Sono drammatici i nuovi dettagli emersi sul caso della poliziotta uccisa a Roma il 1 giugno scorso. Stando a quanto riportato da Repubblica, il marito, suo collega, avrebbe appreso la notizia dell’omicidio attraverso la radio del 113, mentre era in servizio. Nonostante le notizie frammentarie, l’uomo avrebbe infatti capito fin da subito che la donna colpita con una pistola nel quartiere San Basilio poteva essere proprio lei.
I due si erano riavvicinati, dopo un periodo di crisi – nel corso del quale lei aveva iniziato a frequentare quello che sarebbe diventato il suo killer – , una volta venuti a conoscenza del cancro che aveva colpito la 58enne. Proprio il giorno del delitto avrebbe dovuto sottoporsi alla prima seduta di chemioterapia.
Poliziotta uccisa a Roma, il marito dopo aver appreso la notizia: “Potrebbe essere mia moglie”
“Potrebbe essere mia moglie”. Con queste parole Adalberto Montanaro, ispettore di polizia presso il commissariato di Sant’Ippolito, si sarebbe rivolto ai suoi colleghi dopo aver ascoltato, alla radio del 113, la notizia di una sparatoria avvenuta nel quartiere San Basilio di Roma mentre era in servizio. Nonostante le notizie frammentarie arrivate in un primo momento, l’uomo avrebbe avuto fin da subito, infatti, il sospetto che potesse trattarsi di lei, dopo aver saputo che la donna uccisa era una poliziotta e che viveva in un appartamento di Torraccia, in via Rosario Nicolò, proprio come loro.
I fatti risalgono al 1 giugno scorso. La 58enne, di nome Pierpaola Romano, è stata freddata con diversi colpi di arma da fuoco da un collega con cui aveva avuto una relazione. Lo aveva lasciato, da qualche tempo, dopo essersi riavvicinata al marito – con il quale aveva affrontato un periodo di crisi -, dopo aver scoperto di essere affetta da un tumore al seno. Una notizia che l’uomo, Massimiliano Carpineti, di una decina di anni più giovane, non avrebbe accettato di buon grado.
Per questo, il giorno del delitto, si sarebbe presentato nell’androne del suo palazzo e le avrebbe sparato, dopo averle puntato la pistola al volto. Poi, pochi attimi dopo l’omicidio, si sarebbe ucciso a sua volta. I loro corpi erano stati ritrovati, a pochi metri di distanza, a due passi dall’abitazione in cui la donna viveva con il marito.
Nessuno di noi riesce a darsi una spiegazione. Al lavoro si sapeva che Pierpaola e Massimiliano avevano una storia. Loro erano molto discreti, lei non parlava mai di lui. Se solo avessimo notato qualcosa, lo avremmo fermato, avremmo segnalato tutto ai superiori. Invece no, lui era un uomo apparentemente tranquillo,
hanno riferito i colleghi a Repubblica.
L’ennesimo caso di femminicidio del 2023
Il suo è solo uno dei tanti casi di femminicidio che, dall’inizio del 2023, si sono verificati in Italia, da Nord a Sud. Ed è avvenuto a pochi giorni di distanza da un altro terribile delitto, quello che, nella serata del 27 maggio scorso, ha strappato alla vita la 29enne Giulia Tramontano, incinta al settimo mese. Per il suo omicidio è finito in carcere – dopo giorni di indagini – il findazato 30enne, reo confesso, lo stesso che, qualche giorno prima della confessione, ne aveva denunciato la scomparsa.
Alessandro Impagnatiello – questo è il suo nome – l’avrebbe accoltellata e poi data alle fiamme, nel tentativo di disfarsi del cadavere, perché lei voleva lasciarlo e fuggire con il figlio che avrebbe chiamato Thiago, dopo aver appreso della sua doppia vita (frequentava anche un’altra, da un anno, all’insaputa di entrambe). È accusato di omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale e nel carcere di San Vittore si trova tra i detenuti considerati a rischio per aver parlato della possibilità di suicidarsi.