Emergono nuovi dettagli sull’ultimo interrogatorio di Alessandro Impagnatiello. Davanti al giudice per le indagini preliminari, Angela Minerva, l’imputato, reo confesso dell’omicidio di Giulia Tramontano a Senago, avrebbe dichiarato di aver ucciso “senza motivo”, aggiungendo di pensare al delitto compiuto continuamente. In carcere, a San Vittore, dove è recluso da qualche giorno, si trova in isolamento tra i detenuti a rischio suicidio. Ieri il legale che gli era stato assegnato d’ufficio, l’avvocato Sebastiano Sartori, ha deciso di rinunciare alla sua difesa.
Omicidio Giulia Tramontano, i nuovi dettagli emersi dall’interrogatorio di Alessandro Impagnatiello
Impagnatiello è stato ascoltato ufficialmente, per l’ultima volta, il 2 giugno scorso, nel corso dell’interrogatorio di garanzia tenutosi davanti al gip che ne ha convalidato il fermo, Angela Minerva. In quell’occasione, stando a quanto emerso nelle ultime ore, avrebbe confessato di aver ucciso la compagna, Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, “senza motivo”, dopo essersi ritrovato in una situazione “stressante”.
Nel momento in cui ho deciso di uccidere la mia compagna non c’era né ira né rabbia né desiderio di vendetta,
avrebbe detto. E avrebbe aggiunto:
Ci sto pensando costantemente. La situazione era per me, mi passi il termine, stressante. Questa è l’unica cosa che posso dire. Ma non c’era un reale motivo.
Il giorno del delitto il suo castello di bugie era improvvisamente crollato quando, nel locale di Milano in cui lavorava come barman, Giulia e l’altra compagna, A., la sua collega di 23 anni, si erano incontrate per parlare della situazione, dopo aver scoperto la doppia vita che il 30enne conduceva all’insaputa di entrambe. Lui all’incontro non si era presentato ma, una volta tornato a casa, aveva dovuto affrontare l’ira della compagna, che, stando alle parole della sua amante, avrebbe voluto lasciarlo e andare via con il nascituro.
Parlando con i pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella e i carabinieri del Nucleo investigativo coinvolti nel caso, Impagnatiello aveva raccontato – negli attimi immediatamente successivi alla confessione del delitto – che, una volta rincasato, aveva iniziato a discutere con Giulia, che era intenta a preparare la cena. Ad un tratto, secondo le sue parole, la 29enne avrebbe iniziato a farsi dei tagli sul braccio. Per questo, aveva detto, l’aveva colpita: per non farla soffrire. Parole che con il passare dei giorni si è rimangiato, ammettendo le sue responsabilità. Sarà l’autopsia, il prossimo venerdì, a confermare se la giovane abbia compiuto davvero atti di autolesionismo.
Oggi i nuovi rilievi sulla scena del crimine: repertata l’arma del delitto
Si stanno tenendo oggi, intanto, gli accertamenti scientifici sulla scena del crimine, l’appartamento di via Novella in cui vittima e carnefice convivevano da qualche anno e dove, secondo quanto preannunciato dell’imputato, sarebbe stata trovata l’arma del delitto.
Successivamente il coltello l’ho lavato e rimesso su un ceppo posto sopra il forno della cucina. È quello più piccolo con manico nero, lama in acciaio di circa 6 centimetri,
aveva detto Impagnatiello. Gli inquirenti lo avrebbero sequestrato e avrebbero poi proceduto a “cristallizzare” le prove, cercando di ricostruire il luogo e le esatte dinamiche del delitto. Si tratta di elementi importanti, che consentiranno di capire in che posizione si trovasse Giulia quando è stata aggredita (di spalle?) e se quanto raccontato dall’imputato sia o meno attendibile.
Quel che è certo è che, dopo averla accoltellata (intorno alle 21), avrebbe provato a bruciarne il corpo. Sugli spostamenti del cadavere, invece, ci sono ancora dei dubbi.
Ho spostato il cadavere dalla sala alla vasca da bagno, poi scendendo le scale verso il box, poi alla cantina, e nuovamente al box. Ho trascinato il corpo lungo le scale. Cantina e box si trovano sullo stesso piano, non ci sono ostacoli che li separano,
avrebbe raccontato. Solo nella nottata di mercoledì, dopo aver denunciato la sparizione della giovane (domenica), si sarebbe disfatto del corpo, abbandonandolo in un terreno poco distante dalla loro abitazione.
Si tratta di una via vicina a casa nostra che percorrevamo abitualmente. Lì c’è una sequenza di box esterni singoli, uno attaccato all’altro – avrebbe spiegato -. Dopo una serie di box c’è un’interruzione, in quello spazio vuoto ci sono delle erbe alte. In questo spazio, tra gli arbusti, ho lasciato il cadavere.
L’ipotesi è anche quella che possa essere stato aiutato da qualcuno, un complice, visto il peso del corpo. Ma, fin dall’inizio, lui ha ribadito di aver fatto tutto da solo. Per il momento il gip ha escluso che abbia premeditato il delitto e che abbia agito con crudeltà.
La testimonianza di un vicino di casa di Alessandro Impagnatiello
Intervistato dall’inviata di Mattino Cinque News, un vicino di casa della coppia ha raccontato, nelle scorse ore, di aver notato degli strani dettagli, nei giorni successivi al delitto.
Domenica pomeriggio ho visto una traccia di cenere che andava dal loro appartamento fino al garage. Ho però pensato avessero fatto un barbecue,
ha dichiarato. Più di una persona avrebbe sentito rumori di trascinamento, quelli causati dallo spostamento del corpo da parte di Impagnatiello.
Ritrovati in un tombino i documenti della vittima
I vigili del fuoco avrebbero da poco trovato, all’interno di un tombino situato nei pressi della stazione della metropolitana Comasina, alcuni documenti appartenenti alla vittima, tra cui la sua patente di guida e un bancomat.