L’UE ha detto no al rinnovo automatico delle concessioni balneari: le concessioni delle spiagge non possono più rinnovarsi automaticamente. Pertanto, per l’affidamento e la gestione delle spiagge si dovrà indire un bando di gara pubblico.

Il decreto Milleproroghe ha istituito una proroga alle concessioni fino alla fine del 2024. Una decisione che ha fatto molto discutere in Europa che comporta un nuovo blocco alla liberalizzazione di un settore centrale nel nostro Paese, così anche come in altri Paesi membri dell’UE.

Cosa accadrà dopo la fine della proroga?

No al rinnovo automatico delle concessioni balneari

Le concessioni balneari in Italia sono caratterizzate da un sistema normativo che, da molti anni, è oggetto di tensioni. Una materia molto controversa che urge al più presto possibile di una soluzione. Le concessioni sono oggetto di numerosi tentativi di riforma per la liberalizzazione e per l’allineamento alle normative europee.

Cosa dice la Direttiva Bolkestein? Direttiva del 2006, prende il nome dal Frits Bolkestein, allora commissario per la concorrenza e il mercato interno. I beni demaniali devono essere messi all’asta perché si tratta di territorio pubblico. Pertanto, anche per le spiagge (il territorio balneare) devono essere indette gare pubbliche per stabilire chi si aggiudica la gestione periodica delle spiagge italiane. L’UE ha bocciato il rinnovo automatico delle concessioni balneari.

Da quando è stata emanata e recepita, la direttiva non ha fatto altro che alimentare proteste, tensioni e polemiche da parte dei gestori dei territori balneari. In sostanza, la direttiva stabilisce l’obbligo di messa a bando per alcune concessioni pubbliche, tra cui anche le spiagge. Si tratta, a ben vedere, di una questione molto complessa, soprattutto nel nostro Paese, il quale ha risposto in più occasioni con proroghe su proroghe.
L’Europa, però, chiede una soluzione urgente all’Italia, affinché venga salvaguardata la libera concorrenza e l’imparzialità delle procedure per la gestione delle spiagge.

Le concessioni di occupazione delle spiagge non possono essere più rinnovate automaticamente, ma devono essere oggetto di una procedura di assegnazione imparziale e trasparente. Pertanto, devono essere applicate le norme pertinenti al diritto europeo. L’autorizzazione deve essere rilasciata per una durata limitata e adeguata.

Proroga per un altro anno nel Decreto Milleproroghe

Il Decreto Milleproroghe ha risposto con un’altra proroga fino al 31 dicembre del 2024. Proroga che può arrivare anche al 31 dicembre 2025 per i Comuni che sono alle prese con un contenzioso in essere oppure altre difficoltà oggettive legate all’espletamento della procedura.

Perché è stata decisa la proroga di un altro anno? La decisione è stata presa per concludere la mappatura delle zone territoriali per le quali concedere le autorizzazioni. L’obiettivo del governo è quello di valutare le risorse disponibili e, solo successivamente, procedere con una riforma strutturale delle concessioni balneari. In sostanza? Il Governo ha deciso di prendersi ancora un po’ di tempo per riformare il sistema solo in un secondo momento.
L’Europa non vede molto bene una proroga così estesa; infatti, l’Italia è al centro delle discussioni per la questione delle concessioni balneari.

Come abbiamo già anticipato, le ragioni alla base della proroga sono rivolte all’obiettivo di fare una mappatura delle spiagge. Il rinvio, però, non piace molto all’Europa, in quanto non si trova con la linea delineata dalla Commissione Europea. Pertanto, si deve procedere molto presto ad eseguire la mappatura e a tracciare i criteri in linea con la direttiva UE per l’assegnazione periodica, tramite gare pubbliche, delle spiagge italiane.

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