Oltre quaranta morti e più di 13mila sfollati. Le piogge e il fango si sono abbattute sopra Haiti tra il 3 e il 4 giugno. L’acqua scorre violenta tra la strade, mentre la gente cerca di arrampicarsi e mettersi al sicuro. I danni provocati dall’alluvione in Haiti vanno a ingrassare la crisi umanitaria alimentata dalla violenza delle bande, dal collasso politico e dalla stagnazione economica.

Il Paese è sempre più in ginocchio. Nel 2010 il terremoto devastò il paese e da allora Haiti ancora non si è ripresa del tutto. Il maltempo di questi giorni ha colpito sette dei 10 dipartimenti del Paese. Le violente piogge hanno provocato almeno 43 morti e 11 dispersi, secondo il bilancio diffuso dalla protezione civile locale, che però potrebbe aggravarsi ulteriormente. 

Stando a quanto riportato dalle Nazioni Unite, l’alluvione ha interessato 37mila persone e causato 13.400 sfollati. Circa la metà delle vittime ha perso la vita nella città di Léogane, che si trova a sudest della capitale Port au Prince.

“Sebbene non si tratti di un uragano o di una tempesta tropicale, i danni osservati nelle aree colpite sono considerevoli”,

ha dichiarato Jean-Martin Bauer, coordinatore Onu per l’azione umanitaria ad Haiti.


Anche il sindaco di Leogane, Ernson Henry, ha lanciato un allarme dopo le forti piogge:

“I residenti sono disperati. Hanno perso tutto. Le acque hanno devastato i loro campi, spazzato via il loro bestiame”.