In sostanza, la misura previdenziale Quota 41 consente di evitare di dover raggiungere l’età di 67 anni, che è indispensabile per il perfezionamento dei requisiti previsti dalla pensione di vecchiaia.
Chi può andare con quota 41?
Come spiegato nel paragrafo precedente, la pensione può essere raggiunta a prescindere dall’età anagrafica anche per il 2023, quindi esiste una Quota 41, ma è riservata a categorie di lavoro meritevoli di tutela, come disoccupati, caregiver, invalidi civili, lavoratori usuranti e gravosi e lavoratori notturni a turni.
Questa misura è raggiungibile da coloro che soddisfano i requisiti previsti dalla legge, inclusa la qualifica di lavoratore precoce con almeno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni di età.
Infine, il trattamento non è accessibile per coloro che rientrano nel sistema contributivo.
Che fine ha fatto la pensione anticipata Quota 41?
La pensione anticipata ordinaria consente di ritirarsi dal prosieguo dell’attività lavorativa a prescindere dall’età, basandosi solo sul perfezionamento di un montante contributivo. Una condizione non uguale per uomini e donne. Infatti, le donne possono richiedere l’accesso al trattamento con 41 anni e 10 mesi di contributi, con una finestra mobile di 3 mesi.
Gli uomini, invece, possono richiedere l’accesso alla pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi, con una finestra mobile di 3 mesi. Inoltre, si tratta di requisiti legati all’adeguamento dell’aspettativa di vita, che è stata congelata fino al 2026.
È importante ricordate anche le disposizioni operative introdotte dal 1° gennaio 2023. Infatti, a partire dall’anno in corso, Quota 41 è stata legata all’età di 61 e 62 anni, pertanto è stata denominata Quota 103. Questa modifica dovrebbe fungere da ponte per la riforma 2024.
Che vuol dire Quota 41 per tutti?
È importante comprendere che l’estensione della Quota 41 per tutti implica l’abolizione di tutti i vincoli di accesso presenti nella misura previdenziale per i lavoratori precoci.
In questo modo, i lavoratori potrebbero andare in pensione con il perfezionamento del solo montante contributivo, ovvero con 41 anni di versamenti, senza considerare le condizioni o l’età.
Quando entrerà in vigore Quota 41?
È difficile capire se e quando potrebbe essere attivata Quota 41 per tutti. Questa misura porterebbe a una prospettiva diversa della pensione anticipata prevista dalla legge Fornero.
Tuttavia, è un obiettivo difficile da raggiungibile principalmente a causa dei costi elevati. Infatti, andare in pensione con questa formula previdenziale comporterebbe una spesa annua di circa 12 miliardi di euro.
Una spesa insostenibile per il Paese e, inoltre, non sarebbe raccomandata dall’Europa. Attualmente, la spesa previdenziale si attesta sui 300 miliardi di euro annui, con un’incidenza sul PIL pari al 16,7.
L’introduzione di Quota 41 per tutti i lavoratori potrebbe far lievitare il Pil nazionale al 17,4 per cento entro il 2036. Questi sono i motivi che spingono il governo italiano a ritardare l’introduzione della pensione con Quota 41, considerando l’onere di circa 12 miliardi di euro annui.