“Nel paese degli uomini ciechi, colui che ha un occhio solo è re!”. Proprio un occhio che vede oltre l’umana vista si sta matrializzando nella lotta al crimine. In Italia si sperimenta Giove, il primo software nato per predire i reati e anticipare il crimine.

Predizione dei crimini come in un romanzo di fantascienza

Al software della Polizia di Stato per combattere il crimine si è dato un nome altamente evocativo: ‘Giove‘ appunto. Come il padre degli dei, ma anche come il gigante gassoso che ci protegge all’interno del sistema solare.

Il Giove software invece aiuta la polizia e si occupa di predizione del crimine, nella realtà è un sistema all’avanguardia che si avvale dell’intelligenza artificiale per anticipare e prevenire crimini di rilevante impatto sociale.

Poche certezze se non la volontà di andare avanti

La notizia riportata questa mattina da il Sole 24 ore parla di un progetto che è già molto diffuso tra le le forze dell’ordine di tutto il globo. Molti hanno cominciato ad utilizzare sistemi predittivi. Attraverso analisi complesse e strumenti digitali d’identificazione infatti, possono sintetizzare possibili target criminali. E quindi predirne possibili comportamenti o prevenire reati futuri.

Pregiudizi e discriminazioni, oltre che nessuna privacy

In questo mondo sempre in balia di continue innovazioni aumentano anche i crimini, soprattutto quelli informatici. Questi software anche se ritenuti ‘intelligenti’ sono molto complessi da programmare.

Il rischio è legato all’incapacità della macchina stessa di non perpetuare pregiudizi o discriminazioni. In poche parole possono capitare questione come il caso di una IA utilizzata per l’assunzione del personale.

La IA basava la sua scelta già sul bacino di lavoratori, integrando la ricerca sulle statistiche dei dipendenti. Se l’azienda aveva una maggioranza di una certa etnia il software applicava gli stessi principi di selezione discriminando chi non fosse già presente in azienda.

In gioco gli equilibri tra libertà, privacy e sicurezza della comunità

La questione infatti ha da tempo superato il confini degli stati per diventare un’argomento dibattuto anche in una sede come il parlamento europeo. A metà giugno 2020 è previsto un voto del Parlamento UE per un regolamento europeo sull’intelligenza artificiale (l’AI act).

In questa direzioni le autorità si sono già mosse, ci vorrà ancora almeno un altro anno di sperimentazione. La nostra polizia sta elaborando infatti il “documento di valutazione dell’impatto”, passaggio necessario per sottoporre ‘Giove’ alle valutazioni del Garante della privacy.