“La Lega non aderirà al Ppe (Partito Popolare europeo)” la conferma che lascia poco spazio ai dubbi arriva dal segretario di via Bellerio Matteo Salvini, che in un’intervista al quotidiano trentino “Il T” esclude tassativamente la possibilità. Il dibattito sul tema però esiste e dura per la verità da anni, o almeno dalle scorse elezioni europee del 2019. La Lega si trova infatti a cercare una collocazione nell’Emiciclo di Strasburgo, dopo il crescente isolamento degli ultimi anni e la batosta delle scorse consultazioni. Le urne, in quel caso, non avevano premiato l’idea di un gruppo sovranità condiviso con il Rassemblement national di Marine Le Pen e di cui fanno parte anche i tedeschi del partito di estrema destra Alternative für Deutschland. Anche per questo, Matteo Salvini avrebbe ricevuto l’incarico dal suo partito idi avviare un’interlocuzione “a 360 gradi” in vista dell’appuntamento dell’anno prossimo.
Alleanza con il Ppe: Fontana, Zaia e Giorgetti a favore?
L’alleanza con il Partito Popolare europeo, o con altri, è una questione non solo di appartenenza, ma pure di leadership all’interno della Lega. A guardare in ottica popolari europei ci sono infatti i potenti governatori di Lombardia e Veneto Attilio Fontana e Luca Zaia, ma anche il vice segretario e ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Nel tempo i tre dirigenti si sono espressi favorevolmente a un avvicinamento al Ppe. Cui però Matteo Salvini rivolge dure critiche. “Negli ultimi anni abbiamo assistito all’asse tra Ppe e socialisti: non credo piaccia gli elettori moderati di centrodestra” ha detto il capo di via Bellerio. Per la verità il leader leghista aveva già tentato di aggregare quell’elettorato nel 2021.
Per le alleanze, a Salvini “mandato per interlocuzione a 360°”
Due anni dopo, “l’obiettivo della Lega non cambia: vuole essere determinante a Bruxelles per cambiare le politiche ideologiche contro lavoro, sviluppo, auto, casa, famiglia e made in Italy”, si legge in una nota diffusa a seguito della riunione federale dello scorso 29 maggio. È in quell’occasione che Salvini ha avuto mandato di cercare un partner europeo. “L’auspicio è costruire un centrodestra alternativo alla sinistra, così come avvenuto in Italia e nelle recenti elezioni amministrative in Spagna”, recita la nota. Non molto differente dall’approccio del 2021 quindi, quella volta il dialogo si era arenato anche a causa dell’alleata di Governo Giorgia Meloni. Il capo di Fratelli d’Italia non voleva perdere la presidenza del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei, poi a frenare tutto la decisione dei popolari di espellere il presidente ungherese Viktor Orban.