Assegno unico per i figli, il pagamento della rata del mese di maggio 2023 è in ritardo per il ricalcolo dell’indennità, dopo il conguaglio – a credito o a debito – che le famiglie percettrici della misura dovranno ricevere o versare. I chiarimenti arrivano dall’Inps che ha previsto, per la mensilità dello scorso mese, un assegno più corposo per 512mila famiglie ma anche una decurtazione per altre 378mila nuclei. In tutto, sono 900mila le famiglia che dovranno attendersi un importo differente rispetto a quello normalmente percepito mensilmente.
Assegno unico maggio 2023 perché non è stata pagata e quando verrà versata sul conto corrente
Arriva il maxi conguaglio sull’Assegno unico per i figli nella mensilità di maggio 2023 che le famiglie percettrici non visualizzano ancora sul proprio conto corrente. Il ritardo è determinato dal ricalcolo dell’assegno, sulla base di quanto già l’Inps aveva chiarito qualche settimana fa. Normalmente, le famiglie erano abituate a trovare l’accredito entro gli ultimi giorni del mese.
L’Inps ha predisposto l’ultima tranche dei pagamenti il 26 maggio scorso. Considerando i 5 giorni di lavorazione e il lungo ponte del 2 giugno, è probabile che l’Istituto previdenziale effettui gli accrediti già nella giornata del 5 giugno. Le famiglie che ancora non visualizzano l’Assegno unico potrebbero, quindi, trovarlo nell’estratto conto entro il 10 giugno prossimo.
Assegno unico maggio 2023, chi prenderà il conguaglio e per quale importo?
Nel dettaglio, i ritardi interessano sicuramente il 16 per cento dei percettori dell’Assegno unico per i figli che si vedranno cambiare (solo per un mese) l’importo della rata di maggio 2023. Ciò è determinato dal conguaglio, in positivo o in negativo, che sarà accreditato o addebitato con la mensilità di maggio o a partire da maggio (i conguagli in negativo sono suddivisi in più rate). Per 512mila famiglie, il conguaglio positivo arriverà per effetto del ricalcolo dell’Assegno unico a partire da marzo 2022. Si tratta di importi, effettivamente spettanti, legati ad esempio alla modifica dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) oppure a un cambio della normative della misura intervenuta nel frattempo.
In tutto l’Inps calcola un totale di 160 milioni di euro di conguagli in positivo per le famiglie, per un importo medio di 312 euro.
Conguaglio negativo per chi non ha aggiornato Isee 2023
Per 378mila famiglie, invece, il conguaglio rappresenterà un importo da restituire per effetto di adempimenti non effettuati. Ad esempio, il mancato aggiornamento dell’Isee ha comportato il pagamento dell’indennità in misura maggiore rispetto a quanto spettante. E, adesso, le famiglie sono chiamate a restituire quanto percepito in più. Peraltro, per le famiglie che non avessero aggiornato l’Isee entro il 28 febbraio 2023, dalla mensilità di marzo la misura viene corrisposta al minimo (pari a 54 euro nel 2023): eventuali importi percepiti in più – in attesa di presentazione dell’indicatore aggiornato – devono essere ora restituiti. L’Inps calcola un conguaglio negativo medio di 41 euro.