In pensione a 64 anni o 63 anni: le regole della pensione anticipata nel 2023. Collocarsi a riposo è un obiettivo raggiungibile sia a 64 anni che a 63 anni, purché si soddisfino i requisiti e le diverse condizioni dettate dalla legge. Vediamo insieme quale formula previdenziale permette l’uscita dal lavoro a 63 anni e chi può avvantaggiarsi di questa categoria di lavoro a 63 anni.
Pensione anticipata 64 anni, ma esiste l’opzione a 63 anni: ecco come funzionano le due misure
Si tratta, infatti, di due misure previdenziali ben distinte che permettono l’uscita a 64 e 63 anni di età.
Da subito, è necessario chiarire che l’uscita a 64 anni non è condizionata dalla categoria di lavoro ed è accessibile a tutti i lavoratori che maturano i requisiti previsti dalla normativa. L’altra misura, ovvero l’uscita a 63 anni, non è aperta a tutti i lavoratori, ma è riservata alle categorie meritevoli di tutele. Analizziamo i dettagli delle due misure.
Come andare in pensione a 64 anni nel 2023?
Nel 2023 esistono diversi modi per anticipare l’uscita dal lavoro a 64 anni, incluso la misura pensione contributiva con 20 anni di contributi. Innanzitutto, la pensione a 64 anni con 38 anni di contributi può essere richiesta da coloro che hanno raggiunto i requisiti entro il 31 dicembre 2022, attraverso la cristallizzazione del diritto alla pensione.
Attualmente, Quota 102 è stata sostituita da Quota 104, che consente un’uscita a 62 anni con 41 anni di contributi, incluso un trattamento liquidato in cinque volte il trattamento minimo stabilito per ogni anno fino a 67 anni di età (pensione di vecchiaia). Le condizioni devono essere soddisfatte entro il 31 dicembre 2023.
I contributivi puri possono collocarsi in quiescenza tramite la pensione anticipata contributiva, riservata a coloro che vantano un’anzianità contributiva dal 1° gennaio 1996.
In questo caso, è indispensabile perfezionare diversi requisiti, inclusi un’età di 64 anni e 20 anni di contributi. Inoltre, esiste un vincolo legato all’importo della pensione, che prevede una liquidazione del trattamento superiore a 2,8 volte l’importo del trattamento minimo, pari a circa 1.406,38 euro.
In pensione a 63 anni di età, una via alternativa a 64 anni, ecco come
Come anticipato in precedenza, esiste un’alternativa all’uscita anticipata a 64 anni, ma purtroppo è strettamente legata alle categorie di lavoratori meritevoli di tutela. Si tratta dell’anticipo pensionistico Ape sociale, che consente di collocarsi in quiescenza a 63 anni, anticipando i 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia.
Questo anticipo pensionistico è garantito dallo Stato italiano ed è riservato per i lavoratori caregiver, disoccupati, invalidi civili e impiegati in attività gravose.
A ciascuna categoria viene associata un’anzianità contributiva specifica, che varia da 30, 32 e 36 anni, a seconda della tipologia di lavoro. Ad esempio i ceramisti vanno in pensione a 63 anni con 32 anni di contributi, mentre i disoccupati possono ottenere un assegno a 63 anni con 30 anni di contributi, e così via.
L’importo dell’indennità per l’anticipo pensionistico Ape sociale non può superare i 1.500 euro mensili. Il trattamento non è considerato una vera pensione, non prevede diversi diritti, come la reversibilità del beneficio o l’adeguamento all’aspettativa di vita.
Le lavoratrici madri possono beneficiare anche di uno sconto massimo di due punti, in base al numero dei figli (da 1 a un massimo di due figli). Non esistono ulteriori maggiorazioni per le genitrici con più di due figli.
In conclusione, è possibile andare in pensione a 64 anni, ma anche a 63 anni, se si soddisfatti i requisiti e le condizioni previste dalla normativa vigente.